Strage Ustica, Andò: “Fu un missile, da Francia resistenza passiva”

In un'intervista parla l'ex ministro della Difesa del governo Amato

Non si placa il dibattito sulla strage di Ustica, riaperto da un’intervista di Giuliano Amato che ha riferito che ad abbattere l’aereo dell’Itavia precipitato nel giugno 1980 con 81 passeggeri a bordo fu un missile francese diretto a colpire il Mig di Gheddafi. In un’altra intervista ha parlato Salvo Andò, ex ministro della Difesa proprio del governo Amato: “Allora erano in molti a pensare che eravamo un Paese a sovranità limitata. Perciò mi colpiscono quelli che ora criticano Amato, e che si chiedono quale sia il disegno. Semplicemente Amato parla adesso perché ora ci sono le condizioni per esigere dalla Francia piena collaborazione” ha detto Andò in una intervista a ‘Repubblica’ a proposito delle parole di Amato sulla strage . “I francesi all’epoca opposero un muro di verità? L’ho toccato per mano, da ministro. Ogni volta che provavo a parlarne con il mio collega e compagno di partito, Pierre Joxe, col quale ero in ottimi rapporti, lui si ritraeva – ha ricordato – Gli chiesi inutilmente più volte di essere informato sui movimenti della portaerei francese Clemenceau che operava nell’area dove si era verificata la strage. Hanno sempre opposto una resistenza passiva all’accertamento della verità, non prove a discolpa”.

Amato: “Non ho elementi nuovi”

“Io ho solo rimesso sul tavolo una ipotesi già fortemente ritenuta credibile, non perché avessi nuovi elementi, ma per sollecitare chi li ha a parlare, a dire la verità. Non altro”. Così l’ex presidente del Consiglio premier e presidente emerito della Corte costituzionale, Giuliano Amato, al quotidiano La Verità in merito alle polemiche dopo le sue recenti dichiarazioni sul caso Ustica secondo le quali il 27 giugno del 1980 il Dc9 dell’Itavia fu abbattuto da un missile francese. “Io non ho raccontato nulla di nuovo. Non era nelle mie possibilità, non era nelle mie intenzioni. Volevo riportare il tema all’attenzione, sollecitare chi potrebbe convalidare quell’ipotesi a parlare”, conclude. 

“Gli anni passano – aggiunge quindi Amato -, le famiglie sono lì convinte che la verità non sia ancora venuta fuori, e i testimoni rimasti possono andarsene presto. Come può capitare a me, data la mia età”. L’ex premier, dopo aver spiegato che “dei titoli con cui un articolo o un’intervista vengono presentati non risponde l’autore”, si sofferma anche sulle alle affermazioni su Bettino Craxi: “Purtroppo non ricordo chi mi disse che era stato Craxi a informare Gheddafi, anche se il ricordo è rimasto. Su chi informò Gheddafi è ben possibile che ci sia stata confusione di date, fra l’86 e l’80, quando, secondo Luigi Zanda (ex portavoce di Cossiga, ndr) oggi, furono i servizi. Onestamente non riesco a dire se la confusione l’ho fatta io o se l’ha fatta chi mi parlò di Craxi come informatore di Gheddafi”. Infine assicura a ‘La Verità’ che con le sue parole non aveva “nessuna intenzione di creare difficoltà al governo. Perché mai?”.