A Montecitorio il no alla proposta di legge sulla ratifica ed esecuzione dell’accordo recante la modifica del Trattato che istituisce il Mes arriva poco prima dell’ora di pranzo. E certifica una frattura nella maggioranza: Fratelli d’Italia e Lega votano contro mentre Forza Italia si astiene, provando a restare più coerente con la propria appartenenza alla famiglia del Ppe. “Più di così non si poteva fare, non potevamo votare a favore – viene spiegato tra gli azzurri -. Si sarebbe aperta davvero una crisi di governo”. Che sarebbe stata figlia della brusca accelerazione impressa al dossier, rinviato per mesi e all’improvviso portato in Aula proprio all’indomani del via libera dell’Italia al Patto di stabilità e crescita. Una coincidenza di tempi che non passa inosservata dalle parti dell’opposizione, tanto che qualcuno mette in relazione lo stop al Mes con la mancata soddisfazione dalle parti del governo per il compromesso sul Patto.
Di certo un messaggio a Bruxelles è stato inviato, anche se fonti di palazzo Chigi preferiscono non caricare troppo il passaggio alla Camera. “Il governo, che si era rimesso al Parlamento, prende atto del voto dell’Aula di Montecitorio sulla scelta di non ratificare la modifica al trattato Mes – viene spiegato -. Si tratta di un’integrazione di relativo interesse e attualità per l’Italia, visto che come elemento principale prevede l’estensione di salvaguardie a banche sistemiche in difficoltà, in un contesto che vede il sistema bancario italiano tra i più solidi in Europa e in Occidente”. “In ogni caso – si sottolinea -, il Mes è in piena funzione nella sua configurazione originaria, ossia di sostegno agli Stati membri in difficoltà finanziaria”.
Linea sposata anche dalle parti del Mef dove si ricorda che “la differenza tra il vecchio Mes e questo è soltanto l’utilizzo del Fondo per le crisi bancarie“. La mancata ratifica, perciò, non ne impedisce l’utilizzo, e inoltre non precluderebbe la chiusura dell’unione bancaria “che si può fare con uno strumento ad hoc diverso dal Mes dedicato alle eventuali crisi” degli istituti di credito. Da Chigi comunque non si chiude completamente la porta visto che “la scelta del Parlamento italiano di non procedere alla ratifica può essere l’occasione per avviare una riflessione in sede europea su nuove ed eventuali modifiche al trattato, più utili all’intera Eurozona”. Di percorso ancora aperto parla anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto: “Se l’obiettivo è quello di garantire che nessun paese vada in crisi, noi siamo i primi ad essere d’accordo. Quello che ci ha sempre visti meno d’accordo è che succeda quello che è successo in Grecia, dove un paese ha perso la sovranità per alcuni anni e chi ne ha pagato le conseguenze sono stati cittadini”.
Irremovibile appare invece Matteo Salvini, che celebra la “vittoria” ottenuta “grazie alla Lega”. “Il Parlamento boccia il Mes – scrive il vicepremier via social -: pensionati e lavoratori italiani non rischieranno di pagare il salvataggio delle banche straniere. E pazienza se a sinistra si arrabbieranno. Una battaglia della Lega combattuta per anni e finalmente vinta. Avanti così, a testa alta e senza paura”. Nessun commento ufficiale da parte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ancora influenzata, né dall’altro vicepremier Antonio Tajani, che aveva comunque chiarito agli alleati – nel confronto andato in scena tra ieri sera e questa mattina – che se il Mes fosse andato in Aula FI si sarebbe astenuta. Situazione che si materializza all’ora di pranzo, con FdI che, anche in ottica europee, cerca di non lasciare campo libero all’alleato sovranista rivendicando comunque un successo per “l’ennesima dimostrazione di coerenza” mostrata con la votazione contraria al trattato di modifica del Mes.