Accuse di frode e bancarotta fraudolenta per la gestione della cooperativa Karibu. Procura: "Soldi trasferiti all'estero e utilizzati per spese di lusso". Il parlamentare: "Io estraneo, confido nella giustizia"
Sono scattati gli arresti domiciliari per Marie Therese Mukamitsindo e Liliane Murekatete, rispettivamente la suocera e la moglie del deputato Aboubakar Soumahoro e membri del cda della cooperativa Karibu. La Guardia di finanza di Latina ha eseguito l’ordinanza emessa dal gip del tribunale nell’ambito delle indagini pe la gestione delle cooperative che si occupano della gestione di richiedenti asilo e ninori non accompagnati nell’ambito della provincia di Latina. L’ordinanza prevede, inoltre, l’obbligo di dimora nel comune di residenza per il figlio della fondatrice di Karibu, Richard Mutangana. La misura prevede inoltre il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di quanto gli indagati hanno incassato, del “profitto del reato – scrive la procura di Latina – nei confronti degli stessi e di un altro soggetto legato a loro da vincoli di parentela, ma attualmente all’estero”.
Il deputato: “Io estraneo, confido nella giustizia”
“Prendo atto della misura applicata a mia moglie Liliane, null’altro ho da aggiungere o commentare, se non che continuo a confidare nella giustizia. Ribadisco, come è agli atti, la mia totale estraneità a tutto e chiedo nuovamente di rispettare la privacy di mio figlio”, ha commentato Soumahoro.
Inchiesta Karibu, tra le accuse frode e bancarotta, quasi 2 milioni sequestrati
Frode in pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale e autoriciclaggio: sono queste le accuse mosse nei confronti dei vertici della cooperativa Karibu, nell’ambito delle indagini per la gestione delle cooperative che si occupano della gestione di richiedenti asilo e minori non accompagnati nell’ambito della provincia di Latina. Le cooperative Karibu e Consorzio agenzia per l’inclusione e i diritti Italia e la Jambo Africa – per il tramite di Karibu – “hanno percepito ingenti fondi pubblici da diversi Enti (prefettura, regione, enti locali) destinati a specifici progetti o piani di assistenza riguardanti i richiedenti asilo e i minori non accompagnati, fornendo un servizio inadeguato o comunque difforme rispetto a quello pattuito“. Intanto, ammonta a quasi 2 milioni di euro (1.942.684,18 euro per la precisione) il totale dei fondi sequestrati dalla Guardia di Finanza di Latina nell’ambito dell’indagine sulla cooperativa Karibu, per la gestione delle cooperative che si occupano della gestione di richiedenti asilo e minori non accompagnati.”Le condotte – scrive il gip – risultano volontarie e consapevolmente mirate ad un risparmio di spesa (e successiva distrazione) dei fondi pubblici percepiti”.”Il dato oggettivo e contabile, non superabile, è che buona parte del denaro ricevuto non è stato adoperato per le finalità preposte, questo alla luce delle documentate distrazioni ma, anche e soprattutto, per la carenza dei servizi offerti”, si legge nelle carte dell’inchiesta.
Inchiesta Karibu, collaudato sistema fraudolento
Un “collaudato sistema fraudolento fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni oggettivamente e soggettivamente inesistenti” usati dalla coperativa Karibu nelle dichiarazioni relative agli anni 2015-2016-2017-2018 e 2019 “non solo con la specificità” dell’evasione fiscale, ma anche per giustificare, in sede di rendicontazione, la richiesta di finanziamenti alla Direzione centrale del sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati”. È quanto si legge nell’ordinanza del gip del tribunale di Latina, Giuseppe Molfese, in merito all’indagine sulla cooperativa Karibu, per la gestione delle cooperative che si occupano della gestione di richiedenti asilo e minori non accompagnati. Negli anni, la cooperativa Karibu ha percepito fondi pubblici da diversi enti statali per occuparsi di migranti e richiedenti asilo. Le indagini hanno fatto luce sui legami tra la Karibu cn la Jambo e l Consorzio Aid, ritenute dagli inquirenti “strutture satelliti” della cooperativa. Ed è attraverso le due altre cooperative che gli indagati avevano messo in piedi un “illecito meccanismo fraudolento, a gestione familiare”.
Inchiesta Karibu, migranti in condizioni lesive dignità umana
Condizioni “offensive dei diritti e della dignità di uomini e donne, aggravate dalla condizione di particolare vulnerabilità dei migranti richiedenti protezione internazionale”: è quanto scrive la procura di Latina nel provvedimento con il quale sono finite ai domiciliari Marie Therese Mukamitsindo e Liliane Murekatete, rispettivamente la suocera e la moglie del deputato Aboubakar Soumahoro e membri del cda della cooperativa Karibu.
Inchiesta Karibu, alloggi fatiscenti e senza acqua calda
Sovrannumero di ospiti in alloggi fatiscenti in condizioni igieniche “carenti” con presenza di umidità e muffa, riscaldamento assente o non adeguato, carenza di acqua calda, nella conservazione delle carni, scarsa qualità del cibo. È la ‘lista’ delle criticità messe nero su bianco dalla procura di Latina, nell’ambito dell’inchiesta Karibu per la gestione delle cooperative che si occupano della gestione di richiedenti asilo e minori non accompagnati. Nel provvedimento, la procura di Latina evidenzia anche la carenza del servizio di pulizia dei locali e dei servizi igienici e una “insufficiente” consegna. “Al riguardo sono esemplificative le vicende dei Cas di Aprilia (Via Lipari), di Latina (Hotel de la Ville Central) e di Maenza (Casal dei Lupi) gestiti dalla Karibu, nonché quelle dei CAS di Latina (Via Romagnoli e Via del Pioppeto) gestiti da CONSORZIO AID. di vestiario e prodotti per l’igiene”, scrive la Procura.
Inchiesta Karibu, soldi trasferiti all’estero e utilizzati per spese di lusso
I soldi destinati all’accoglienza erano in realtà “utilizzati per spese varie” quali alberghi, ristoranti, abbigliamento di lusso, accessori e gioelli. È quanto hanno ricostruito gli inquirenti nell’indagine sulla cooperativa Karibu, per la gestione delle cooperative che si occupano della gestione di richiedenti asilo e minori non accompagnati nell’ambito della provincia di Latina.”L’inosservanza delle condisioni pattutite” hanno portato inoltre a “investimenti del tutto estranei alle finalità” delle cooperative e “non inerenti” con la natura di enti no profit. Le somme destinate alla gestione delle strutture per i migranti erano “reimpiegate in attività imprenditoriali e comunque estranee rispetto alle finalità di assistenza e gestione in Italia dei migranti e/o richiedenti asilo”, si scrive inoltre da parte della Procura. La “distrazione” dei fondi è stata oggetto di investigazioni da parte degli inquirenti che hanno ipotizzato – nei confronti degli indagati – i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) a seguito dell’accertamento giudiziario dello stato d’insolvenza della cooperativa Karibu e di autoriciclaggio di parte di dette somme, che sono state trasferite all’estero (Ruanda, Belgio e Portogallo) e reimpiegate in attività imprenditoriali e comunque estranee rispetto alle finalità di assistenza e gestione in Italia dei migranti e/o richiedenti asilo”. Con i fondi prelevati dal conto corrente della cooperativa Karibu, uno degli indagati ha aperto in Rwanda prima un supermercato e successivamente un ristorante sotto l’insegna “Gusto Italiano”, si legge inoltre nelle carte dell’inchiesta. Nelle 152 pagine dell’ordinanza si legge che uno degli indagati “avendo la disponibilità delle credenziali di accesso al conto corrente principale della Karibu e della Jambo, ha potuto disporre, a suo piacimento, delle risorse pubbliche erogate per la gestione dei migranti, trasferendo ingenti risorse di denaro pubblico a favore di se stesso oltreché verso l’estero ed in particolare in Rwanda”.
Inchiesta Karibu, carte credito per shopping e centri estetici
I fondi destinati alla gestione dei richiedenti asilo e ai minori non accompagnati sono stati utilizzati per “finalità private: ristoranti, gioiellerie, centri estetici, abbigliamento, negozi di cosmetica“. È quanto si legge nelle carte dell’inchiesta della Procura di Latina sulla cooperativa Karibu. Inoltre, si legge che “l’utilizzo di carte di credito e prepagate, intestate alla Karibu” venivano “adoperate per finalità private (ristoranti, gioiellerie, centri estetici, abbigliamento, negozi di cosmetica) per importi come 93.976 euro nel 2017, 208.394 nel 2018, 49.946 euro nel 2019; 13.803 euro nel 2020; 2.177 nel 2021”.
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