Il ministero dell'Economia presenta un parere "favorevole" al Meccanismo europeo di Stabilità con la maggioranza pronta a dire no alla ratifica

Scintille tra maggioranza e opposizione sul Mes in commissione Esteri alla Camera. Il 30 giugno l’Aula dovrà dire sì o no alla ratifica del Meccanismo europeo di Stabilità ma i lavori in commissione procedono a rilento. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha presentato un parere secondo il quale non ci sono “oneri diretti” né “rischi” derivanti dalla ratifica del Trattato, di fatto il dicastero di via XX Settembre promuove il Mef, da sempre osteggiato dalla maggioranza di governo. All’attacco le opposizioni col Pd che accusa: “Governo nel caos”.

La maggioranza ha chiesto del tempo ulteriore per esaminarlo e le opposizioni hanno alzato i toni per procedere con le votazioni. Il centrodestra, secondo quanto viene riferito, sarebbe stato pronto a dire no alla ratifica e votare contro il disegno di legge. A quel punto però le opposizioni hanno deciso di non forzare la mano per evitare la bocciatura del testo. La maggioranza ha quindi chiesto e votato 24 ore di rinvio.

Palazzo Chigi a conoscenza del parere del Mef

Non un fulmine a ciel sereno: palazzo Chigi, secondo quanto viene riferito a LaPresse da fonti di maggioranza, era a conoscenza del parere del ministero dell’Economia sul Mes, secondo il quale non ci sono “oneri diretti” né “rischi” derivanti dalla ratifica del trattato. Il documento, però, viene spiegato dalle stesse fonti, “cambia i lavori della commissione (Esteri, ndr) e ci sarà un’interlocuzione tra la maggioranza e palazzo Chigi”. Il confronto sul parere potrebbe portare a un nuovo rinvio dell’arrivo della ratifica del trattato in aula. Il ddl è attualmente in calendario per il 30 giugno.

Pd all’attacco sul Mes: “Governo nel caos, Giorgetti sconfessa Meloni”

Il capogruppo del Pd al Senato va subito all’attacco: “È del tutto evidente che siamo di fronte ad un governo nel caos, che sulle grandi questioni che riguardano i nostri impegni internazionali e gli strumenti di politica economica, non è in grado di compiere scelte utili al nostro Paese ma solo di agitare bandierine propagandastiche. È così per le risorse e i progetti del Pnrr, è così per il Mes”, le parole di Francesco Boccia.

“Ciò che sta avvenendo alla Camera è la testimonianza della inadeguatezza di questo esecutivo che di fronte alla certificazione da parte del Mef che l’utilizzo di questo strumento non creerebbe danni ma porterebbe vantaggi non sa che fare e sospende i lavori in Parlamento. È evidente che il documento del Mef sbugiarda la propaganda della destra: Giorgetti sconfessa la Meloni. Ma il nostro Paese non può permettersi di essere governato dalla propaganda e dai rinvii”, ha concluso il presidente dei senatori dem. 

Schlein su Mes: “Va ratificato, governo profondamente diviso”

In commissione Esteri sul Mes “alla Camera è emerso quel che sappiamo da tempo, su questi temi il governo è diviso. Lo nascondono bene ma lo dimostrano i fatti. Ci sono tensioni. Ma spero per il bene dell’Italia che ratifichino” il trattato. Così la segretaria del Pd Elly Schlein nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo Dipartimento Sport dem.

Il Mes? “Sono impegni internazionali che l’Italia aveva assunto con l’Ue e il non ratificarli intacca la credibilità. Non credo che questo governo se lo possa permettere, di certo non se lo può permettere l’Italia. Mettano da parte le ragioni ideologiche e fumose che non riescono a spiegarsi fino in fondo neanche loro”. Così la segretaria del Pd Elly Schlein nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo Dipartimento Sport dem.

Misiani: “Giorgetti promuove ratifica, il re è nudo”

Sul #MES il re è nudo. Anche #Giorgetti esce finalmente allo scoperto e ne promuove la ratifica. Ora basta con l’ideologia e le chiacchiere sovraniste della #Meloni e di #Salvini, basta con la melina: è tempo che il Parlamento rarifichi il trattato di riforma”. Lo scrive su Twitter il responsabile Economia del Pd Antonio Misiani dopo il parere del Mef secondo il quale non ci sono “oneri diretti” né “rischi” derivanti dalla ratifica del trattato.

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