L’eco del feroce scontro tra Israele e Palestina non preoccupa per il momento il ministero dell’Interno sul fronte di potenziali atti di terrorismo in Italia. Ma è inevitabile che con questo clima di tensione proveniente dal Medioriente, il Viminale tenga gli occhi ben aperti, anche per il rischio di emulazione e di possibili azioni di ‘lupi solitari’. Il ministro Matteo Piantedosi, intervenendo a Roma a un convegno promosso dal sindacato di Poliza Cois e dall’Inmp, lo ha detto chiaramente: “Non abbiamo motivo di preoccuparci nell’immediatezza. Dobbiamo tenere alta la guardia”. Il numero uno del Viminale dà merito alla “grande professionalità del nostro sistema di sicurezza e di prevenzione che si è rivelato – ha detto – sempre molto capace di intercettare fenomeni” che potessero sfociare in gesti di “radicalizzazione”.
Nel corso dell’ultima riunione del Comitato per la sicurezza si è fatta una ricognizione degli obiettivi sensibili in Italia. Si tratta di 28.707 obiettivi a rischio di attacchi del terrorismo, 205 dei quali legati al mondo ebraico e allo Stato d’Israele, in prevalenza diplomatici e religiosi. Obiettivi su cui il ministero ha alzato il livello di attenzione. “C’è un margine di minaccia che è difficile prevenire, come i lupi solitari e le emulazioni, non abbiamo motivo di preoccuparci nell’immediatezza ma dobbiamo tenere alta la guardia”, ha aggiunto ancora il ministro. “Non abbiamo elementi di segnalazione di una minaccia concreta. È doveroso da parte mia rassicurare. Abbiamo una situazione internazionale difficile che, come la storia ci insegna, può avere ripercussioni, e quindi dobbiamo mantenere alta l’attenzione”.
Tutto sotto controllo, dunque, e al momento non appare neanche profilarsi all’orizzonte la possibilità di seguire l’esempio della Francia, il cui ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, ha vietato le manifestazioni in sostegno della Palestina per timore di disordini, dopo che migliaia di persone si sono radunate nelle piazze di diverse città transalpine per esprimere il proprio sostegno alla popolazione palestinese, innescando tensioni con le forze dell’ordine e portando all’arresto di una ventina di manifestanti. “Noi preferiamo gestire le manifestazioni – ha detto Piantedosi -, ovviamente fin quando non sono lesive dell’ordine pubblico. Sono valutazioni che vanno fatte caso per caso. Quando dovessero presentarsi condizioni per cui possa giustificarsi un divieto, anche noi nella nostra storia ne abbiamo. Però preferiamo gestire fenomeni come quelli delle manifestazioni fintantoché riteniamo di saperle gestire”.