La leader di Fratelli d'Italia ribadisce: "Obiettivo è squadra autorevole"

Risolvere il prima possibile il nodo legato alla presidenza delle Camere, che si riuniranno per la prima volta giovedì, trovare l’intesa con Lega e Forza Italia sulla squadra del futuro esecutivo di centrodestra. Sono le priorità della premier in pectore Giorgia Meloni. Per questo mercoledì la presidente di Fdi dovrebbe tornare a vedersi, stavolta a Roma, con Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, sperando stavolta in un vertice più fruttuoso rispetto a quello andato in scena sabato ad Arcore. Tra gli alleati della coalizione, d’altronde, le interlocuzioni vanno avanti da giorni per cercare una possibile soluzione che non scontenti nessuno. L’obiettivo è quello di farsi trovare pronti, possibilmente senza dover subito fare i conti con qualche muso lungo. Meloni lo ribadisce nel corso dell’intervento tenuto nell’aula dei gruppi della Camera in occasione dell’assemblea degli eletti del partito in Parlamento. “Se e quando il presidente della Repubblica dovesse affidarci l’incarico, puntiamo a essere pronti e il più veloci possibile, anche nella formazione del Governo – le parole della leader dei conservatori -. Lavoreremo per procedere spediti partendo dalle urgenze dell’Italia, come il caro bollette, l’approvvigionamento energetico e la legge di bilancio. Perché il nostro obiettivo è correre, perché non possiamo e non vogliamo perdere tempo. Tutto quello che faremo sarà per difendere gli italiani e non saremo mai disposti a fare scelte che vadano contro l’interesse nazionale”.

Poi ecco il messaggio alla Lega, che da giorni invia ‘desiderata’ sui ministeri, e a Forza Italia, che invece chiede pari dignità nel futuro esecutivo. “L’ho detto agli alleati – le parole di Meloni – e lo dico anche a voi che siete la squadra di Fratelli d’Italia in Parlamento: puntiamo a dar vita a un governo autorevole e di altissimo livello, che parta dalle competenze. Puntiamo a dare a questa nazione il governo più autorevole possibile. Non c’è spazio per questioni secondarie rispetto a questo obiettivo“. Insomma, si mettano da parte impuntature (ad esempio quelle legate alla presenza in squadra di Licia Ronzulli) o rivendicazioni (come il Viminale indicato a più riprese dal Carroccio).

Sul “piano metodologico”, tuttavia, si sofferma anche Berlusconi nel corso di un’intervista al Giornale puntualizzando che “non esistono, non possono esistere, fra partiti alleati, veti o pregiudiziali verso qualcuno. Se questo accadesse, ma non è il caso nostro, non lo potremmo mai accettare”. Inoltre, assicura il Cav, “non procederemo con il ‘manuale Cencelli’ in uso nella Prima Repubblica per spartire i posti di governo secondo i pesi delle singole forze politiche, ma utilizzeremo come primo criterio di scelta l’efficienza, la concretezza, la capacità di lavoro dimostrata nel tempo da ciascun candidato”. Per attuare la linea sarà comunque necessario passare per il vertice in programma nei prossimi giorni. Nel frattempo Meloni parlando coi parlamentari rimarca il senso di “responsabilità di dover affrontare una sfida di governo nella condizione più difficile nella quale l’Italia potesse trovarsi”. “Abbiamo rotto tutti gli schemi, creando diversi cortocircuiti nella sinistra e nel mainstream. Noi siamo una cosa completamente diversa da tutto quello che è stato visto finora – spiega la presidente di Fdi, accolta da applausi e cori da stadio al suo ingresso in aula -. Noi non ci ispiriamo a nessuno ma siamo la nostra storia e vorremmo essere noi domani un modello di ispirazione per gli altri. Abbiamo portato per la prima volta la destra italiana ad avere la leadership della coalizione di fronte a una sfida di governo. È una sfida di cui sentiamo tutta la responsabilità e intendiamo affrontarla dimostrando serietà e capacità”.

Per riuscirci è essenziale partire senza inciampi. Ecco perché modalità e tempi dell’elezione dei presidenti di Camera e Senato in qualche modo serviranno a capire lo stato dell’arte all’interno della coalizione. Meloni per Palazzo Madama punta su Ignazio La Russa, mentre Salvini sembra voler contrapporre fino all’ultimo il nome di Roberto Calderoli. Se non dovesse passare la proposta della Lega, il segretario potrebbe ‘ripiegare’ sulla presidenza di Montecitorio con Riccardo Molinari o Giancarlo Giorgetti. Il titolare del Mise è stato accostato anche al Mef, dove però fino all’ultimo dalle parti di via della Scrofa si spera di convincere Fabio Panetta (magari contando anche su un eventuale intervento del Colle). L’alternativa resta Domenico Siniscalco, ma ha cominciato a circolare anche il nome del presidente della divisione Imi di Banca Intesa, Gaetano Miccichè. Per la Farnesina scendono le quotazioni di Elisabetta Belloni (“Non farò il ministro perché faccio un altro lavoro”, le parole della direttrice del Dis intercettata dai cronisti nei pressi di Montecitorio), e restano alte quelle del coordinatore nazionale di FI, Antonio Tajani (accostato anche alla Difesa assieme a Guido Crosetto e Adolfo Urso). Al Viminale dovrebbe andare il prefetto di Roma Matteo Piantedosi. Accostata all’Interno anche la leghista Giulia Bongiorno, che tuttavia potrebbe finire o alla Giustizia (dove in lizza ci sono pure Carlo Nordio per Fdi ed Elisabetta Casellati per FI) o alla Pubblica amministrazione. Per la Salute i nomi sono quelli di Francesco Rocca, presidente della Croce Rossa Italiana, e Guido Bertolaso. Licia Ronzulli, ‘sponsorizzata’ da Berlusconi, viene invece accostata a Istruzione o Infrastrutture, dicastero quest’ultimo messo nel mirino anche dalla Lega con Salvini (o Edoardo Rixi, mentre per l’Agricoltura assieme al Capitano si fa il nome di un altro leghista, Gian Marco Centinaio). Si fa largo intanto tra i palazzi un rumors riguardante la possibilità che alla fine tra i dicasteri non trovi spazio quello per il Sud. Mentre impazza il toto-ministri, intanto, si delineano anche i tempi dei prossimi passaggi, con le consultazioni del presidente della Repubblica che dovrebbero tenersi a metà della prossima settimana (18-19 ottobre le date ipotizzate) e l’incarico al(la) presidente del Consiglio che dovrebbe essere conferito solo dopo il Consiglio europeo del 20 e 21, che vedrà partecipare ancora il premier uscente Mario Draghi.

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