Avrà durata di sei mesi e sarà sostenuto da un primo finanziamento di cinque milioni. Potenziate le identificazioni e le espulsioni
In attesa che l’Europa “si svegli”, come sottolinea il vicepremier Matteo Salvini, Giorgia Meloni decide di accelerare per “dare risposte più efficaci e tempestive alla gestione dei flussi” migratori sempre più consistente sulle coste italiane attraverso le rotte del Mediterraneo. Su proposta del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, il governo ha deliberato in Consiglio dei ministri lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale. Stato di emergenza che avrà la durata di sei mesi e sarà sostenuto da un primo finanziamento di cinque milioni di euro previsti dal Fondo per le emergenze nazionali.
La decisione è arrivata dopo un confronto tra lo stesso Musumeci e il ministero dell’Interno. “Abbiamo aderito volentieri alla richiesta del ministro Matteo Piantedosi, ben consapevoli della gravità di un fenomeno che registra un aumento del 300 per cento. Né la Sicilia né Lampedusa, né le altre regioni, e penso a Calabria e Puglia, possono da sole affrontare questa condizione di emergenza. È necessario quindi ricorrere a misure anche in deroga all’ordinamento vigente – le parole di Musumeci -. Sia chiaro, non si risolve il problema, la cui soluzione è legata solo ad un intervento consapevole e responsabile dell’Unione europea”.La dichiarazione dello stato di emergenza, spiegano fonti di governo, anche attraverso il coinvolgimento della Protezione Civile e della Croce Rossa italiana, consentirà di assicurare risposte più efficaci e tempestive sul piano della gestione dei migranti e della loro sistemazione sul territorio nazionale.
Si potranno inoltre da un lato realizzare procedure e azioni più veloci per offrire ai migranti soluzioni di accoglienza in tempi brevi con adeguati standard, e dall’altro aumentare e rafforzare le strutture finalizzate al rimpatrio dei non aventi diritto alla permanenza in Italia (Cpr), potenziando le attività di identificazione ed espulsione. Il tutto mentre prosegue il lavoro per arrivare a una comune strategia europea sull’immigrazione. È fondamentale che l’Europa si svegli e intervenga – ha ricordato ancora oggi Salvini -. In anni non ha mai mosso un dito. È il momento di dimostrare che esiste una comunità, un’unione, e la solidarietà non è solo a carico dell’Italia, della Spagna, della Grecia o di Malta”. “Mille arrivi al giorno non siamo in grado di sostenerli economicamente, culturalmente, socialmente, e quindi se l’Europa c’è, visto che noi siamo contribuenti netti per miliardi di euro all’anno, è il momento che lo dimostri. Altrimenti non ce la facciamo”, le parole del leader della Lega che reclama “almeno un centro rimpatri per ogni regione”. Lega che peraltro, come apertamente dichiarato dal capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, chiede anche altro adesso che il dl Cutro è all’esame della Commissione Affari Costituzionali del Senato, dove sono attesi i pareri e gli eventuali emendamenti del governo. “Nel decreto già si mette mano alla protezione speciale, che era quella che una volta era la protezione umanitaria – ricorda Molinari -.
Quindi nel testo uscito dal Cdm abbiamo già una limitazione di questo tipo. Quello che noi abbiamo fatto nei nostri emendamenti è cercare di riportare in vigore le norme del decreto Salvini, quindi il decreto di sicurezza, definendo in maniera chiara e rigida quali sono i casi a cui dare la protezione speciale. Oltre a questo ci sono una serie di altre norme come ad esempio sui centri di accoglienza, dove si vuole prolungare a 180 giorni la permanenza come era prima e sulle regole sull’accoglienza. Quindi il nostro intento è quello di riportare in vita quelle normative che hanno dimostrato di funzionare, nella limitazione dell’immigrazione clandestina e sono certo che anche i colleghi di Fratelli d’Italia abbiano lo stesso obiettivo, quindi cercare di limitare il fenomeno e quindi un’intesa si troverà sicuramente”. L’obiettivo, insomma, “è ritornare ai decreti sicurezza del governo Conte”.
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