L'imprenditore è stato iscritto dai pm di Milano, l'accusa è quella di aver falsificato l'atto

L’imprenditore torinese che vive in Colombia, Marco Di Nunzio, è indagato dalla Procura di Milano per falsità in testamento olografo, per la vicenda del ‘testamento’ di Silvio Berlusconi che sarebbe stato sottoscritto in Colombia il 21 settembre 2021 davanti a un notaio di Cartagena, nel quale il 55enne sarebbe stato nominato erede del Cavaliere. L’indagine della Polizia di Stato, coordinata dal Procuratore di Milano, Marcello Viola, e dalla pm Roberta Amadeo, è nata da una segnalazione inviata alle Procure di Milano e Roma dell’ex ambasciatore italiano a Bogotà, Gherardo Amaduzzi, lo scorso 28 di giugno. Nella segnalazione si spiega come all’Ambasciata d’Italia in Colombia una settimana prima – il 22 di giugno – l’imprenditore Di Nunzio abbia fatto pervenire elettronicamente quella che tecnicamente è una ‘diffida testamentaria’, sostenendo di essere ‘legatario’ di Berlusconi e di vantare diritti ereditari per 26 milioni di euro, il 2% delle azioni Fininvest, la nave ‘Principessa VaiVia’ e il 100% delle quote delle società proprietaria della villa di Antigua dell’ex presidente del Consiglio, morto il 12 giugno 2023 all’ospedale San Raffaele.

Di Nunzio faceva sapere di voler essere informato sulla data dell’apertura e lettura pubblica del testamento dell’ex senatore. Dopo aver aperto inizialmente un fascicolo contro ignoti, i pm hanno chiesto una rogatoria internazionale per acquisire la documentazione ufficiale. Il 55enne risulta avere precedenti per contraffazione di firma mentre uno dei legali della famiglia Berlusconi, l’avvocato Roberto Perroni, avrebbe fatto sapere agli inquirenti che è impossibile che il 21 settembre di due anni fa il Cavaliere si trovasse in Colombia per firmare qualunque documento o testamento. Da quanto si apprende la Procura sta valutando se possano sussistere gli estremi per reati più gravi come la truffa o l’estorsione e verificando se esista anche una segnalazione-diffida partita dallo storico notaio dei Berlusconi e di Fininvest, Arrigo Roveda, presso il quale si sarebbe tentato di far integrare il testamento.

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