Pd, M5S, Avs e Azione fanno appello "a liberare l’autonomia del Parlamento". E propongono di finanziare la misura con 100 milioni nella manovra
“Chiediamo il ritiro dell’emendamento Rizzetto che trasforma la legge di iniziativa parlamentare delle opposizioni in una delega al Governo. La maggioranza si confronti con noi sul merito delle proposte anziché mettere tutto nelle mani dell’esecutivo. Il nostro è un appello a liberare l’autonomia del Parlamento“. Così i capigruppo delle opposizioni in commissione Lavoro della Camera Arturo Scotto del Pd, Valentina Barzotti del M5S, Franco Mari di Avs e Antonio D’Alessio di Azione. L’emendamento di maggioranza alla proposta di legge sul salario minimo, a prima firma del presidente della commissione Lavoro Walter Rizzetto, prevede di delegare al governo la determinazione dell’equa retribuzione.
Opposizioni propongono salario minimo in manovra
Intanto, le opposizioni propongono di finanziare il salario minimo già nella manovra di quest’anno. Un emendamento alla legge di bilancio prevede lo stanziamento di un fondo da 300 milioni in tre anni, da alimentare con 100 milioni l’anno, da destinare al sostegno dei datori di lavoro che adeguano il salario minimo orario all’importo di 9 euro l’ora, soglia prevista nella pdl in discussione alla Camera. È stato presentato dalle opposizioni unite con l’esclusione di Italia Viva. Nel testo, che LaPresse ha potuto visionare, si legge che “il trattamento economico minimo orario stabilito dal CCNL, non può comunque essere inferiore a 9 euro lordi“. Pertanto, “al fine di contenere i maggiori costi a carico dei datori di lavoro derivanti dagli incrementi retributivi corrisposti ai prestatori di lavoro al fine di adeguare il trattamento economico minimo orario all’importo di 9 euro” viene istituito un ‘Fondo per il salario minimo’, “con una dotazione complessiva pari a 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026”. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali “è definita la modalità di erogazione del beneficio economico in favore dei datori di lavoro”, che è “progressivamente decrescente e proporzionale agli incrementi retributivi corrisposti”.
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