Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, individuato come principale bersaglio dagli avversari e invitato alle dimissioni
Le forze di opposizione si dividono sul Mes, ma vanno unite all’attacco di maggioranza e governo. Tra le file della minoranza la ricostruzione più gettonata è quella secondo cui il no alla riforma del trattato, arrivato proprio all’indomani dell’accordo sul Patto di stabilità, serva all’esecutivo per coprire politicamente e mediaticamente un’intesa europea in chiaroscuro. Anche a costo di ‘mettere in mezzo’ il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non a caso individuato come principale bersaglio dagli avversari e invitato alle dimissioni anche dalla segretaria del Pd, Elly Schlein. La giornata è comunque convulsa anche nel campo delle opposizioni. Il cui fronte si spacca sulle posizioni già note: votano a favore della ratifica della riforma del Mes il Pd, Azione, Italia viva e +Europa; si smarca il Movimento 5 Stelle che conferma la sua contrarietà anche in aula, dove interviene il leader Giuseppe Conte.
Le divisioni in maggioranza – con FdI e Lega che bocciano il Mes e Forza Italia che si astiene – sono però troppo ghiotte e offrono un facile pretesto per ricompattarsi sulle accuse al centrodestra: “L’europeista Tajani che si astiene sul Mes è una barzelletta continentale. Credo che alla prossima riunione del Ppe sarà accolto con un abbraccio di commossa e affettuosa solidarietà”, ironizza il leader di Italia Viva Matteo Renzi, secondo il quale “se la maggioranza vota contro vuol dire che sono in campagna elettorale e vince la linea Salvini”. Per il Pd “il voto sul Mes ha reso evidente le spaccature dentro la maggioranza su una vicende rilevante per l’Italia e per l’Europa. È una pessima figura per il nostro Paese”, sottolinea la capogruppo alla Camera Chiara Braga. “La maggioranza è unita e compatta, la nostra astensione è coerente con la nostra storia” e “non pregiudica la compattezza della maggioranza”, è la replica del capogruppo di FI in commissione Bilancio Roberto Pella, che però non sembra sufficiente per contenere gli attacchi della minoranza.
In Transatlantico, a Montecitorio, si rincorrono le ricostruzioni: “Dopo la debacle europea sul Patto di Stabilità, arriva la ridicola e autolesionista rappresaglia della maggioranza contro l’Europa sul Mes”, è quella del segretario di +Europa Riccardo Magi, che parla di di “una vergogna italiana”. Sulla stessa linea il leader di Azione, Carlo Calenda: “Meloni e Salvini oggi per ripicca, per mascherare i loro fallimenti in Ue con il Patto di Stabilità, portano il Mes in Aula e lo bocciano. Ragazzini al governo che non sanno ragionare per l’Italia, ma per il solo tornaconto elettorale”.
Ma è in aula che si materializza l’obiettivo ultimo degli attacchi, cioè Giorgetti. “Un ministro dell’Economia sbugiardato da quest’aula, sbeffeggiato dal suo leader e dal suo partito”, che “è andato all’Ecofin a dire che avremmo ratificato il Mes” un “ministro come quello che abbiamo, e lo dico col massimo rispetto, dinanzi a questo voto dovrebbe trarre le conseguenze”, sottolinea il deputato del Pd Enzo Amendola, mentre Azione – con Giulio Sottanelli – chiede che “il ministro dell’Economia venga in aula, perchè veda con i suoi occhi che oggi qui la sua maggioranza lo sta sfiduciando”.
Ancora più diretta Schlein, secondo cui il ministro leghista dovrebbe valutare le dimissioni: “Sì, assolutamente. È stata una colossale smentita di Giorgetti quella che la maggioranza ha messo in atto in Parlamento. Dovrebbe ragionare sulle conseguenze di questa cosa”, continua, osservando che “ieri hanno accettato a testa bassa un accordo fatto da Francia e Germania e oggi confessano con questo voto sul Mes, che non è mai entrato realmente nella trattativa sul Patto di stabilità e crescita, di essere stati sconfitti. Ma il messaggio ritorsivo danneggia la credibilità dell’Italia”. Per Conte, invece, “C’è sempre un momento della verità, quando la propaganda va via e rimane la realtà dei fatti. Meloni ha detto che avevamo fatto passare il Mes col sangue degli italiani, senza un dibattito parlamentare, col favore delle tenebre. Se oggi siete qui e dovete votare vuol dire che questo non è vero, che ha mentito al Parlamento”, è la sintesi dell’ex premier, che rivendica di aver detto “no al Mes quando tutti ci chiedevano di prenderlo” e accusa il governo di essere tornato “con il ‘pacco’ di stabilità e decrescita“, che “sarà un disastro per la nostra economia: le prossime saranno manovre lacrime e sangue”.
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