La premier propone ridurre delle aliquote Irpef, monitorare l'andamento dei prezzi e mappare la spesa previdenziale

Ridurre progressivamente le aliquote Irpef allargando sensibilmente lo scaglione più basso, monitorare l’andamento dei prezzi, mappare la spesa previdenziale. Sono le ‘proposte’ che la premier Giorgia Meloni ha messo sul tavolo, nel confronto a Palazzo Chigi con i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Un round interlocutorio, che si è concluso con la prospettiva di avviare una serie di tavoli tecnici che però, al momento, non sono ancora stati calendarizzati. In chiaroscuro le reazioni dei sindacati. Per il numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri, è evidente il fatto che “oggi non siamo entrati nel merito delle questioni” e sospende il giudizio in attesa dei tavoli tematici. Pollice verso, invece, dalla Cgil: “Non ci sono stati risultati né risposte alle nostre rivendicazioni” e se anche la convocazione è un segno positivo, bisogna “proseguire la mobilitazione”, ha detto il leader di Corso d’Italia, Maurizio Landini. Positive invece le reazione dell’Ugl di Paolo Capone, soddisfatto dell’apertura dell’esecutivo, e del segretario generale Cisl, Luigi Sbarra, “è un punto di partenza per riannodare i fili del confronto”. E su Twitter Sbarra aggiunge: “La Cisl sarà inchiodata alle trattative sapendo che non si può stare con un piede ai tavoli e con l’altro in piazza”, lasciando intravedere uno scricchiolio nell’asse con Corso d’Italia e via Lucullo.

Per arginare il problema dell’inflazione, Meloni ha lanciato l’idea di un Osservatorio governativo sul potere d’acquisto: “Salari, monitoraggio dei prezzi e della politica dei prezzi, controllo dell’attuazione e degli effetti dei provvedimenti che noi abbiamo introdotto e che magari non hanno dato i risultati previsti, come per esempio la riduzione dell’Iva sui prodotti per la prima infanzia”. Un’idea accolta a braccia aperte da Sbarra, che chiede di dare all’ente “un ruolo attivo, verso una nuova politica dei redditi che preveda anche un tempestivo rinnovo dei contratti pubblici e privati”. Sul dossier pensioni al momento nessuna proposta, ma un imperativo del governo: evitare di far esplodere una bomba sociale in futuro. I precedenti però “non hanno dato grandi risultati, come nel caso della modifica di opzione donna, su cui oggi non abbiamo avuto risposta”, ha osservato Bombardieri. Rispetto al capitolo fisco, Meloni ha spiegato che l’obiettivo della riforma è quello di ampliare lo scaglione più basso dell’Irpef e rendere strutturale il tema dei fringe benefit e la detassazione del contributo del datore di lavoro per i lavoratori a cui nasce un figlio.

Per l’Ugl la vera priorità – condivisa dalle altre sigle sindacali – è quella di strutturale il taglio del cuneo fiscale e contributivo, partendo dal lavoro dipendente. In generale però la delega fiscale resta un terreno spinoso: “Abbiamo idee diverse. Ci sono 100 miliardi di evasione fiscale, ma questo tema non viene affrontato”, avrebbe detto Bombardieri a Meloni nel corso dell’incontro, puntando i fari sulla tassazione degli extraprofitti da allargare a banche e grandi aziende farmaceutiche e assicurative. Ma la vera domanda, per Landini, è un’altra: “Meloni vuole discutere con noi con dei tavoli. Quante risorse mette in campo? Perché senza risorse le riforme non si fanno e quindi deve essere chiaro quante risorse il governo mette sul piatto e dove le va a prendere”. Tra le riforme da discutere però, per la Cgil, non ci sarà sicuramente quella sull’autonomia differenziata. “Non siamo d’accordo, non diamo nessuna disponibilità ad aprire alcuna trattativa sul tema. Va tolta dai tavoli di confronto”, è il giudizio tranchant di Landini. 

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