Niente appuntamenti pubblici fino a lunedì per il premier, che accorcia a un giorno la visita a Algeri per aumentare le forniture di gas. Metsola: "Abbiamo bisogno che l'Italia mantenga il suo ruolo di leadership all'interno dell'Unione Europea, soprattutto in questi tempi difficili"

Il dado e tratto e l’unico modifica al copione possibile è che Mario Draghi decida di ‘misurare’ la fiducia per poter proseguire con questa o un’altra maggioranza di governo. Il sentiero è stretto, anzi ‘strettissimo’, confidano sia da ambienti vicini al Quirinale che a Palazzo Chigi. Il premier è irremovibile, “non esistono le condizioni per continuare, inutile vivacchiare”, continua a ripetere a chi spinge per un ripensamento.

Il presidente del Consiglio, dopo la giornata impegnativa di giovedì non si fa vedere a Palazzo Chigi e non mette in agenda appuntamenti pubblici, fino a lunedì quando sarà ad Algeri. La concentrazione è tutta per questa tappa fondamentale per arricchire le forniture di gas e che porterebbe all’Italia 4 miliardi di metri cubi in più. La visita – il IV Vertice intergovernativo italo-algerino a cui parteciperanno anche il ministro degli Esteri Di Maio, dell’Interno Lamorgese, della Giustizia Cartabia, della Transizione ecologica Cingolani, delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili Giovannini, per le Pari opportunità e la Famiglia Bonetti – è stata accorciata di un giorno proprio per permettere a Draghi di rientrare un giorno prima e pensare al discorso che farà alle Camere mercoledì. Anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha cambiato i suoi piani per la prossima settimana. Niente incontro con l’omologo di Germania, S.E. Frank-Walter Steinmeier, in programma il 19 e 20 luglio a Verbania, Stresa e Ispra. Cambi di agenda che sottolineano la delicatezza del momento, ma anche la sua drammaticità.

Questo è l’ultimo governo della legislatura, è stato il refrain che ha accompagnato l’sperienza di Draghi a capo di palazzo Chigi, e con la sua conclusione può dirsi terminata la legislatura. Il voto, dunque è l’unica soluzione possibile, con un’unica variante, quella di permettere all’ex capo della Bce di poter restare a palazzo Chigi con i pieni poteri e poter affrontare le emergenze fino all’ultimo giorno in carica. E’ questa la strada concordata, l’accordo tra Mattarella e Draghi, per ‘il bene del Paese’. Il capo dello Stato, molto probabilmente non accoglierà le sue dimissioni per la seconda volta (mercoledì dopo le comunicazioni in Senato) e non essendo sfiduciato, Draghi potrà proseguire senza essere depotenziato. Un compromesso raggiunto quando nello studio del capo dello Stato al Quirinale, Draghi ha mostrato la sua fermezza sulla decisione presa di lasciare il governo. L’autorevolezza dell’uomo non è una peculiarità a cui si può rinunciare e ora l’Italia non può rimanere senza guida. Se in Italia i partiti non lo hanno capito a ricordarglielo ci hanno pensato i big internazionale. “Abbiamo bisogno che l’Italia mantenga il suo ruolo di leadership all’interno dell’Unione Europea, soprattutto in questi tempi difficili”, dice a LaPresse Roberta Metsola. Mentre Frans Timmermans non ha dubbi: “Mario Draghi è un partner autorevole nel contesto europeo e internazionale. Il suo contributo in questo difficile momento storico è importante per l’Italia e la Ue”. La batteria oltre i confini nazionali è partita e c’è chi confida che proprio questo pressing possa incidere sulle scelte del premier. In ballo ci sono i fondi del Pnrr, la lotta al tetto del prezzo del gas e lo scudo anti-spread, tutte battaglie che Draghi fino a ieri non voleva perdere e obiettivi che voleva portare a compimento.

Riavvolgendo il nastro, alla stato attuale, è esclusa qualsiasi formula di governo traghettatore o elettorale, nessuno prenderà a palazzo Chigi il posto dell’attuale inquilino se non il presidente del Consiglio che sarà scelto dopo il voto degli italiani a ottobre. E l’asse tra Draghi e Mattarella è più saldo che mai.

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