Opposizioni in trincea
La premier Giorgia Meloni conferma l’apertura al confronto ma alla fine sarà tutto rimandato a fine settembre. Salvo sorprese in extremis, la partita sul salario minimo si giocherà in autunno. La maggioranza ha deciso di non votare in Lavoro alla Camera – pur senza ritirarlo – l’emendamento soppressivo del progetto di legge presentato dalle opposizioni unite (con l’eccezione di Italia viva). Quindi si andrà senza mandato al relatore giovedì in aula, dove approderà il testo base: qui il centrodestra proporrà una questione sospensiva – sulla falsariga di quella avanzata per il Mes – per rinviare di due mesi la discussione sul provvedimento.
Da qui a fine settembre si dovrebbe aprire un dialogo tra maggioranza e opposizioni. Questo è almeno l’auspicio della presidente del Consiglio: “C’è una opposizione che si pone in modo molto responsabile, garbato, serio, e penso sia giusto dare dei segnali di confronto, indipendentemente dal fatto che poi troveremo o meno una soluzione”, conferma, precisando che “non stiamo rimandando nessuna presa di posizione: hanno chiesto di aprire un confronto, apriamo un confronto. Decidano anche loro però, se vogliono il confronto richiede un attimo di tempo. Se vogliono che decidiamo oggi, decidiamo oggi”. Meloni si dice “incuriosita dall’opposizione che dopo essere stata al governo più o meno una decina d’anni, oggi scopre che in Italia c’è un problema di salari e di precariato”. E ribadisce che “il dubbio sul Salario minimo è che è un bel titolo, funziona molto bene come slogan, ma nella sua applicazione rischia di creare dei problemi”.
Le opposizioni continuano a dirsi disponibili al dialogo, ma nel merito non gradiscono le posizioni della premier e sembrano pronte alle barricate sul rinvio: “Faccio fatica a capire come si possa definire ‘slogan’ la condizione materiale di 3,5 milioni di lavoratori e lavoratrici che sono poveri anche se lavorano”, attacca la segretaria Pd Elly Schlein, e “ribadiamo di essere disponibili al confronto, ma servono atti concreti, non dichiarazioni”. Serve – aggiunge – “il ritiro dell’emendamento soppressivo” e un “confronto su questo testo, in questa finestra”. Non distante la linea del leader M5S, Giuseppe Conte: “Giorgia Meloni oggi ha dichiarato che il Salario minimo ‘funziona molto bene come slogan’. Noi ricordiamo i suoi di slogan. Il Salario minimo legale è una cosa seria, riguarda quasi 4 milioni di lavoratori. Basta rinvii e prese in giro. Salario minimo subito!”, scrive sui social, dove pubblica un video in cui passa in rassegna le proposte e “gli slogan” proposti in passato dalla presidente del Consiglio.Insomma il dialogo non nasce con le migliori premesse. E anche all’interno del centrodestra si nota un po’ di agitazione. Forza Italia presenta infatti una proposta di legge alla Camera, che viene illustrata dal segretario Antonio Tajani insieme al capogruppo Paolo Barelli: prevede di “applicare alle attività lavorative non coperte da un contratto collettivo nazionale (circa il 5% dei lavoratori italiani) il salario previsto dal contratto collettivo nazionale leader per il settore di riferimento” e “la detassazione della tredicesima, del lavoro straordinario e di quello notturno” per “i lavoratori dipendenti con reddito non superiore a 25 mila euro”.
Una fuga in avanti che – a quanto riferiscono fonti parlamentari di maggioranza – non viene ben accolta dagli alleati, al di là delle dichiarazioni di rito come quella del capogruppo FdI a Montecitorio, Tommaso Foti: “Siamo convinti che i contratti pirata si superino estendendo agli stessi quelle che sono le norme dei contratti collettivi nazionali di lavoro più applicati”. Che l’iniziativa di FI non fosse condivisa con i partner della coalizione lo conferma lo stesso vicepremier Tajani: “C’è un dibattito aperto, la nostra proposta è sottoposta all’attenzione dei nostri alleati e poi di tutti quanti. Vogliamo dare un contributo costruttivo perché c’è una visione simile nel centrodestra ma era importante metterla subito nero su bianco”, spiega, sottolineando che “dai conti che abbiamo fatto, la nostra proposta porterà un incremento annuo per i lavoratori tra i mille e i 2 mila euro”. Il dibattito arriva anche in Senato, con la mozione presentata dal M5S che impegna il governo a introdurre il Salario minimo a 9 euro lordi l’ora. Il centrodestra la boccia in aula, ma approva invece un ordine del giorno che chiede di individuare “gli strumenti più idonei” anche al di là della soluzione del Salario minimo ed “evitare qualsiasi forma di intervento che spinga al ribasso i salari medio bassi”.
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