Così la portavoce della Commissione, Johanna Bernsel, in merito alla recente sentenza del Consiglio di Stato

L’Unione Europea ritorna sulla sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato la scadenza delle concessioni balneari al 31 dicembre 2023. “La Commissione ha preso atto della sentenza del Consiglio di Stato italiano” e ribadisce la sua posizione sulla scarsità della risorsa, ovvero “non trova prove che sull’intero territorio italiano non vi sia carenza di risorse naturali soggette a concessioni balneari“. Lo riferisce a LaPresse la portavoce dell’Esecutivo Ue, Johanna Bernsel, interpellata sulla recente sentenza del Consiglio di Stato, che come detto conferma la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2023, e sulla mappatura delle spiagge svolta dall’Italia per dimostrare la non scarsità del bene.

“Il 16 novembre 2023 – ricorda la portavoce – la Commissione ha emesso un parere motivato riguardante la compatibilità con il diritto dell’Unione della normativa italiana in materia di concessione di autorizzazioni all’uso dei demani marittimi demaniali per servizi turistici e ricreativi balneari, le cosiddette concessioni di spiaggia. Le autorità italiane hanno inviato le loro risposte il 16 gennaio 2024. I nostri scambi con le autorità italiane sono in corso“. 

“La Commissione ribadisce la sua posizione espressa a ottobre in merito alla constatazione del governo italiano secondo cui la quota di spiagge occupate da concessioni demaniali ammonta attualmente al 33% delle superfici disponibili. Questa percentuale – scrive l’Esecutivo comunitario – non sembra riflettere le aree effettivamente idonee e disponibili per i servizi balneari in concessione. Ci sono località turistiche dove tutte le aree possibili sono già soggette a concessioni. Alla luce di ciò, la Commissione non trova evidenza che sull’intero territorio italiano non vi sia carenza di risorse naturali soggette a concessioni balneari”.

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