Schlein e Calenda alla manifestazione di Milano. Il ministro della Giustizia Nordio fischiato a Treviso
C’è chi partecipa ai cortei e chi si limita a poche parole via social. La festa di Liberazione anche quest’anno accende il dibattito politico, in Rete, come nelle piazze. La premier Giorgia Meloni presenzia al mattino alle celebrazioni in Piazza Venezia, a Roma, dove il presidente della Repubblica Sergio Mattarella depone una corona d’alloro. “Nel giorno in cui l’Italia celebra la Liberazione, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia – scrive su X la presidente del Consiglio – ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari. Quelli di ieri, che hanno oppresso i popoli in Europa e nel mondo, e quelli di oggi, che siamo determinati a contrastare con impegno e coraggio”. “Continueremo a lavorare per difendere la democrazia – aggiunge – e per un’Italia finalmente capace di unirsi sul valore della libertà. Viva la libertà!”.
La leader dem Elly Schlein, prima di scendere in piazza a Milano, affida ai social il suo pensiero e invita a “non dimenticare, perché quelle pagine buie della storia non devono tornare”. La dedica della segretaria Pd è a chi “ancora oggi lotta per un Paese migliore, solidale, giusto” e a chi “scende nelle piazze, senza indugi e paura, ad urlare: viva l’Italia antifascista”. “Non possiamo permettere che i valori della Costituzione vengano oggi scalfiti, uno a uno – sono le parole diffuse via social del presidente M5S Giuseppe Conte – tra corsa al riarmo, tagli alla sanità e scarso impegno per assicurare dignità, salari giusti e sicurezza alle persone. Buon 25 aprile, Italia. Buona Liberazione. Non abbassiamo la guardia”.
La festa scende nelle piazze, a cominciare da Roma e Milano, dove non mancano momenti di tensione tra i manifestanti della Brigata Ebraica e i movimenti pro Palestina. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio viene fischiato durante il discorso pronunciato dal palco a Treviso: “A noi oggi viene chiesto se siamo antifascisti – è il passaggio contestato – Direi che è una domanda retorica avendo giurato fedeltà alla Costituzione che è antifascista, è ovvio che lo siamo”. Dal palco, in piazza Duomo, a Milano, Antonio Scurati legge il monologo sul 25 aprile cancellato dalla Rai. Quando termina l’intervento lo scrittore abbraccia la segretaria Pd. “Siamo qui per onorare la memoria della resistenza e di chi si è sacrificato tanto per consegnarci un futuro di libertà e democrazia – dice Schlein – che non dobbiamo mai dare per scontato e che dobbiamo difendere ogni giorno”. Ad accompagnarla c’è una delegazione del partito e a chi tra i cronisti le chiede come risponde alle accuse di antisemitismo rivolte alla sinistra per le contestazioni contro la Brigata ebraica, lei risponde netta: “Non è così”. Sul punto è severo il commento della senatrice Raffaella Paita: “Sosteniamo i valori della Resistenza, tutta: ogni anno, qualcuno cerca di intestarsi la Festa della Liberazione con un atteggiamento fascista verso forze, come la Brigata ebraica, che sono state determinanti nella sconfitta del nazifascismo”.
Il leader di Azione Carlo Calenda, che partecipa al corteo di Milano, parla senza mezzi termini di “violenze brutali, ancora più indegne perché fatte contro i simboli della Brigata ebraica”. “Noi siamo qui oggi per un 25 aprile che sia di tutti – aggiunge – una festa repubblicana che tenga insieme la storia la memoria e il desiderio di preservarle”. Alla manifestazione di Roma, Roberto Salis legge una lettera scritta per l’occasione dalla figlia, detenuta in Ungheria: “Sono orgogliosa che nel mio Paese si ricordi tutti gli anni la cacciata dei nazifascisti grazie alla coraggiosa lotta di partigiani e partigiane – scrive l’insegnante candidata alle europee nelle liste di Avs – Dalla mia cella ardentemente desidero che il mio Paese si mostri tutti i giorni all’altezza della propria storia, che oggi come in passato voglia opporsi all’ingiustizia del mondo e schierarsi dalla parte giusta della storia”. Al corteo dell’Anpi a Roma c’è anche il capogruppo Pd a Palazzo Madama Francesco Boccia che nel celebrare l’anniversario della Resistenza e la festa “dedicata al valore dei partigiani di ogni fronte che, a partire dal 1943, contribuirono alla liberazione del Paese”, critica la premier: “Anche per questo la premier Meloni e tutto il suo partito non riesce a chiamarla con il suo nome: festa della Liberazione”. “Questa è la festa della Liberazione che ha dato all’Italia questa bella Costituzione antifascista – conclude il senatore – che gli italiani non vi permetteranno di cambiare”.
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