Sull'ente di via Tuscolana si sono scatenate le polemiche dopo l'emendamento che amplia il potere governativo nella scelta dei vertici

Aspettando la firma del presidente della Repubblica e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale si dimettono i vertici del Centro Sperimentale di Cinematografia, che in virtù del decreto legge n. 75/2023 saranno rinnovati entro 30 giorni. Pertanto lasciano i loro incarichi la presidente Marta Donzelli insieme alle consigliere di amministrazione Cristiana Capotondi e Guendalina Ponti. “Un grande augurio va agli allievi della Scuola Nazionale di Cinema – che si sono a lungo e invano mobilitati contro l’emendamento poi approvato, ndr – che sono un’eccellenza del nostro paese e rappresentano il futuro del nostro cinema e dell’industria audiovisiva”, si legge nella nota. Donzelli, Capotondi e Ponti ricordano poi la figura di Andrea Purgatori che “al nostro fianco nel CdA, fino alla sua prematura e drammatica scomparsa lo scorso 19 luglio, è stato un insostituibile compagno di viaggio, nell’affrontare una sfida nuova e particolarmente complessa, a favore di una delle più importanti e antiche istituzioni culturali del nostro Paese, una Fondazione i cui due settori fondamentali sono la Scuola Nazionale di Cinema, dedicata all’alta formazione nel campo del cinema e dell’audiovisivo, e la Cineteca Nazionale”.

L’emendamento della discordia

A scatenare le proteste è stato un emendamento della Lega che modifica la governance dell’ente. Il testo amplia di fatto il potere governativo nella scelta dei vertici di via Tuscolana, a scapito del consiglio di amministrazione. Soppresso il ruolo di direttore generale, si amplia la composizione del Cda, che da 4 passa a 6 membri: tre designati dal ministro per i beni e le attività culturali, uno dal ministro dell’Università e della ricerca, uno dal ministro dell’Istruzione e del merito e uno dal ministero dell’Economia. Allo stesso tempo tempo, tuttavia, l’organo perde la competenza di nominare il Comitato tecnico scientifico, che passa in capo al ministero della Cultura.

Il Cts, si legge nel testo del centrodestra, “è nominato con decreto del ministro della Cultura ed è composto dal presidente, indicato dal medesimo ministro, e da sei componenti (oggi sono 4 ndr), designati, rispettivamente, tre dal ministro della Cultura, uno dal ministro dell’Università e della Ricerca, uno dal ministro dell’Istruzione e del merito ed uno dal ministro dell’Economia e delle finanze”. Oltre a mantenere le attuali competenze, il Comitato dovrà anche esprimere il parere “sulle modifiche allo statuto” e in merito alle nomine “del preside della Scuola nazionale di cinema, del Conservatore della Cineteca Nazionale nonché dei docenti della Scuola Nazionale di cinema”, che spettano al Cda.

 

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