I giudizi espressi nel 2019 dall'allora ministro dell'Interno su Carola Rackete, comandante della Sea Watch 3, sono ritenuti insindacabili

L’Aula del Senato ha approvato con 82 sì, 60 no e 5 astenuti la relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari che il 28 febbraio scorso ha deliberato, a maggioranza, l’insindacabilità nell’ambito di un procedimento penale nei confronti di Matteo Salvini, all’epoca ministro dell’Interno, per diffamazione di Carola Rackete. Di fatto, il voto dell’aula del Senato comporta un no all’autorizzazione a procedere nei confronti dell’attuale vicepremier e ministro dei Trasporti.

Il caso si riferisce a un procedimento a Milano per diffamazione continuata e aggravata di Rackete, all’epoca dei fatti comandante della Sea Watch 3, nave della ong tedesca impegnata nel soccorso di migranti nel Mediterraneo, “per aver proferito diverse frasi offensive” sui social e in una intervista televisiva. A febbraio scorso la giunta ha deliberato di ritenere che le dichiarazioni costituiscono opinioni espresse da un membro del parlamento nell’esercizio delle sue funzioni e pertanto tutelate dalla Costituzione.

Ha votato a favore della relazione della giunta, e contro l’autorizzazione a procedere, la maggioranza compatta, contro Pd, M5s, Avs. In giunta la richiesta del relatore contro l’autorizzazione a procedere ha avuto 10 voti favorevoli, 3 contrari (2 del Pd e uno del M5s) e due astenuti (Ivan Scalfarotto di Italia viva e Ilaria Cucchi di Avs). 

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