La ministra del lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, difende lo stop al sussidio
La ministra del lavoro e delle politiche sociali Marina Elvira Calderone torna a difendere lo stop al reddito di cittadinanza deciso dal governo Meloni. La misura non ha funzionato, si è mostrata inefficace come strumento di politica attiva, ha disperso risorse e invece “il vero rimedio alla povertà è il lavoro” insiste la ministra, che nel corso dell’informativa al Senato è tornata a spiegare quel “nuovo approccio culturale” scelto dal governo per affrontare il problema. Le opposizioni non ci stanno e accusano il governo di impreparazione e sciatteria nella comunicazione con l’invio di un messaggio che ha destabilizzato 169 mila famiglie ora allo sbando. Dopo le polemiche roventi di questi giorni, scende in campo direttamente la commissaria straordinaria dell’Inps, Micaela Gelera e ammette: “L’sms avrebbe dovuto essere più accurato nei contenuti e nella forma” ma “il nostro impegno – assicura – prosegue per tutto il mese di agosto e per i mesi successivi per inserire gli occupabili nel mondo del lavoro, da mesi lavoriamo strenuamente per la messa a punto della piattaforma Siisl a partire dal 1° settembre 2023”.
Ma non basta a rasserenare la minoranza. “Ci aspettiamo un autunno non caldo ma caldissimo e questo governo non sta facendo nulla per rimediare”, è il commento del leader del M5S, Giuseppe Conte. I dem attaccano: “Noi non abbiamo mai visto nessuno che ha deciso di nascere povero, di non studiare, di vivere in condizioni drammatiche. Al contrario, chi è in quelle condizioni cerca di uscirne e se non riesce a farlo ha bisogno dello Stato”. Malumori anche da parte di chi il reddito di cittadinanza non lo ha mai digerito. “Prima di eliminarlo – osserva Ivan Scalfarotto, senatore IV – la ministra avrebbe dovuto essere sicura che tutto fosse già perfettamente funzionante. Mandare quell’sms senza avere pronto e operativo uno strumento alternativo, e la sciatteria che ha caratterizzato la comunicazione a chi con quella misura vive, sono la dimostrazione di quanto questo governo sia inadeguato a gestire il Paese”.
Anche Calderone aveva affermato che l’sms inviato lo scorso 27 luglio in effetti non era stato “rassicurante”, ma respinge le accuse di incuria istituzionale e affonda il colpo: “L’introduzione del reddito di cittadinanza è avvenuta tra le severe critiche di numerosi componenti di forze politiche che oggi siedono tra banchi dell’opposizione” dice, parlando di “interpretazioni forzate mosse dall’esigenza di portare avanti una campagna pregiudizialmente contraria a questa azione del governo”. E ammonisce: dal Viminale non è arrivato nessun allarme di tensioni sociali ingestibili, la transizione “è articolata e complessa” e va gestita “con la massima collaborazione istituzionale e una comune responsabilità politica”. Nell’informativa, la ministra cita poi le indagini dell’Ispettorato nazionale del Lavoro, che dal 2019 al 2023 ha rilevato oltre 35mila i fruitori irregolari o con necessità di essere regolarizzati, per un totale di contributi indebitamente percepiti o indebitamente richiesti per circa 506 milioni di euro. Intanto, secondo un recente report Inps, dal 2019 al 2023 i nuclei percettori del reddito di cittadinanza sono costantemente aumentati: il primo assegno, ad aprile del 2019, ha toccato 570.826 nuclei familiari, saliti a oltre 1 milione a giugno 2023, con un assegno medio erogato che è cresciuto da 498,05 a 565,69 euro. Complessivamente, sono stati erogati oltre 31,5 miliardi ai nuclei aventi diritto. Rispetto alle famiglie interessate dallo stop, Calderone ricorda poi che dei 159mila nuclei interessati dalla sospensione “ben 117.317 sono composti da una sola persona con una incidenza percentuale rispetto a livello regionale del 57%, per esempio, in Campania”, mentre dei 44mila nuclei indirizzati ai Comuni, 4mila sono già stati presi in carico e 112mila sono stati invece indirizzati ai centri dell’Impiego, che il dicastero sta lavorando per potenziare.
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