Il presidente emerito della Consulta a LaPresse: "Pene più severe non portano a calo reati"
“La pena non deve consistere in trattamenti contrari al senso di umanità. E al di là delle norme, o delle convenzioni internazionali che vi possonono essere, il senso di umanità mi pare che escluda che un bambino piccolo possa stare in cella o in luoghi di dentenzione anche degli adulti, sia pure con la madre. Ed esclude anche che ci sia una custodia carceraria per le donne in attesa di un bambino, nelle attuali condizioni strutturali e di sovraffollamento in cui le carceri normalmente sono”. Così Cesare Mirabelli, presidente emerito della Consulta, contattato da LaPresse sulle norme del pacchetto sicurezza varato dal governo.
“Ci può essere un’esigenza di efficacia della sanzione, ma il problema si sposta sulla esecuzione della pena – prosegue il giurista – perché donne in gravidanza e bambini piccoli non possono essere tenuti in una condizione, mi verrebbe da dire, infernale e del tutto non adeguata alla loro condizione. Se si vuole sanzionare in maniera efficace penalmente, le strutture devono essere adeguate alla loro condizione”. Secondo Mirabelli, “non lo si può escludere, ma occorre che la sanzione sia eseguita in condizioni e luoghi appositi che consentano il rispetto di queste esigenze minime – aggiunge – luoghi di ‘detenzione leggera‘ in cui le condizioni di vita non siano tali da essere inumane o avvilenti”.
Mirabelli: “Pene più severe non portano a calo reati”
“È difficile che la sanzione penale funzioni in sé come strumento di prevenzione”, sottolinea inoltre Mirabelli. “L’aggravamento delle pene mi pare non porti a un contenimento del numero dei reati – aggiunge – Non è la minaccia di una pena che modifica questo assetto”.
Mirabelli: “Serve controllo su detenzione e uso armi”
“Il problema non è la proprietà di un’arma, ma che ci sia una controllabilità nella detenzione, nel porto e nell’uso di essa”, specifica invece Mirabelli in merito alla possibilità per gli agenti delle forze dell’ordine di portare con sè un’arma, anche fuori dal servizio, che non sia quella di ordinanza.
Mirabelli: “C’è tendenza a rispondere a impulsi del momento”
“C’è una tendenza a rispondere più agli impulsi del momento“, a “un ritenuto allarme sociale”, legato alla sicurezza, aggiunge Mirabelli. “Nel settore penale mi pare ci sia un andamento pendolare – spiega il giurista – a volte si ha un alleggerimento delle pene, a volte sulla base di un ritenuto allarme sociale, una manifestazione di volontà repressiva, o un aumento delle pene, o la qualificazione diversa di tipi di reato che sono in realtà unitari”.
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