Le parole del vicepresidente, durante la conferenza convocata a Palazzo dei Marescialli per celebrare quanto fatto in un anno di attività, alzano un polverone

Il Consiglio superiore della magistratura “non è una terza Camera” e “ha deragliato dalla sua funzione costituzionale”. Le parole del vicepresidente Fabio Pinelli, durante la conferenza convocata a Palazzo dei Marescialli per celebrare quanto fatto in un anno di attività, alzano un polverone.

“I dati testimoniano la situazione in netto miglioramento”, inizia il vicepresidente, mostrando slide e snocciolando numeri a dimostrare il calo del 25% del “gravosissimo” arretrato. Poi l’accenno a chi lo ha preceduto, “i numeri dimostrano soprattutto che il Consiglio aveva perso la sua funzione propria, di essere un organo di alta amministrazione, e non un organo volto ad una impropria attività politica”. Il seguito arriva dopo la richiesta di chiarimenti da parte dei giornalisti: “Penso che questo deragliamento dalla funzione propria del Csm riguardasse tanti fattori – prova a spiegare il vicepresidente – Compito del Csm è delimitare in modo adeguato l’ambito dei propri pareri, poi la politica liberamente ritiene di valutarli o no”, ma “è opportuno che mantenga i limiti del proprio perimetro di intervento”.

Alla domanda se Sergio Mattarella condivida il parere sul precedente Consiglio, che presiedeva come presiede questo, Pinelli risponde che il Capo dello Stato “è evidentemente a conoscenza passo dopo passo dell’attività del Csm e dell’impostazione che viene data dal vicepresidente”. E ancora: “È evidente che il presidente non ha mai consentito o autorizzato una funzione dell’organo che fosse diversa da quella che la Costituzione gli ha assegnato”. Dunque “non c’è nulla assolutamente da rimproverargli”, dice, provando a correggere il tiro su parole che chiamano in causa l’inquilino del Colle, il quale non ama la bagarre politica e tanto meno finirci nel mezzo.

La conferenza accende la polemica e a stretto giro arriva il commento dell’ex vicepresidente David Ermini che, contattato da LaPresse, attacca: “Nel nostro Consiglio la politica non è mai entrata e non so se tutti possono dire la stessa cosa”. “È dimostrato da indagini, intercettazioni e quant’altro – chiosa – Tutte le nostre scelte sono sempre state effettuate avendo come punto di riferimento il Quirinale e la Costituzione”. Critico anche il segretario di AreaDg, Giovanni Zaccaro, secondo il quale Pinelli “ha lo stesso vizio dei politici: accusa senza però citare fatti ed episodi concreti”.

Nel pomeriggio Pinelli precisa: “Non ho mai affermato che il Consiglio abbia in passato tradito il proprio mandato costituzionale”, “e non ho fatto alcun riferimento al vicepresidente dell’epoca”. Ma le critiche non si arrestano. E se da un lato gli arrivano note di supporto da Forza Italia con Maurizio Gasparri, “giuste e storiche le sue considerazioni”, e da Azione con Enrico Costa, “ha detto cose ovvie, ovvero che il Csm, imbeccato dalla politica, non deve fare il controcanto al Parlamento”, dure sono le reazioni del Pd, con la responsabile Giustizia, Debora Serracchiani, che si dice “stupefatta” da tanta “mancanza di sensibilità istituzionale” e l’ex Guardasigilli Andrea Orlando che parla, senza mezzi termini di parole “sorprendentemente brutte” che creano un nuovo “strappo istituzionale”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: ,