Il leader leghista alla kermesse della Lega
“Siete spettacolari, fate arrivare in tutta Italia il saluto del popolo leghista. Ci sono ancora chilometri e colonne di auto che stanno arrivando, ma iniziamo. Su questo prato c’è voglia di libertà, di lavoro e di futuro”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini, in camicia blu e jeans blu, dal palco del raduno della Lega a Pontida, accolto dal grido “Matteo, Matteo”, prima del classico ricordo delle militanti e dei militanti morti all’albero della vita sul pratone. Salvini ha salutato i militanti delle prime file sotto il palco, si è concesso per i selfie e gli abbracci delle persone che si trovano sotto il palco della manifestazione, assaltato dai fotografi e dalle telecamere.
“Alla faccia di qualcuno che decine di migliaia di persone non le può avere, siamo la più grande manifestazione di popolo di questa campagna elettorale – dice il leader leghista – Da Milano a Bari, dal Veneto a Roma arrivi in tutta Italia il grido del popolo di Pontida”.
“Per smentire tutte le chiacchiere, le invidie, le gelosie e le parole al vento, un impegno che rimanga scritto per prendere per mano questo Paese. Scripta manent. Ministri e governatori firmano i 6 impegni su cui ci mettiamo la firma: stop alle bollette e sì nucleare sicuro, autonomia regionale, flat tax al 15% e pace fiscale, stop Fornero e sì quota 41, stop agli sbarchi e sì ai decreti sicurezzi e giustizia giusta. Questo è il sacro impegno della Lega a cambiare la nostra grande Italia” ha detto Salvini.
Dal palco: “Bacioni a Letta”
“Mi dicono che c’è Enrico Letta molto nervoso perché sta vedendo 100mila persone, gli mandiamo il bacione di Pontida, siamo gente per bene e accogliente”. Così il segretario della Lega, Matteo Salvini, intervenendo dal palco di Pontida. “E’ un’emozione incredibile, dopo 3 anni di Covid, con la crisi economica, con tutto quello che accade nel mondo, vedere decine e decine di migliaia di persone. Mi riempie il cuore e non c’è processo che mi possa o ci possa fermare”.
E Bossi resta a casa
Umberto Bossi non partecipa oggi al raduno della Lega a Pontida. “Quasi 81 e sempre con il sigaro”, scrive Renzo Bossi su Facebook in un post che lo ritrae accanto al papà nella casa di Gemonio. “Un giorno per la famiglia, per gli affetti. In questi anni tanta gente cara, tante battaglie e quelle importanti sempre nel cuore”, le parole del Senatur riportate dal figlio sui social. “Vi chiedo di fare gli auguri a chi ha permesso il risveglio identitario dei nostri popoli, Umberto Bossi, che domani farà il compleanno”, ha detto dal palco di Pontida il vicesegretario Lorenzo Fontana, lasciando lo spazio agli applausi in arrivo dal pratone. Ma dal palco Salvini dichiara: “Per me è una giornata di festa, non di comizio. C’è un grande uomo grazie al quale siamo qua, perché chi non ha memoria non ha futuro, chi dimentica le sue radici non ha futuro. Oggi non è qua perché sta festeggiando il suo compleanno, che sarà domani, in famiglia. Sempre grazie, onore e forza a Umberto Bossi. Umberto siamo qua grazie a te, per te, e andremo molto lontano sul tuo esempio”.
Le parole di Zaia
“Non ci sono più scuse, in Veneto è da 50 anni che diciamo di essere ‘padroni’ a casa nostra. Siamo più bravi di Roma a gestire le cose sul territorio – dice il governatore del Veneto Zaia – L’autonomia è scritta in Costituzione. Chi è contro l’autonomia è contro la Costituzione. Chiunque andrà a governare non avrà scelta: l’autonomia vale anche la messa in discussione di un governo”.
“Vedo che in questa campagna il senso della vergogna si è perso del tutto, ci sono persone che si sono opposte che girano le contrade parlando di autonomia. Non dimentichiamo – ha sottolineato Zaia – che il governo del Pd ha impugnato la legge del Veneto. Non posso dimenticare che nonostante la vittoria in Corte Costituzionale hanno tentato di impedirci di votare al referendum.
L’autonomia è un’assunzione di responsabilità, non possiamo accettare che qualcuno getti fumo negli occhi dicendo che questa è la secessione dei ricchi. Se oggi in alcune comunità hanno i rifiuti per strada e i loro cittadini sono costretti ad andare fuori per andare a curarsi, è colpa della cattiva gestione e dei lazzaroni che hanno governato quei territori”, ha concluso il governatore del Veneto.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata