I big internazionali nella terza giornata della festa FdI: oggi Tajani, Salvini, Abascal e il discorso conclusivo della premier
Da Edi Rama a Rishi Sunak è l’immigrazione il cuore del dibattito nella terza giornata di Atreju che ha visto la partecipazione dei big internazionali, a partire proprio dal premier albanese, che è entrato subito nel merito dell’accordo con l’Italia per l’accoglienza dei migranti dopo lo stop alla ratifica arrivato nei giorni scorsi dalla Corte costituzionale di Tirana. “Sono fiducioso, perché l’accordo non ha niente di anticostituzionale“, ha commentato Rama dal palco dell’evento di Fratelli d’Italia, interrotto più volte dagli applausi. Rama auspica una decisione a stretto giro della Consulta albanese “perché i nostri governi devono sapere come andare avanti, senza perdere tempo”. Nel ricordare il sostegno assicurato da Roma a Tirana prima e dopo la caduta del comunismo, il premier albanese ha parlato di “rumore sproporzionato” sull’intesa tra due Paesi “che io vedo come parte di uno stesso popolo”. E ha confidato di aver detto “no” a richieste simili arrivate da altre nazioni europee che ha definito “Paesi cugini”, mentre l’Italia “è un fratello, una sorella”. Anche perché, ha aggiunto, “l’Italia non sta cercando solo un posto dove trasferire il problema ma vuole allargare lo spazio per gestirlo”. Non sono mancate le stoccate nei confronti dei critici, in particolare di quanti hanno paragonato il centro di accoglienza da realizzare in Albania nel quadro dell’accordo “una Guantanamo o un lager”, cui Rama ha chiesto di rispettare “le vittime dei veri lager e di Guantanamo”. “Se noi fossimo la Francia e avessimo fatto questo accordo per fare un centro di accoglienza, non solo nessuno si scandalizzerebbe ma direbbe ‘finalmente la Francia sta accogliendo un po’ di più’. Ma noi non siamo la Francia e non siamo neanche la Grecia”, che, “ha più di un centro di accoglienza ma nessuno ne parla”, si è lamentato. Un accordo del genere, si è chiesto, “quando si fa in un Paese dentro l’Unione è bene e quando si fa con un Paese europeo che è dall’altra parte del mare e che se non è nell’Ue è comunque dentro l’Europa no? Io non capisco”. Quanto all’Ue, ha rimarcato, “deve cambiare approccio” in particolare verso “i Paesi d’origine”.
L’elogio di Sunak a Meloni
Più duro l’approccio di Sunak, giunto sul palco in lieve ritardo rispetto al programma iniziale dopo l’incontro con Meloni a Palazzo Chigi ma accolto da un’ovazione che lo ha accompagnato più volte nel suo intervento, specie quando ha affrontato il tema dell’immigrazione. “È importante per la sovranità che siamo noi a decidere chi entra nei nostri Paesi e non le gang criminali“, ha scandito il premier britannico, secondo cui sia l’accordo tra Italia e Albania che quello tra Londra e Ruanda puntano proprio a “interrompere il business di queste gang criminali”. Sunak ha esortato ad “applicare il radicalismo di Thatcher sull’immigrazione illegale. I nostri oppositori vogliono mettere la testa sotto la sabbia e lasciare che il problema se ne vada da solo ma non funziona così. Andate a Lampedusa, dove il 50% degli immigrati è arrivato quest’anno: non è più sostenibile”. I costi per “gestire queste persone faranno arrabbiare i nostri cittadini”, ha insistito Sunak. “Se non gestiamo questo problema il numero crescerà”, ha sottolineato, “se lo ignorassimo i nostri Paesi sarebbero a rischio”. Sunak ha quindi elogiato la determinazione di Meloni, l’ha ringraziata per la sua “leadership a livello globale” e ha spiegato di avere con lei “un’amicizia molto forte” e di condividere “gli stessi interessi e valori”. E ha riconosciuto il lavoro svolto dall’Italia nella difesa dell’Ucraina. “Se diamo agli ucraini gli strumenti saranno loro a finire il lavoro”, ha affermato, parafrasando Winston Churchill. “La sovranità non può essere violata. È la prima regola da difendere”, ha continuato il premier britannico, dicendosi grato a Roma per il “sostegno” contro “l’aggressione al nostro continente”.
Il programma di oggi
Oggi, 17 dicembre, nella giornata conclusiva della kermesse di Fratelli d’Italia, sarà il turno dei due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, ma anche quella di Santiago Abascal, leader del partito spagnolo di destra Vox. Infine, ci sarà il discorso conclusivo della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
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