Con il voto contrario della Cgil e l'astensione della Uil

L’assemblea del Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) ha approvato il primo documento tecnico sul salario minimo in seguito alla prima fase istruttoria chiesta dal governo. Il documento sugli esiti dell’indagine, che è stata disposta in seguito alla presentazione della proposta di legge unitaria delle opposizioni sul tema, è stato illustrato e approvato con il voto contrario della Cgil e con l’astensione della Uil. In una nota del Cnel si legge che, per evitare di replicare nelle dinamiche interne al Cnel schemi di ragionamento duali – che si prestano a strumentalizzazioni politiche ed eccessi di semplificazione di un problema altamente complesso – i componenti della Commissione per l’informazione del Cnel concordano sulla importanza di pervenire alla formulazione di un documento finale ampio e inclusivo, un documento orientato cioè a condividere dati, scenari, possibili soluzioni e criticità.

I rilievi del Cnel

La nota espone anche quelli che sono stati i rilievi del Cnel durante la fase istruttoria. Tra questi, la necessità di un piano per un ordinato sistema della contrattazione collettiva nazionale. “I componenti della Commissione dell’informazione sono concordi nel sottolineare, quale che sia la decisione politica in merito alla introduzione o meno nel nostro ordinamento giuridico di un salario minimo fissato per legge, l’urgenza e l’utilità di un piano di azione nazionale, nei termini fatti propri della direttiva europea in materia di salari adeguati, a sostegno di un ordinato e armonico sviluppo del sistema della contrattazione collettiva in termini di adeguamento strutturale di questa fondamentale istituzione di governo del mercato del lavoro alle trasformazioni della domanda e della offerta di lavoro e quale risposta sinergica, là dove condotta da attori qualificati e realmente rappresentativi degli interessi del mondo del lavoro, tanto alla questione salariale (per tutti i lavoratori italiani e non solo per i profili professionali collocati agli ultimi gradini della scala di classificazione economica e inquadramento giuridico del lavoro) quanto al nodo della produttività”, si legge nella nota.

Da sindacati non rappresentativi 353 contratti collettivi

Il Cnel ha anche fatto il punto sui cosiddetti ‘contratti pirata’, vale a dire gli accordi collettivi firmati da sindacati non rappresentativi di un adeguato numero di lavoratori. “Le categorie che aderiscono a Cgil, Cisl, Uil firmano 211 contratti collettivi nazionali di lavoro, che coprono 13.364.336 lavoratori dipendenti del settore privato (sempre con eccezione di agricoltura e lavoro domestico); gli stessi rappresentano il 96,5 per cento dei dipendenti dei quali conosciamo il contratto applicato, oppure il 92 per cento del totale dei dipendenti tracciati nel flusso Uniemens. I sindacati non rappresentati al Cnel al momento attuale (X consiliatura) firmano 353 Ccnl che coprono 54.220 lavoratori dipendenti, pari allo 0,4 per cento dei lavoratori di cui è noto il Ccnl applicato”.

“Povertà va ben oltre il salario”

Inoltre, in merito alle “motivazioni politiche di una proposta di legge in materia di salario minimo, i componenti della Commissione dell’informazione del Cnel richiamano la relazione del gruppo di lavoro, istituito con Decreto Ministeriale n. 126 del 2021, che è chiara nel precisare come, ‘nel dibattito pubblico, la povertà lavorativa è spesso collegata a salari insufficienti mentre questa è il risultato di un processo che va ben oltre il salario e che riguarda i tempi di lavoro (ovvero quante ore si lavora abitualmente a settimana e quante settimane si è occupati nel corso di un anno), la composizione familiare (e in particolare quante persone percepiscono un reddito all’interno del nucleo) e l’azione redistributiva dello Stato“. Sul salario minimo, insomma, il Cnel segnala come vi siano “non poche criticità della base informativa e conoscitiva attualmente disponibile. Criticità che sono destinate ad assumere maggiore rilevanza nei prossimi mesi anche con riferimento agli obblighi imposti dalla direttiva europea sui salari minimi adeguati sia in relazione alla presenza di affidabili sistemi di monitoraggio della contrattazione collettiva e degli andamenti dei salari sia con riferimento alla effettiva trasparenza e conoscibilità dei trattamenti retributivi da parte dei lavoratori”. Si auspica – prosegue la nota del Cnel – pertanto che il dibattito contingente sul salario minimo possa essere l’occasione per individuare nel Cnel un “forum permanente” di confronto e collaborazione stabile e continuativa tra le forze sociali e tutti i soggetti istituzionali che raccolgono dati utili per il monitoraggio sistematico della contrattazione collettiva e dei salari con l’obiettivo di disporre di informazioni complete e il più possibile condivise su temi così centrali per la definizione delle politiche e delle leggi in materia economica e sociale.

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