Le opposizioni insorgono dopo il via libera alla Camera di un emendamento al dl sul Pnrr: "Attacco a libertà delle donne"
Le Regioni, nell’organizzare i servizi dei consultori, “possono avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”. Questo l’emendamento di FdI, a firma del deputato Lorenzo Malagola, che viene inserito all’ultimo nel decreto Pnrr durante l’esame in commissione Bilancio alla Camera. E che di fatto – secondo le opposizioni che insorgono all’idea – apre la strada alla presenza delle associazioni ‘pro vità’ all’interno dei consultori.La polemica è inevitabile, anche perché il governo pone la fiducia in aula sullo stesso provvedimento che contiene la norma contestata dalle forze di minoranza in Parlamento.
“Ricordate quando Meloni disse che non avrebbe toccato la 194? Ecco, mentiva”, attacca la segretaria del Pd Elly Schlein, secondo la quale “è in corso un attacco pesante alla libertà delle donne di scegliere sul proprio corpo. È molto grave il blitz della destra in Parlamento con questo emendamento, che vuole fare entrare nei consultori associazioni anti abortiste, per incidere psicologicamente e in modo inaccettabile, violento sulle donne che cercano di avere accesso alla interruzione volontaria di gravidanza”.
“La maggioranza non si smentisce mai e anche nel decreto sul Pnrr riesce a inserire un attacco al diritto all’aborto”, aggiungono i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle commissioni Affari sociali di Camera e Senato, parlando di “una decisione molto grave, perché rappresenta l’ennesima offesa ai diritti della donna e alla sua autodeterminazione. È importante dotare i consultori di personale qualificato e strutturato, in modo da assolvere a tutte le funzioni richieste a quelle strutture”, mentre “viviamo in un Paese in cui il diritto all’interruzione di gravidanza è già sotto attacco, in cui è già difficile accedere alla pratica, in cui le donne devono viaggiare fuori provincia o addirittura fuori regione per riuscire ad abortire”.
“Con l’apertura alle associazioni pro life nei consultori, per mettere un ulteriore ostacolo all’esercizio del diritto di aborto, il governo fa un uso politico dei fondi del Pnrr oltre che calpestare i diritti delle donne. Mentre il Parlamento europeo chiede che l’interruzione di gravidanza entri nella carta dei diritti fondamentali dell’Ue, il governo Meloni si mette alla guida dei Paesi Ue che vogliono cancellare questo diritto”, sottolinea il segretario di +Europa Riccardo Magi, mentre il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia, osserva: “Sembra che questa destra, guidata da una donna, abbia in odio la libertà femminile. Anche su questo faremo una battaglia in Parlamento e nel Paese convinti che la libertà e la responsabilità delle donne siano un valore da tutelare”.
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