Il ministro della Giustizia in Senato mette l'accento anche sulle misure alternative

Il ministro Nordio torna a parlare delle carceri in Italia, ipotizzando l’uso di “caserme dismesse” per contenere chi commette reati meno gravi, senza la necessità di costruire nuovi penitenziari. “Ci sono decine di caserme che sono state dismesse e hanno una struttura abbastanza simile e compatibile con quella delle carceri e allora senza senza ricostruire nuovi penitenziari che in Italia sono difficili per il noto principio del ‘non nel mio cortile’ – ha detto alle comunicazioni in Senato Carlo Nordio – potrebbero essere una soluzione alternativa per quella figura di reati di non particolare allarme sociale e per le persone che sono in transito in carcere, per esempio quelle che entrano oggi perché è obbligatorio l’arresto in flagranza ed escono domani perché è obbligatoria la scarcerazione, una delle contraddizioni del sistema”. 

Ha parlato anche di misure alternative al carcere: “Non stiamo diventando dei carcero-centrici. C’è una forte sensibilità verso le misure alternative al carcere almeno per i tossicodipendenti: il 40% dei detenuti è legato alla tossicodipendenza”.

Il ministro sulle intercettazioni

“Per decenni tutti hanno pubblicato tutto anche le cose più ingiuste, strane, offensive. Serve prendere atto che non si può più continuare con la delegittimazione dei cittadini fatta attraverso le intercettazioni divulgate e sezionate che danno un’interpretazione ingannevole e la violazione del segreto istruttorio” ha detto ancora Nordio. Ne ha parlato come una delle priorità del suo ministero per i prossimi anni “sperando in una collaborazione, il ministro Orlando stava già andando nella giusta direzione a suo tempo, in parte si è bloccato, in parte è stato bloccato, in parte non ha raggiunto lo scopo come si è visto con le intercettazioni di Palamara”.

Nordio ha precisato che “non si può nemmeno impedire ai giornalisti di scrivere quanto sta accadendo in un tribunale perché altrimenti certi scandali emergerebbero dopo 20 anni. È un problema politico, è un problema vero, l’ho sentito anche come editorialista”.

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