I dem, in ogni caso, insistono: "E' il compagno della figlia di Denis Verdini, indagato, e cognato di Tommaso, agli arresti domiciliari"
Matteo Salvini si smarca. Il leader della Lega, salvo cambiamenti di scenario, non intende riferire in Parlamento dopo l’indagine sugli appalti Anas che coinvolge Denis Verdini e il figlio Tommaso, attualmente ai domiciliari. “In agenda non c’è nulla”, ribadiscono fonti vicine al ministro dei Trasporti.
Le opposizioni, però, non intendono mollare la presa: “Funzionari pubblici che discutono di appalti con imprenditori, un sottosegretario della Lega chiamato in causa per interventi normativi, parentele imbarazzanti. Come può Salvini pensare che non dovrà spiegare al parlamento che cosa succede negli appalti Anas? Un insulto, la sua alzata di spalle. Arroganza e presunzione non lo mettono al riparo da un coinvolgimento che prima che personale è politico”, attacca Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera dei Deputati.
Il sottosegretario citato nell’ordinanza, non indagato, è Federico Freni, che però nega ogni coinvolgimento: “Chi fa il mio nome millanta”, assicura. E sulla sua “disponibilità”, riferita da uno degli indagati, ribatte: “L’unica disponibilità che mi riconosco sottolinea – è quella all’ascolto: vale per tutte le persone che incontro e ricevo, dalla prima all’ultima”. Freni si dice “assolutamente tranquillo. La preoccupazione si riserva a cose gravi, non certo a citazioni di terze persone. Se dovessi preoccuparmi di tutti i giudizi o le chiacchiere altrui, oltre un limite ragionevole, non dovrei uscire di casa. La mia serenità deriva dal fatto che sono completamente estraneo a questa inchiesta”.
I dem, in ogni caso, insistono. “E’ il compagno della figlia di Denis Verdini, indagato, cognato di Tommaso, agli arresti domiciliari. E il ministro Salvini decide di non riferire in Aula? Abbiamo bisogno di chiarezza. L’opinione pubblica ha il diritto di conoscerla”, dice chiaro Sandro Ruotolo. Anche il M5S non molla la presa: “Veramente il ministro delle Infrastrutture non vuole riferire alle Camere su una gravissima inchiesta che riguarda l’Anas? Sarebbe una reazione inaccettabile e il Movimento 5 Stelle non intende dargli tregua, il suo ruolo istituzionale glielo impone”, mettono nero su bianco i pentastellati che chiamano in causa anche la presidente del Consiglio: “La premier Meloni intende anche su questo scandalo trincerarsi nel silenzio che contraddistingue la sua recente postura politica? I giornali riferiscono che secondo lei ‘non è una bella storia’. Non basta, presidente”, la incalzano. E lo stesso fa Angelo Bonelli che in una lettera indirizzata alla leader di FdI scrive: “La vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto Tommaso Verdini in relazione alle commesse Anas ci interpella direttamente e richiede una riflessione politica che non può essere elusa. È fondamentale che le interazioni tra la politica, in particolare coloro che rivestono cariche governative, e il settore imprenditoriale si svolgano in modo regolato, trasparente ed in contesti istituzionali”.
Meloni, per ora, si limita a valutare gli elementi emersi sin qui. Lo staff smentisce affermazioni della premier sulla vicenda, mentre tra lei e Salvini i contatti non mancano, nell’ambito della consuetudine quotidiana tra membri del Governo. Si smarcano dal pressing per avere Salvini in Aula Azione e Iv. “Non difendo Salvini, da cui sono distante anni luce e che contrasto politicamente, ma provo a difendere il principio in base al quale i processi si fanno in Tribunale ed in Parlamento si fanno le leggi – spiega Enrico Costa – Facile affermarlo con il collega di partito, meno con l’avversario”. “Niente ha fatto danni tanto enormi quanto l’uso della giustizia nella lotta politica – gli fa eco Osvaldo Napoli – Le opposizioni, e mi riferisco a quelle radicali, evitino di farsi tarantolare dalla vicenda che vede coinvolto Tommaso Verdini. La gogna mediatica alzata negli ultimi trent’anni ha avvelenato la vita politica e civile del nostro Paese”.
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