Le opposizioni in trincea, la maggioranza che non arretra, le polemiche che non si placano

L’opposizione in trincea, la maggioranza che non arretra, le polemiche che non si placano. Il salario minimo continua ad agitare il dibattito politico. Alla Camera doveva essere un giorno decisivo per il progetto di legge presentato dalle opposizioni unite (fatta eccezione per Italia viva) che fissa una soglia legale di 9 euro lordi l’ora inderogabile contrattualmente. La proposta doveva passare sotto la scure dell’emendamento soppressivo depositato dal centrodestra, ma la prova di forza tra gli schieramenti e l’ostruzionismo della minoranza partorisce un rinvio della commissione Lavoro, chiamata a esaminare il testo. Mentre a riaprire lo scontro sono le parole del vicepremier Antonio Tajani, che paragona la proposta a una misura da Unione sovietica.”Il salario minimo voluto dalla sinistra è un sistema vetero-socialista che abbassa il salario, non lo aumenta. Distrugge la meritocrazia e livella tutto in basso. Noi vogliamo che il lavoratore guadagni bene, non che si abbia lo stipendio tutti uguale come si faceva in Unione sovietica” è il pensiero del ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia, che rilancia: “Noi vogliamo fare l’esatto contrario di quello che vuole fare la sinistra. Noi vogliamo fare il salario ricco, frutto della crescita economica del nostro Paese“. Il collega di governo Adolfo Urso prova ad aggiustare il tiro spiegando che “noi abbiamo uno strumento consolidato che è la contrattazione collettiva, il confronto con le parti sociali”.

Ma comunque la posizione non sembra lasciare spazi a ripensamenti da parte della maggioranza, sebbene i leader del centrosinistra, firmatari del progetto di legge, insistano. “Noi continueremo a batterci e non molleremo di un centimetro” perché “3,5 milioni di lavoratrici e lavoratori sono poveri anche se lavorano”, assicura la segretaria dem Elly Schlein da Bruxelles, osservando che “i sondaggi dicono che c’è un supporto del 75% delle italiane e degli italiani“. Il presidente del M5S Giuseppe Conte, primo firmatario della proposta, attacca direttamente Tajani, il quale “dice che non serve un salario minimo, ma un ‘salario ricco’. Ricco per chi? Per politici, parlamentari ed ex parlamentari, a cui hanno ripristinato tutti i vitalizi? A Tajani e Forza Italia lasciamo le battaglie per i soliti privilegiati, noi continueremo a lottare per quasi 4 milioni di lavoratori”. Il leader di Azione liquida addirittura come “un’imbecillità” quella del vicepremier “e sorprende che il ministro degli Esteri non sappia che un salario minimo esiste in tutti i Paesi del G7. Sono sovietici?”. “Se leggessero la nostra proposta saprebbero che aiuta milioni di lavoratori con stipendi da fame. Evidentemente a Tajani non interessano, preferisce il modello del loro amico Putin”, chiosa il segretario nazionale di Sinistra italiana Nicola Fratoianni.

La stessa contrapposizione emerge in commissione Lavoro a Montecitorio, che si riunisce al mattino. Si iscrivono a intervenire molti deputati di minoranza, che prendono la parola con l’evidente obiettivo di non arrivare al voto dell’emendamento di maggioranza che sopprimerebbe il testo. Scaduto il tempo previsto per la discussione, mancano ancora una decina di interventi. Il che induce il presidente della commissione, Walter Rizzetto di FdI, ad aggiornare la seduta: viene riconvocata al termine dei lavori d’aula, in serata, ma il voto sull’emendamento è atteso comunque in giornata.

L’opposizione annuncia nuovo ‘ostruzionismo’ iscrivendo altri deputati a parlare, ma Rizzetto avverte che la proposta deve arrivare in aula il 28 luglio e i tempi stringono. Poi il presidente introduce un nuovo elemento nella linea del centrodestra che sostiene la bocciatura del salario minimo: “Non hanno previsto le coperture finanziarie e fanno scattare l’applicazione a novembre 2024”, spiega, parlando di “una roba mal scritta e di impossibile applicazione”. Secca la replica del Pd: “Il presidente Rizzetto si arrampica sugli specchi”, perché la proposta “dispone che sia la legge di Bilancio a definire l’impegno economico e quindi la copertura di un possibile sostegno temporaneo alle imprese che si devono adeguare al salario minimo. Il testo non richiede in alcun modo copertura nell’ambito del provvedimento“.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata