È braccio di ferro tra Lega e Fratelli d’Italia con Forza Italia a cercare di fare in qualche modo da paciere. La prima spina nel fianco per la maggioranza di governo arriva dalla Sardegna. Il tavolo regionale fiume di giovedì scorso ha dato il via libera a maggioranza alla candidatura a presidente del sindaco di Cagliari di FdI, Paolo Truzzu, ma il Carroccio e il Partito sardo d’Azione hanno risposto picche, perché spingono per il bis dell’uscente Christian Solinas. C’è un cubo di Rubik da risolvere, perché nel 2024 si voterà anche in Piemonte, Basilicata, Abruzzo e Umbria, e in migliaia di Comuni, tra cui sei capoluoghi di Regione, da Firenze a Bari, da Cagliari a Perugia, passando per Potenza e Campobasso. Se da un lato il partito di via della Scrofa sostiene di essere sottorappresentato alla luce dei nuovi equilibri della coalizione, ormai a trazione FdI, per il Carroccio nelle ultime ore il vicesegretario, Andrea Crippa, ha parlato di “linea chiara: vogliamo garantire la continuità e rinnovare la fiducia nei confronti di sindaci e governatori uscenti di centrodestra”. D’altro canto, Forza Italia spingerebbe per la riconferma dei ‘suoi’ Alberto Cirio in Piemonte e Vito Bardi in Basilicata. Intanto, sulla partita della Sardegna il coordinatore regionale e deputato azzurro, Ugo Cappellacci, spiega: “Sulla scelta del candidato alla guida della Sardegna l’ultima parola spetta al tavolo nazionale e sono certo che saranno prese decisioni sagge, nell’interesse della nostra isola”. E poi aggiunge: “Come sempre ci sarà la massima attenzione all’unità della coalizione. Anche in queste ore Forza Italia sta dando il suo contributo di equilibrio, di idee e di proposte programmatiche, mettendo al centro un unico interesse: i sardi”. Dal canto suo, Maurizio Lupi segnala: “Noi moderati sta lavorando perché la maggioranza sia sempre più unita e per scegliere i migliori candidati, sia valorizzando le esperienze positive di governo, sia individuando tutti insieme figure autorevoli, come già accaduto in Sicilia e Molise, puntando sul buon governo”. Un vertice di maggioranza, con o senza i leader è da vedere, potrebbe essere convocato nei prossimi giorni per provare a sbrogliare la matassa.
In ogni caso, a far discutere i partiti di maggioranza c’è anche il dossier balneari. Dopo il richiamo arrivato dal Colle sul ddl Concorrenza, la premier Giorgia Meloni, nella conferenza stampa di giovedì scorso alla Camera, dopo aver ricordato che “il governo ha fatto la mappatura delle nostre coste”, ha chiarito che “l’obiettivo è una norma di riordino per rimettere ordine alla giungla dei pronunciamenti attraverso un confronto con la Commissione Ue per evitare la procedura di infrazione e dare certezze agli operatori. Sarà oggetto del lavoro delle prossime settimane”. Nell’occhio del ciclone delle opposizioni, intanto, è finita la circolare del Mit, guidato dal leader leghista, Matteo Salvini, che prevede la riduzione del 4,5% dei canoni annuali che le imprese sono chiamate a versare allo Stato, proprietario delle spiagge. Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, e il deputato di Avs, Angelo Bonelli, annunciano un esposto alla Corte dei Conti. Mentre dal M5S Mario Turco (vicepresidente) e Marco Croatti paventano che “sulle nostre spiagge si abbatterà presto un’ondata di ricorsi e denunce”.
Resta il fatto che il contrasto alla direttiva Bolkestein, datata 2006, è uno storico cavallo di battaglia del Carroccio, che fa il tifo per una proroga delle attuali concessioni. “L’Europa non è tutta uguale: la connessione tra canoni demaniali e turismo non è la stessa da noi e in nord Europa. Il peccato originale – osservatore il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia – è che non è un abito sartoriale”.