Il ministro della Giustizia nel corso dell'informativa alla Camera: "Chiesi che rimanesse in carcere"

C’è una “nota del 20 ottobre 2022 con cui il Ministero della Giustizia comunicava alla Corte d’Appello, al ministero degli Interni-Sezione Interpol e al Maeci la volontà di mantenimento della misura cautelare in carcere allo scopo di assicurare la consegna di Artem Uss alle autorità statunitensi”. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nel corso dell’informativa alla Camera sul caso di Artem Uss, l’imprenditore russo figlio dell’oligarca Aleksander Uss, vicino al presidente Vladimir Putin, evaso dai domiciliari nonostante il braccialetto elettronico il 22 marzo.

“La legge assegna al Ministero unicamente il potere di revoca della misura cautelare, perché il ministero è completamente estraneo all’iter processuale”, ha detto ancora Nordio. Sarebbero state fatte “affermazioni eccentriche e stravaganti” su quello che il Ministero della Giustizia “avrebbe avuto il potere e l’onere di fare”. Come per esempio, secondo quanto riferisce Nordio in aula, quello di “impugnare le decisioni della magistratura” o ancora “un difetto di informazione da parte nostra nei confronti dell’autorità giudiziaria e che i servizi di intelligence siano interventui senza o contro indicazioni del Guardasigilli”.

“Ci è stata attribuita anche una critica sull’introduzione del braccialetto elettronico – ha aggiunto – come mezzo alternativo alla pena detentiva, cosa che è del tutto contraria al nostro pensiero perché al nostro pensiero”.

I giudici della Corte di Appello di Milano sostituirono la misura della custodia cautelare in carcere con gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico per Artem Uss evidenziando come “l’istanza potesse essere accolta perché aveva dimostrato di disporre di un’abitazione e la moglie aveva dato la disponibilità ad accogliere il predetto presso l’immobile di Basiglio” e “nonostante l’autorità giudiziria fosse stata inondata di osservazioni sul pericolo di fuga“. 

 “Accertare le conformità” del lavoro dei magistrati rispetto alla normativa “è un dovere del Ministero” e “nessuno può parlare di interferenza invasiva“.

La Procura generale di Milano comunicò alla “Corte di Appello di Milano la contrarietà all’accoglimento di istanza volta a ottenere la sostituzione della misura cautelare in carcere con i domiciliari e braccialetto elettronico nella propria abitazione in Basiglio” con un “ampiamente motivato parere l’ufficio di 4 fittissime pagine” dove “si dice che gode di appoggi internazionali, non ha fissa dimora in Italia” e “i domiciliari anche braccialetto consentirebbe di darsi alla fuga in quanto dotato di elevate disponibilità finanziarie” che gli avrebbero permesso di “dotarsi di documenti falsi, di entrare in clandestinità”.

Russia e Stati Uniti avevano chiesto entrambi l’estradizione di Artem Uss, figlio dell’oligarca Aleksander Uss, vicino al presidente Vladimir Putin, evaso dai domiciliari nonostante il braccialetto elettronico il 22 marzo. In aula il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, riferisce che entrambi i Paesi, dopo l’arresto dell’uomo d’affari, avvenuto all’aeroporto di Malpensa per un mandato d’arresto statunitense, ne avevano chiesto l’estradizione. “Poi il 4 aprile – ha detto il Guardasigilli – non so se per beffa, la procura generale della Federazione russa ha comunicato che rinunciava all’estradizione. Certo, il signor Uss aveva già fatto ‘ritorno a casa’”.

L’ultimo segnale registrato dal braccialetto elettronico indossato da Artem Uss è “delle 13.52, come risulta dalla relazione dei carabinieri di Milano, il giorno della sua evasione“, ma “l’allarme è giunto diversi minuti dopo”. In aula, il Guardasigilli, fa sapere che “sono in corso accertamenti” su questo aspetto “da parte del Viminale”.

“Sono in corso approfondimenti volti all’inserimento del cittadino russo Artem Uss nelle liste al fine di attivare le procedure di congelamento dei beni in Italia. Così vediamo se si possono aggredire i suoi patrimoni”.

Allarmi braccialetto elettronico mai segnalati a giudici Milano

Le segnalazioni delle decine di allarmi scattati dal braccialetto elettronico di Artem Uss nei 3 mesi e 20 giorni di arresti domiciliari non sono mai giunte ai giudici di Milano. Non ne ha avuto notizia né la Procura generale, che avrebbe potuto interpretare i ‘segnali’ come presunti tentativi di evasione e presentare ricorso in Corte di Cassazione per chiedere che fossero rivisti gli arresti nell’abitazione di Basiglio, né i tre giudici del collegio di Corte d’Appello da ieri sottoposti a procedimento disciplinare su iniziativa del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che avrebbero potuto aggravare la misura di propria iniziativa. È quanto apprende LaPresse da fonti nel Palazzo di Giustizia. Gli allarmi che, secondo quanto ha fatto sapere Fastweb che gestisce assieme a Vitrociset la fornitura e il servizio dei dispositivi elettronici, “indicherebbero la piena funzionalità del dispositivo nel segnalare alle forze dell’ordine l’allontanamento del braccialetto dal domicilio o possibili tentativi di manomissione” e che non risultano causati da “alcun malfunzionamento del braccialetto elettronico assegnato a Uss” sono uno dei nodi centrali dell’inchiesta sull’evasione dal 22 marzo in poi affidata al sostituto procuratore di Milano, Giovanni Tarzia.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata