L’Aula del Senato ha respinto il disegno di legge di iniziativa popolare di riforma del Titolo V della Costituzione che avrebbe inciso, di fatto bloccandolo, sul progetto della cosiddetta ‘Autonomia Differenziata’ varato dal governo e a prima firma Calderoli, approvato in prima lettura martedì a Palazzo Madama. In quattro distinte votazioni sono stati bocciati i quattro articoli del testo, pertanto non si è proceduto con il voto finale. Il ddl, su iniziativa del professor Massimo Villone e sul quale sono state raccolte più di 100mila firme, chiedeva di modificare gli articoli 116 e il 117 in materia di Autonomia.
Polemica, durante il dibattito, per le parole del presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato Alberto Balboni (FdI), che ha citato l’ex leader del Movimento Sociale Italiano, Giorgio Almirante. “Giorgio Almirante nel secolo scorso, insieme ad altri grandi padri della Patria, ha contribuito – anche se non riuscendoci completamente – al processo di pacificazione nazionale indispensabile per garantire la coesione sociale. Quindi, figuratevi se chi vi sta parlando non ha a cuore l’unità nazionale e il principio di difendere tutti gli italiani, dalle Alpi alla Sicilia“, ha affermato Balboni. “Almirante – ha aggiunto – mi ha insegnato ad amare la Patria anche quando la maggior parte della mia Patria mi negava perfino il diritto di esistere, non solo politicamente ma addirittura fisicamente”.
“Chi viene da questa storia non può rinunciare né all’unità nazionale né a sentirsi italiano, eppure – ha aggiunto Balboni – la politica deve rispondere al principio di realtà”. Citando anche Max Weber, Balboni ha sottolineato che “la nostra non può essere soltanto un’azione che risponde all’etica della convinzione ma deve essere un’azione che corrisponde all’etica della responsabilità. Pensare alle conseguenze che hanno le nostre decisioni. Allora è un dato di fatto che nella Costituzione è entrato nel 1970, che il centrosinistra ha approvato la riforma del Titolo V con 4 voti di maggioranza pochi giorni prima del termine della legislatura e lo ha fatto, a proposito di chi parla di scambio, calpestando la dignità della nostra Costituzione perché l’ha trasformata in una merce di scambio per cercare di portare dalla vostra parte un partito che stava nel centrodestra. Peraltro facendo un buco nell’acqua”.
“Una riforma che non ho votato, contro la quale ha votato al referendum confermativo del 2002, che è costata miliardi e ha precipitato la Corte Costituzionale nel caos”, ha aggiunto Balboni, perché “più della metà delle sentenze negli ultimi 20 riguardano questo argomento”.
“Almirante mi ha anche insegnato a rispettare la Costituzione, l’ordinamento della Repubblica e le leggi italiane. E il Titolo V è entrato nella Costituzione che noi abbiamo cercato di attuare, assieme ai Lep rimasti inattuati per 20 anni e che sono presupposto per garantire il principio di eguaglianza. Il dentifricio nel tubetto non si può rimettere e il modo per rispettare la Costituzione è attuarla“, ha concluso.
Dura la reazione da parte degli esponenti dell’opposizione, in particolare Dario Parrini, senatore del Pd, che ha affermato: “Ci furono apertissime dichiarazioni di simpatia di Giorgio Almirante per il colpo di stato di Pinochet in Cile, per la dittatura dei colonnelli in Grecia, per Videla in Argentina. E Almirante si vantava di dire che l’aggettivo democratico non lo convinceva e che la parola fascista ce l’aveva stampata in fronte. Questo è stato l’Almirante degli anni ’70. Non discuto dell’Almirante di altre epoche, ma negli anni ’70 Almirante è questo e dubito fortemente che lo si possa definire un campione della democrazia e del rispetto della Costituzione”.