La data precisa ancora non c’è ma la prossima settimana nell’Aula della Camera sarà votata la richiesta di sospensiva presentata dalla maggioranza che prevede che le votazioni sulla proposta di legge delle opposizioni unite (con l’eccezione di Iv) sul salario minimo non inizino prima di fine settembre. Sul tema Giorgia Meloni continua a dirsi disponibile al confronto anche se confessa di essere tutt’altro che convinta di trovare al suo rientro dagli Stati Uniti un’opposizione più dialogante. “Non ci credo”, ammette la presidente del Consiglio, ricordando di aver “aperto al dialogo” visto che “per me è un tema sensibile quello di garantire salari adeguati”. “Questo fatto di buona parte dell’attuale opposizione per cui qualsiasi cosa tu faccia non va bene niente – aggiunge però la premier -, è un approccio che io considero sbagliato”. Anche perché quando da leader di FdI occupava i banchi dell’opposizione, ricorda, “noi votammo il taglio del numero dei parlamentari proposto dal M5s senza che nessuno neanche ce lo chiedesse. Così come quando c’era Draghi sull’Ucraina noi abbiamo aiutato il governo perché era anche la nostra posizione”.
Insomma, anche se la speranza dalle parti di palazzo Chigi resta “sempre di trovare un’opposizione dialogante” che non metta in atto una “battaglia pregiudiziale”, Meloni tiene il punto ribadendo i suoi dubbi sul tema del salario minimo per legge “in una nazione che ha un’altissima quota di contrattazione sindacale”. La preoccupazione è che “possa diventare un parametro sostitutivo e non aggiuntivo. Ma siccome ovviamente è un tema che interessa anche a me quello di aiutare i salari degli italiani, se ci sono soluzioni possibili su una materia del genere sono disponibile e aperta a parlarne”.
Mettere allo stesso tavolo Giorgia Meloni, Carlo Calenda, Elly Schlein e Giuseppe Conte tuttavia non sarà facile. D’altronde il presidente del M5s all’invito ad essere “più aperti al dialogo” risponde ricordando che “durante il periodo più duro della pandemia” la leader di FdI “si accalorava per convincere i cittadini che eravamo dei ‘criminali'”. E sul salario minimo, “se vuole davvero dialogare dica ai suoi parlamentari di rientrare prima dalle ferie e ci anticipi se è d’accordo con la nostra proposta, potremmo approvarla già ad agosto”. La postilla finale dell’ex premier è invece sul reddito di cittadinanza dopo che “il governo ha fatto scrivere dall’Inps un sms a 169mila famiglie in estrema difficoltà dicendo loro: d’ora in poi arrangiatevi da soli!“. E la modalità con cui è stato comunicato lo stop al Rdc è attaccata anche da Schlein: “Brutale. La risposta della destra a queste persone sostanzialmente è: ‘fatti vostri’. E noi non ci stiamo”.
Non esattamente i presupposti per un confronto sereno sul salario minimo. Tema su cui peraltro Matteo Renzi continua a sfilarsi. “È un principio sacrosanto“, ammette prima di aggiungere però che il salario minimo “è uno slogan che va bene per una piccolissima fascia della popolazione“. Secondo il leader di Iv il vero tema da affrontare sarebbe un altro: “È il salario medio quello che non sta funzionando in questo paese. Nella proposta presentata dal campo largo – conclude – è scritto che è prevista l’istituzione di un fondo pubblico per aiutare le imprese. Per pagare il salario minimo magari aumenti le tasse al ceto medio, e questa roba per me non funziona”.