Manovra, cambia reddito di cittadinanza: ira di Conte

Polemica sull'emendamento che introduce lo stop al sostegno per chi rifiuta la prima offerta di lavoro

Stop al reddito di cittadinanza per chi rifiuta la prima offerta di lavoro, per cui salta il requisito di congruità. La Commissione bilancio ha approvato tra il 20 e il 21 dicembre l’emendamento alla manovra firmato da Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, che sopprime la parola “congrua” dal testo della norma, serrando così le maglie della platea di beneficiari della misura di sostegno. A gennaio dovrebbe arrivare un decreto per “mettere i puntini sulle ‘i’ sulle condizioni per gestire le politiche attive“, come annuncia la ministra del Lavoro, Marina Calderone, a margine dell’assemblea di Coldiretti. Su tutte le furie il presidente del Movimento 5 Stelle: “Siamo alla follia”, tuona Giuseppe Conte. Per offerta “congrua” si intende un’offerta che tenga conto delle esperienze e competenze maturate, della distanza del luogo di lavoro dal domicilio e dei tempi di trasferimento (entro 80km e raggiungibile in 100 minuti con mezzi di trasporto pubblici). Per il leader pentastellato quello di Lupi è solo “l’ultimo affondo” della maggioranza contro gli ultimi, perché “dire che i più indigenti devono accettare qualsiasi proposta significa distruggere l’ascensore sociale e questo riguarda tutti”.

 

Una critica a cui si accodano le altre forze politiche d’opposizione. “Quello che è avvenuto stanotte sul reddito di cittadinanza grida vendetta al cielo”, afferma il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, osservando che, facendo saltare il nodo della congruità, “si dichiara quello che è l’obiettivo vero di questo governo delle destre: legalizzare il lavoro povero e assecondare un mercato del lavoro che continui a produrre diseguaglianze e povertà“.

 

Franco Mari, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra in Commissione Lavoro, accusa Noi Moderati di essere una “banda di estremisti” e evoca la mobilitazione, mentre Raffaella Paita, Presidente del Gruppo Azione-Italia Viva in Senato, invoca il ritorno al reddito di inclusione creato dal Governo Renzi. Non si fa attendere la replica della maggioranza. Il ministro Giorgetti rispedisce al mittente le accuse di aver costruito una manovra che dimentica i deboli, sottolineando che, al contrario, la finanziaria “tutela le fasce meno abbienti” e ricordando che le modifiche al Rdc riguardano solo “chi è in grado di accettare un lavoro”. Lo stesso Lupi, dal canto suo, chiosa: “La vera follia non è aver eliminato la parola ‘congrua’, che vuol dire tutto e niente, ma negare il diritto al lavoro, scommettere sulla povertà delle persone e fomentare irresponsabilmente le piazze con dichiarazioni incendiarie”.