Così il presidente Primo Minelli presentando alla Casa della Memoria la manifestazione nazionale per la festa della Liberazione

Il presidente di Anpi Milano, Primo Minelli, presentando alla Casa della Memoria la manifestazione nazionale per la festa della Liberazione ha parlato di certi esponenti dell’esecutivo e del loro difficile rapporto con il 25 aprile. “C’è un pezzo significativo di questo governo che non riconosce il 25 Aprile. Immaginano l’antifascismo relegato agli anni ’70 ma ha radice molto più antiche. Bisognerebbe che, per onestà intellettuale, che qualcuno spiegasse agli italiani il significato di quella fiamma dentro un simbolo di partito. È la fiamma che arde sopra la tomba di Mussolini”, ha detto Minelli aggiungendo: “Il ministro Lollobrigida dice l’antifascismo è violenza. Sì, e si chiama Gramsci, Matteotti, fratelli Rosselli e Don Minzoni. Si chiama tutte le violenze che il fascismo ha prodotto nella sua storia. Questa parola non la ascoltiamo dalla bocca di autorevoli ministri. Qualcuno dice che è la festa della libertà, sì, ma conquistata anche con la Liberazione, bisogna che il ministro si ricordi anche di queste cose”, ha detto Minelli. La premier Meloni non si è mai detta antifascista? “Non la posso torturare”, ha continuato con una battuta

“Non mi meraviglio. Che ci sia un pezzo dell’Italia che non riconosce il 25 aprile non è una novità. Un po’ di ‘nostalgia’ c’è in questo Paese. Fosse solo di gruppetti insignificanti, ma la tragedia vera è che non si riconosce il 25 aprile come cemento unitario di questo paese”, ha detto ancora. La scelta del leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini di presentare il suo libro a Milano proprio quel giorno “è un non riconoscimento di questa festa, nè più nè meno. Però c’è da dire che molti amministratori che fanno parte della coalizione di Salvini la riconosce. Quindi c’è un pezzo di quel mondo che riconosce il 25 aprile, non è tutto rapppresentato da Salvini”,

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