Roberto Salis: "Non faccio il politico, ma attivista diritti civili"
Il padre di Ilaria Salis punta il dito contro le istituzioni italiane. “Sono convinto che non siamo noi a dover lavorare per le istituzioni, sono le istituzioni che devono lavorare per noi, perché siamo cittadini e non siamo sudditi. Nel momento in cui c’è una cittadina italiana chiusa in cella, che non può parlare con i genitori, che parla solo con gli avvocati ungheresi che sono usi ai trattamenti dati in quelle carceri e a quelle conduzioni nei tribunali, se la famiglia non può intervenire ci vuole un’azione importante delle istituzioni italiane. In quel caso doveva essere l’Ambasciata a non stare lì passivamente a guardare, ma doveva segnalare, far salire la rilevanza del problema, coinvolgere il resto del Ministero degli Esteri e fare in modo che i diritti di un cittadino italiano fossero tutelati il più possibile nello stesso modo in cui sono tutelati nel nostro Paese”, ha affermato Roberto Salis, intervenuto a “La Repubblica delle idee” in corso a Napoli.
Roberto Salis: “Non faccio il politico, ma attivista diritti civili”
“Io faccio il papà di Ilaria, non faccio il politico. Com’è cambiata la mia vita? Mi sono trasformato in un attivista dei diritti civili 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana. Questo si deve fare per i figli, non è possibile fare altrimenti”, ha aggiunto Salis. “Chiaramente è molto difficile – ha aggiunto Roberto Salis – perché ci sono anche le situazioni familiari. Ilaria ha anche una mamma, che soffre e forse soffre anche più di me. Per cui è una situazione un po’ difficile. Io adesso dovrei essere a casa mia in Sardegna a organizzare l’orto per la produzione estiva, penso che quest’anno ne dovrò fare a meno”.
Roberto Salis: “Ilaria dopo 14 mesi ha finalmente avuto un phon”
“Ilaria sta abbastanza bene, è una donna molto forte. Ha avuto periodi molto duri, soprattutto i primi 35 giorni di detenzione sono stati difficili. Non ne avevamo contezza e non siamo potuti intervenire per aiutarla, e questo per me è un grave cruccio. Adesso sta meglio, le condizioni carcerarie sono un po’ migliorate, ma è un processo molto lento. Ha ricevuto finalmente un phon nell’ultimo pacco consegnato dall’Ambasciata, dopo 14 mesi può finalmente asciugarsi i capelli”, ha aggiunto Salis.
Tajani: “Salis candidata? Lavoro governo più difficile”
Quello di Ilaria Salis “è un percorso che legittimamente ha scelto. Come ministro continuerò a fare tutto quello che ho fatto sempre, ho sempre detto che a mio giudizio era un errore politicizzare la vicenda, perché non avrebbe agevolato la nostra attività. Però è una scelta che è stata fatta, io continuerò a fare il mio lavoro indipendentemente dalla scelta politica, sapevamo qual era il suo orientamento politico e abbiamo fatto sempre il massimo per aiutarla, fin dal primo giorno. Lo abbiamo fatto con discrezione, io non ho mai politicizzato. Mi sono comportato con lei come mi sono comportato con tutti i cittadini italiani che hanno problemi di vario tipo con la giustizia, con il rispetto dei diritti. Qualche risultato, anche con persone che rischiavano molto più di lei, penso ad esempio ad Alessia Piperno, che era nel carcere dei pasdaran e rischiava la pena capitale, siamo riusciti a riportarla in Italia. Così come abbiamo ottenuto dall’Egitto che Patrick Zaki potesse tornare in Italia. Si lavora meglio sottotraccia che facendo clamore. Il clamore serve ad andare sui giornali, serve a creare un caso politico, ma spesso non serve a risolvere i problemi. Il mio compito di ministro degli Esteri è risolvere i problemi, non fare una campagna elettorale su questa questione. Io continuerò a pensarla alla stessa maniera, con grande rispetto per le scelte che ognuno fa, però obiettivamente per noi è più difficile con una persona che si è candidata alle elezioni, poi vedremo cosa accadrà”. Lo ha detto il ministro degli Esteri e segretario di FI, Antonio Tajani, a margine del Consiglio nazionale del partito in corso a Roma.
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