Il ministro della Transizione ecologica in un'ampia intervista a 'Staffetta quotidiana' parla dei suoi 10 mesi prestati alla politica

Obiettivi del Pnrr raggiunti. Punto, e a capo. Ora, di qui al 2050, i prossimi passi dovranno riguardare ricerca e formazione. Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani in un’ampia intervista a ‘Staffetta quotidiana’ parla dei suoi 10 mesi prestati alla politica, cosa che fa pesare (e non poco) quando dice che, dopo aver impostato il lavoro, nella fase successiva potrebbe non servire un ministro con ‘il suo profilo’ per proseguire. A Cingolani, ‘Staffetta’ – quotidiano dedicato all’energia – dedica anche il riconoscimento di uomo dell’anno.
“Abbiamo centrato gli obiettivi posti da Draghi prima del compimento dell’anno – osserva Cingolani – ora c’è un problema di implementazione. E questa fase non ha bisogno di uno con il mio profilo”. Quanto al dopo è chiaro qual è il suo indirizzo: per il 2050 “dobbiamo avere la forza e il coraggio di investire in ricerca, sviluppo, cultura e formazione, e di rivedere costantemente il nostro Piano, perché quello che oggi è impossibile potrebbe essere possibile tra 13 anni”.
Tra i temi presi in considerazione dal ministro della Transizione ecologica, le misure contro il rincaro delle bollette, lo stop del Comitato interministeriale per la transizione ecologica sui motori termici al 2035 (che ribadisce Cingolani non è una “decisione”), la cattura e stoccaggio di CO2 dell’Eni, il ruolo dello Stato e quello del mercato nella transizione ecologica, il pacchetto sulle semplificazioni e la commissione sulla Via Pniec-Pnrr.
“La transizione ecologica va fatta insieme, va discussa con tutti, nessuno deve essere lasciato indietro – rileva Cingolani – io non ho dovuto seguire una strada preordinata. Ho concertato con il presidente Draghi alcune scelte di massima e di tenere la barra dritta sui grandi impegni internazionali”.
Del profilo di Cingolani, sui primi 10 mesi da ‘politico’, ‘Staffetta quotidiana’ fa presente come “il mandato conferito dal presidente del Consiglio a Cingolani” fosse “chiaro e ritagliato sulle sue competenze”. Tre i punti fermi che abbracciano la transizione energetica ed ecologica all’interno di un più ampio disegno geopolitico: la tutela dei più deboli – e quindi attenzione alla sostenibilità sociale tanto quanto a quella ambientale – la neutralità tecnologica, e la barra dritta sulla dimensione globale – non locale o nazionale – della transizione. Quindi l’azione di Cingolani “si è ispirata piuttosto a un forte pragmatismo: nessuna rigidità sugli obiettivi, visione il più possibile integrata dei vari aspetti, e delle diverse dimensioni della transizione.

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