Sul tavolo anche l’approvazione del Def e la partita delle nomine che sta suscitando fibrillazioni in maggioranza
L’ordine del giorno del Consiglio dei ministri, convocato in data odierna alle ore 16.00, a Palazzo Chigi, è integrato come segue: Disegno di legge: disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici (Cultura); Decreto del presidente del Consiglio dei ministri: regolamento recante ‘Modifica del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2019, n. 179, concernente la riorganizzazione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali’ – esame definitivo (Agricoltura, sovranità alimentare e foreste); varie ed eventuali.
Per far fronte al numero sempre maggiore di sbarchi sulle coste italiane si va verso la dichiarazione di stato di emergenza in materia di immigrazione da parte del governo. Il via libera, viene spiegato da fonti dell’esecutivo, potrebbe arrivare già oggi in occasione della riunione del Consiglio dei ministri.
Sul tavolo anche l’approvazione del Def e la partita delle nomine che sta suscitando fibrillazioni in maggioranza. Il tempo per entrambi è poco, poiché il ministro dell’Economia – che firma il documento di economia e finanza e con il Tesoro è azionista di riferimento dei ‘gioielli di Stato‘, mercoledì è atteso a Washington per gli spring meeting del Fondo monetario internazionale. Una sorta di ‘esame’ per il ministro che avrà appena messo nero su bianco le stime del governo per la crescita del Paese, improntate, assicurano dal Mef, con prudenza nelle previsioni e serietà nell’approccio ai conti pubblici.
Nel quadro tendenziale si legge una crescita per l’anno in corso allo 0,9%, in rialzo dallo 0,6% ipotizzato nello scenario programmatico della Nadef di novembre, grazie a un primo trimestre migliore delle attese che porta anche il deficit al 4,35%. Nello scenario programmatico la crescita per quest’anno è fissata al 1%, salendo al 1,4% nel 2024; il deficit viene stimato al 4,5% nel 2023, per scendere lo scorso anno rimanendo comunque sopra il 3%.
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