‘Bruxelles ha fallito, riavviare il sistema’. Parte da questo slogan, uno di quelli utilizzati all’evento ‘Winds of change’ organizzato dai sovranisti di Identità e Democrazia a Roma, la campagna per le Europee del gruppo che, al Parlamento Ue, comprende anche la Lega di Matteo Salvini. Il vicepremier ha fatto convenire nella Capitale i suoi alleati europei – tranne Marine Le Pen che ha inviato un videomessaggio – per farsi dare un’investitura come unico leader del centrodestra italiano che vuole davvero mandare a casa Ursula von der Leyen, al contrario di Giorgia Meloni.
Lui si affretta a rassicurare: “Il governo italiano, che gli italiani hanno scelto nel 2022, andrà avanti fino al 2027, stanno provando a dividerci ma non ci riusciranno. In Giorgia ho trovato un’amica, certo spesso anche tra amici ci possono essere problemi ma si va avanti”. Ma le provocazioni alla premier, ‘rea’ di non essere determinata nel voler abbandonare von der Leyen al suo destino, diventano in breve un fuoco di fila. È lo stesso Salvini a spiegare: “Marine Le Pen chiede chi sosterrà un nuovo mandato di Ursula von der Leyen, e io vi dico che chi sceglierà la Lega sceglierà di mandarla a casa. Non si può continuare così”. Poco prima di lui la leader del Rassemblement National francese aveva infatti chiesto: “Giorgia, signora primo ministro Meloni, sosterrete o no un secondo mandato di von der Leyen? Io credo di sì, e così proseguiranno le politiche che danneggiano i popoli europei. E in Italia il solo candidato che si opporrà a un secondo mandato di von der Leyen è Matteo Salvini, e chi non vuole più queste politiche deve scegliere lui”. Anche il leader del partito portoghese Chega (‘Basta’), Andrè Ventura, reduce da un ottimo risultato alle politiche nel suo Paese, chiede di scegliere ‘l’originale’: “Mi è stato chiesto se dovremmo sostenere Giorgia Meloni al Parlamento Ue. Ma perché dovremmo sostenere lei e non Matteo Salvini come il principale e più grande candidato europeo che abbiamo?”.
L’obiettivo di tutti, Lega in testa, è cambiare radicalmente, dopo le elezioni del 8 e 9 giugno, le politiche Ue. “Tra 77 giorni ci sarà un referendum, tra passato e futuro, tra precarietà e lavoro, tra coloro che decidono cosa si può dire e chi è per la libertà di espressione”, dice Salvini, che attacca una ad una le politiche Ue, soprattutto il Green Deal e le scelte in tema di immigrazione. “Si vuole impedire l’uso dei combustibili fossili per puntare sull’elettrico fatto in Cina dove consumano fonti fossili in grandi quantità”, e questa scelta “o è dettata da stupidità, oppure da interessi economici”. E sull’argomento migranti Salvini ribadisce: “Difendere i confini non è un diritto ma un dovere di un politico: chi non difende i confini commette un omicidio nei confronti del suo popolo. Io da ministro ho applicato la Costituzione, che dice che difendere i confini è un dovere non di un ministro, di ogni cittadino. E ora sono a processo per questo, ma vado in tribunale a testa alta”. Anche sulle guerre in corso, il leader leghista promette che con una vittoria del campo sovranista alle Europee le cose potrebbero cambiare a Bruxelles: “Il 9 giugno dobbiamo riportare al centro la pace, basta con gente che parla di bombe, di guerre, di missili”.
L’attacco finale è per Macron: “Solo immaginare che soldati europei possano andare in guerra è sbagliato. Credo che il presidente francese sia un pericolo per l’Europa. È chiaro che in un conflitto tra Russia e Ucraina sappiamo distinguere tra aggredito e aggressore, ma io non voglio lasciare ai miei figli un continente impegnato nella terza guerra mondiale”.
Anche in questo senso, conferma il suo appoggio a Donald Trump nelle elezioni Usa: “Gli anni di governi repubblicani sono sempre stati anni di prosperità e di pace. Quindi spero che gli Stati Uniti scelgano Donald Trump, perché qualsiasi cosa si dica di lui, ricordo che riuscì a sottoscrivere i Patti di Abramo, riavvicinando il mondo arabo al popolo americano”. Non è un caso la presenza sul palco di Vivek Ramaswamy, imprenditore ed ex candidato alle primarie repubblicane Usa, che oggi sostiene proprio Trump e chiosa: “Siamo nel mezzo di una guerra spirituale per l’animo dell’Occidente. Io sono convinto che individuo, famiglia, nazione e Dio batteranno sempre razza, gender, sessualità e clima”. Una svolta che, è l’auspicio dei partiti di Identità e Democrazia, deve partire il prossimo 9 giugno dalle urne.