Agitazione anche nel Pd, con i sindaci dem in pressing per la modifica della legge sui comuni oltre i 15mila abitanti

La questione del terzo mandato per governatori e sindaci delle grandi città continua ad agitare gli schieramenti politici, soprattutto al loro interno. Sul fronte della maggioranza si registra anche mercoledì la distanza tra la Lega – che ha presentato un emendamento al Dl Elezioni per consentire ai presidenti di regione (e in particolare al governatore veneto Luca Zaia) di ricandidarsi anche dopo un secondo mandato – e gli alleati di FdI e Forza Italia. Mentre all’interno del Pd, che continua a opporsi a questa possibilità, cresce il pressing dei sindaci dem che vorrebbero la possibilità di ricandidarsi. Sui “governatori sono contrario” al terzo mandato, chiude la porta il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, spiegando che per i sindaci dei comuni fino a 15.000 abitanti va bene, si può arrivare al terzo mandato, ma per quanto riguarda i governatori diventa troppo lungo”. In democrazia, sottolinea, “serve l’alternanza”.

L’ipotesi dell’inammissibilità

Il capogruppo di FdI Tommaso Foti ne fa una questione tecnica: ricordando che “si tratta di un decreto legge”, spiega che “gli emendamenti dovrebbero riferirsi al caso di necessità e urgenza per i quali il decreto viene adottato” e “ritengo che, allo stato attuale, non sia possibile riconoscere tali requisiti. Il Senato lo valuterà e si esprimerà come ritiene opportuno”. Il messaggio non è casuale, perché la voce che gira nel centrodestra è che l’emendamento della Lega possa essere disinnescato decretandone l’inammissibilità in sede di esame in commissione Affari costituzionali al Senato (presieduta da Alberto Balboni di FdI). Ma fonti della stessa commissione fanno sapere a LaPresse che la proposta di modifica avanzata dal Carroccio, a una prima lettura, “non sarebbe inammissibile”, sottolineando che “il nodo da sciogliere è politico” perché “sarebbe contraddittorio non permettere un terzo mandato nella riforma del premierato e consentirlo sui governatori”. La decisione ufficiale sull’ammissibilità, arriverà comunque, concludono le fonti, solo dopo il parere tecnico degli uffici. Intanto però la Lega sostiene che “c’è un gioco di FdI a non volerci dare il terzo mandato”, accusa il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, mentre il vicesegretario Andrea Crippa assicura a LaPresse: “Noi cercheremo di andare avanti“, perché “se l’urgenza c’era tre settimane fa non capisco perché non ci sia adesso. Se c’era per i sindaci sotto i 15mila abitanti, c’è anche per i sindaci sopra i 15mila abitanti e per i governatori“.

L’agitazione nel Pd

Un po’ di maretta c’è anche all’interno del Pd. “Sulla questione del limite dei mandati la prima cosa da segnalare sono le divisioni nella destra tra Lega e FdI”, segnala il capogruppo dem al Senato Francesco Boccia, ribadendo però che “noi siamo assolutamente contrari a togliere il limite dei mandati per i sindaci“. Boccia parla di “satrapi”, scatenando la reazione di Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro e coordinatore dei sindaci dem: “La linea espressa da Francesco Boccia, per il quale il terzo mandato crea satrapi, non può essere la linea ufficiale del Pd. Invece avere parlamentari in carica per 4 o 5 legislature senza aver mai preso un voto direttamente che cosa crea? I parlamentari a vita?. Il Pd trovi una sede dove discutere internamente prima della Commissione Affari Istituzionali del Senato della prossima settimana”, avverte, seguito dal sindaco dem di Mantova Mattia Palazzi: “Qui non ci sono satrapi ma amministratori eletti che andrebbero quantomeno rispettati. Nessuno ha chiesto mandati illimitati. Chiediamo di non fare distinzioni totalmente prive di logica tra Comuni sotto i 15 mila abitanti e il resto dei Comuni. Si metta terzo mandato a tutti i Comuni sopra i 5 mila abitanti come in tutti i Paesi Europei”. Il riferimento ai satrapi era a “quelli che dovessero fare i sindaci per 20-30 anni nei comuni piccoli senza limite di mandato”, chiarisce poi Boccia a LaPresse, precisando che “prima la maggioranza deve dire chiaramente che fa, visto che è completamente spaccata e che stanno mettendo le mani su una riforma che ha funzionato bene per 30 anni: se si apre la discussione in Parlamento è evidente che vanno rafforzati i pesi e i contrappesi democratici, come il rafforzamento dei consigli comunali e regionali”.

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