La premier si è commossa durante il discorso alla Camera: "Sto a morì", si lascia sfuggire. E quando gli applausi si moltiplicano dice: "Così finiamo alle tre"

“Sto a morì'”. Giorgia Meloni ha iniziato a parlare da circa mezz’ora alla Camera, martedì, quando avverte le prime emozioni forti. Continua a sorseggiare un bicchiere d’acqua che si svuota a più riprese e che i commessi dell’aula della Camera continuano a riempire, e si confida con Matteo Salvini. Le sue dichiarazioni programmatiche vengono più volte interrotte dagli applausi (alla fine saranno oltre 70) e da alcune standing ovation dei deputati del centrodestra e lei, la ‘underdog’ che diventa prima donna presidente del Consiglio, sembra quasi avere fretta di arrivare in fondo. Di dire tutto quello che ha da dire. Così, in almeno un paio di occasioni, alza il braccio destro e stoppa sul nascere il batter di mani: “Così finiamo alle tre”, si lascia scappare, a microfono acceso.

Meloni ricorda l’emozione di ogni singolo intervento fatto nell’aula di Montecitorio, da leader dell’opposizione,  da vicepresidente della Camera e  da ministro della Gioventù, ma sa che questa volta è differente. Ha “rotto il pesante tetto di cristallo” che c’è sulle teste delle donne, ma sa di non averlo fatto da sola. E allora, quasi a rispondere alle accuse di chi le rimprovera di coniugare al maschile la politica, a partire dal nome scelto per il suo partito, cita quelle che potrebbero essere definite le ‘sorelle d’Italia’. Solo per nome, però.

Gli applausi bipartisan, in realtà, non mancano. I primi sono riservati al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al suo predecessore a palazzo Chigi Mario Draghi. Tutti i deputati in piedi anche per papa Francesco, il personale del servizio sanitario nazionale e in ricordo dei “giganti” vittime della mafia – questi sì, con nome e cognome -, mentre anche i ministri si alzano in memoria di chi ha perso la vita a causa dell’alluvione nelle Marche. 

Oltre a Bergoglio (“La povertà non si combatte con l’assistenzialismo, la porta della dignità di un uomo è il lavoro”), Meloni cita anche papa Giovanni Paolo II: “Saro sempre una persona libera”, assicura. Ecco perché si rifà anche a  Montesquieu, secondo il quale “la libertà è quel bene che fa godere di ogni altro bene”. Nel pantheon di Meloni, poi, anche Steve Jobs. La premier, dopo aver iniziato a far politica a 15 anni,  anche contestando nelle piazze”, rivolge un pensiero ai giovani: “Confesso che difficilmente riuscirò a non provare un moto di simpatia anche per coloro che scenderanno in piazza per contestare le politiche del nostro Governo”, dice e invita i ragazzi a seguire il “Siate affamati, siate folli” del papà di Apple. C’è spazio, poi, anche per gli insegnamenti green del   filosofo britannico, esponente del conservatorismo tradizionalista,  Roger Scruton: “L’ecologia è l’esempio più vivo dell’alleanza tra chi c’è, chi c’è stato e chi verrà dopo di noi”, è il messaggio scelto.

Dopo un’ora di discorso e oltre 70 applausi Meloni si concede una nota personale. “Sono la prima donna che arriva alla Presidenza del Consiglio, vengo da una storia politica che è stata spesso relegata ai margini della storia repubblicana e non ci arrivo tra le braccia di un contesto familiare favorevole o grazie a amicizie importanti; sono quello che gli inglesi definirebbero un underdog, diciamo così, lo sfavorito – ammette – quello che, per riuscire, deve stravolgere tutti i pronostici. E’ quello che intendo fare ancora – assicura – stravolgere i pronostici”. Fabio Rampelli si commuove. Poi si asciuga le lacrime e batte le mani.

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