“Papa Benedetto XVI ci ha ricordato che la libertà religiosa è un ‘bene essenziale’ che appartiene al ‘nucleo essenziale dei diritti dell’uomo, a quei diritti universali e naturali che la legge umana non può mai negare’. E che richiede il massimo impegno da parte di tutti, nessuno escluso. L’Italia può e deve dare l’esempio. L’Italia intende dare l’esempio, a livello europeo e a livello internazionale. Questa è una delle nostre tante missioni”. Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel videomessaggio per la presentazione della XVI edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre. “La libertà religiosa è un diritto naturale e precede ogni formulazione giuridica, perché è scritto nel cuore dell’uomo. È un diritto proclamato dalla Dichiarazione universale dei diritti umani ma, purtroppo, viene ancora oggi calpestato in troppe Nazioni del mondo. E troppo spesso nella quasi totale indifferenza. Accade così che tantissimi uomini, donne e bambini non solo debbano subire il dolore di vedersi negato il diritto di professare la propria fede, ma anche l’umiliazione dell’oblio. E questo è doppiamente inaccettabile, perché tacere sulla negazione della libertà religiosa equivale ad esserne complici. Noi non intendiamo farlo”, aggiunge Meloni.
“È dovere di tutti difendere la libertà religiosa, ma per portare avanti questo impegno è necessario conoscere dati e numeri, capire in profondità lo scenario nel quale muoversi, avere negli occhi e nel cuore le storie di chi subisce soprusi, persecuzioni e violenze. È quello che ho visto negli occhi di Maria Joseph e Janada Markus, due giovanissime cristiane nigeriane vittime della ferocia dei terroristi di Boko Haram. Le ho incontrate nel giorno della Festa della Donna e sono rimasta senza fiato dal loro coraggio, dalla loro forza, dalla loro dignità. Un incontro che non dimenticherò e che mi ha lasciato dei grandi insegnamenti”, continua la premier Meloni, osservando che “per questo il Rapporto di ACS è così prezioso, perché non fa analisi o ragionamenti astratti ma entra nel vivo delle persecuzioni e delle discriminazioni, nel vivo delle vittime, della loro storia, della loro vita. È un po’ come una guida per tracciare una linea d’azione. Una di queste è molto chiara: la libertà religiosa non è un diritto di serie B, non è una libertà che viene dopo altre o che può essere addirittura dimenticata a beneficio di sedicenti nuove libertà o diritti. Allo stesso modo non possiamo dimenticare un altro fenomeno che tocca le società più sviluppate. Papa Francesco ci ha ammonito dal pericolo di una ‘persecuzione educata travestita di cultura, modernità e progresso’, che ‘in nome di un malinteso concetto di inclusione’ limita la possibilità dei credenti di esprimere le proprie convinzioni nell’ambito della vita sociale. È un’analisi che condivido, perché è profondamente sbagliato pensare che per accogliere l’altro si debba negare la propria identità, compresa l’identità religiosa. Solo se sei consapevole di ciò che sei puoi dialogare con l’altro, puoi rispettarlo, conoscerlo in profondità, trarre da quel dialogo un arricchimento”.
Secondo la presidente del Consiglio “non dobbiamo ovviamente dimenticare il primo tipo di persecuzione, quello materiale, che affligge numerose Nazioni nel mondo. Una realtà sulla quale dobbiamo aprire gli occhi e agire subito, senza perdere ulteriore tempo. È quello che il Governo intende e fare e che ha iniziato a fare, a partire dal bando da oltre dieci milioni di euro per finanziare interventi a favore delle minoranze cristiane perseguitate, dalla Siria all’Iraq, dalla Nigeria al Pakistan. Un primo passo, al quale ne seguiranno molti altri”.