Dubbi delle opposizioni su un possibile indebolimento del Presidente della Repubblica

Il premierato all’italiana” approderà sul tavolo del Governo “in uno dei prossimi Consigli dei ministri“, parola di Elisabetta Casellati. La ministra per le Riforme costituzionali non vuole sbilanciarsi sui tempi: il testo “ha ancora bisogno di qualche piccolo aggiustamento”, spiega, ma, come ha annunciato il 28 agosto Giorgia Meloni ai ministri, la modifica – sia pur ‘soft’ e con minimi interventi ‘mirati’ – della Costituzione che prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio sarà “uno dei primi provvedimenti” che l’esecutivo varerà. La premier vuole portare a casa una riforma che ha il duplice obiettivo di “dare stabilità ai governi e far decidere ai cittadini chi debba governare” e potrebbe essere un incontro tra lei e Casellati nelle prossime settimane a segnare l’accelerazione definitiva verso il primo traguardo dell’ok in Cdm.

Dubbi sul ruolo del Capo dello Stato

Poi la palla passerà al Parlamento. Casellati, che ha messo a terra l’articolato dopo aver ascoltato i partiti di maggioranza e quelli di opposizione, i costituzionalisti, le categorie economiche e i sindacati, spera in una riforma il più possibile condivisa: “Mi auguro che si possa trovare con le altre forze politiche un punto di caduta e quindi un largo consenso in Commissione così come in Aula. Sono fiduciosa sulla collaborazione di tutti i partiti”, azzarda. Il percorso del “premierato all’italiana”, però, parte in salita. A far storcere il naso a gran parte delle opposizioni è il fatto che l’elezione diretta del presidente del Consiglio finirebbe di fatto per indebolire la figura del presidente della Repubblica e il suo ruolo di garante della Carta e svuotare i poteri che la Costituzione affida al Parlamento. Timori che sarebbero condivisi anche da una parte del mondo accademico e istituzionale. Ecco perché la ministra e i suoi tecnici sono al lavoro per mettere a punto “pesi e contrappesi” necessari a garantire il giusto equilibrio nell’architettura costituzionale ed evitare che la figura del Capo del Governo possa mettere in discussione i poteri del Capo dello Stato.

Pd: “Proposta peggiore che si potesse mettere in campo”

Il Pd, in ogni caso, resta critico. “La proposta peggiore che si potesse mettere in campo è l’elezione diretta del premier. Indebolisce la figura del presidente della Repubblica, che diventa residuale. E svuota di poteri il Parlamento, perché mette in campo un presidente del Consiglio da cui dipende il destino della legislatura”, taglia corto Alessandro Alfieri, responsabile Riforme nella segreteria di Schlein, che però apre sulle preferenze: “Dobbiamo superare i listini bloccati. Quindi siamo più che disponibili a confrontarci”, assicura. Rilancia sulla sua proposta del ‘sindaco d’Italia’ Matteo Renzi, che però non crede alla riforma del Governo: “Mia previsione: la destra non avrà il coraggio di andare avanti. Sono troppo divisi. E l’elefante nella stanza si chiama Roberto Calderoli che sul disegno di legge sull’autonomia si sta giocando la partita della vita – avverte l’ex premier – A trovare un punto di caduta sull’elezione diretta del premier – secondo Renzi – potrebbero pure riuscire, anche se hanno già perso un anno. Ma sull’autonomia li vedo ancora molto in panne. Sintesi: resterà tutto com’è, anche se spero di sbagliarmi”. Da parte sua, Carlo Calenda si difende dall’accusa di aver fatto retromarcia dopo la rottura con il leader di Iv: “Giusto spiegare. Non ho cambiato idea. Ho messo nel programma del terzo polo il Sindaco d’Italia perché era un cavallo di battaglia di Matteo, per lui non negoziabile. E quando si fanno alleanze è normale fare compromessi. Prendete le dichiarazioni precedenti all’alleanza. Sempre parlato di ‘indicazione del Presidente del Consiglio'”

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