Preoccupazioni sulle sorti della creatura politica con cui scese in campo nel 1994. Tajani: "Continueremo suo percorso"

Berlusconi è Forza Italia e Forza Italia è Berlusconi“. Tra gli azzurri lo ripetevano in tanti, nei giorni della lunga degenza al San Raffaele, quando l’aggravarsi delle condizioni di salute del Cavaliere inducevano a parlare di successioni, diaspore, scissioni. Era un modo per dire che Berlusconi restava guida e faro del partito da lui fondato, e forse anche per esorcizzare l’inevitabile. Ma ora che il leader non c’è più, quella stessa consapevolezza – “Berlusconi è Forza Italia e Forza Italia è Berlusconi” – alimenta le preoccupazioni sulla sorte della creatura politica con cui entrò in politica nel 1994. Sopravviverà alla morte del presidente? La figlia Marina ne prenderà in mano le redini? Che ruolo avrà la compagna Marta Fascina? Ci saranno scissioni o fuoriuscite verso altri partiti? Domande a cui, a caldo, è difficile trovare risposte.

Una la offre il professor Giuliano Urbani, tra i fondatori del partito nel 1994, che contattato da LaPresse afferma: “Non credo che Forza Italia potrà sopravvivere, forse confluirà nel movimento di Meloni”, una “persona con molte più qualità e capacità di quelle che anche i suoi sostenitori credevano”. Per il resto, nei palazzi è il giorno del dolore e del cordoglio. Dal poco che filtra, l’ipotesi è che non ci saranno terremoti in FI, almeno fino alle elezioni europee. Al momento – si ragiona – una diaspora non conviene a nessuno. Non alla premier Giorgia Meloni, che conta sulla ‘terza gamba’ del governo come ‘cuscinetto’ per mantenere l’equilibrio all’interno del governo. Non a ministri e parlamentari, che dovrebbero accasarsi in altri partiti perdendo posizioni nell’esecutivo e in maggioranza. Non secondo Marina Berlusconi e lo storico consigliere di famiglia Gianni Letta, che hanno interesse a mantenere lo status di ago della bilancia nella coalizione di governo. Certamente non viene esclusa una riorganizzazione interna, comunque già attesa, in cui potrà giocare un ruolo Marta Fascina, ‘ispiratrice’ delle ultime nomine nel partito. Ma per un vero redde rationem – è la convinzione che filtra – si dovranno aspettare le europee. In quel momento, voti alla mano, si faranno i conti e ci si peserà. In quel momento si capirà quanti consensi Forza Italia avrà perso a favore delle forze e dei leader politici a cui quei consensi fanno gola. A partire da Matteo Renzi che, non a caso, nei giorni scorsi ha parlato di possibile “doppia cifra” per le Europee, forse già immaginando di poter drenare quei voti moderati. Molti guardano a lui come ipotetico leader di una forza moderata e liberale, ma lui sfugge: “Chi conosce la storia politica di Silvio Berlusconi e di FI sa che Silvio Berlusconi non può avere delfini o successori. Non immaginava di avere un erede politico, ed è giusto così“, perché “Silvio Berlusconi è oggettivamente inimitabile. Pensare che qualcuno possa prenderne la successione politica è francamente velleitario”.

È tutto da vedere. Intanto FI resta un partito che oscilla tra il 7 e l’8% e che sostiene in maggioranza il governo Meloni. Il coordinatore del partito, il vicepremier Antonio Tajani, avrà il compito di tenerne insieme le diverse anime. “Oggi Forza Italia è una comunità colpita, ferita, ma ha una missione totale: unirsi nel rilanciare il messaggio del nostro leader, continuare in maniera convinta sul percorso che Silvio Berlusconi ci ha indicato”, dice il ministro degli Esteri dagli Stati Uniti, da cui ha anticipato ovviamente il rientro. “Berlusconi è stato il mio eroe, un eroe per milioni di italiani” e “abbiamo il dovere di andare avanti. Faremo di tutto perché il suo progetto possa andare avanti, è un impegno che prendiamo tutti noi di Forza Italia, per rendergli onore dobbiamo andare avanti nel solco che lui ha tracciato”. “Il suo nome -rimarca Tajani- rimarrà il simbolo del nostro movimento politico” e “continueremo per onorare il suo nome, onorare la sua storia e per l’affetto che abbiamo nei suoi confronti”.

Resta da verificare se questa mozione degli affetti avrà presa su un partito che ha perso il suo punto di riferimento indiscusso. E anche se terrà la situazione economica e patrimoniale, senza il sostegno sempre garantito dal leader scomparso. Per questo da FI arrivano segnali tranquillizzanti. Domani si terrà il Comitato di presidenza, già convocato e che è stato confermato, come spiega a LaPresse il tesoriere Alfredo Messina: “Abbiamo mantenuto domani la convocazione del Comitato di presidenza, perché ci sono delle scadenze, dobbiamo presentare il bilancio. Appena possibile ci vedremo con Tajani per fare un programma perché è tassativo portare avanti il partito, lo dobbiamo al presidente. È quello che avrebbe fatto lui se fosse tra noi”. 

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