La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per Daniela Santanché nel filone di indagini sui 126mila euro di cassa integrazione Covid, incassati fra 2020-22 per 13 dipendenti delle sue società, mentre i lavoratori avrebbero “continuato a svolgere le proprie mansioni secondo i contratti in corso” e in “smart working per conto delle società”. I pm Laura Pedio, Luigi Luzi e Maria Gravina contestano alla ministra, al compagno Dimitri Kunz, all’ex collaboratore Paolo Concordia e alle società Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria “l’ingiusto profitto” e la “percezione indebita” della cig in deroga prevista dai decreti Cura Italia, Rilancio, Ristori e provvedimenti d’emergenza varati durante la pandemia. Per tutti è stato chiesto il processo.
In particolare Santanché e gli altri indagati sono accusati di aver provocato un “danno per l’Inps” sfruttando la “percezione indebita” di 126.468,60 euro per 20.117 ore di cassa integrazione Covid. Di questi 36.655,29 euro sarebbero andati a vantaggio della Editore spa, quotata in borsa, e 89.812,92 alla Concessionaria srl. Secondo i pm sarebbero stati commessi “raggiri” come dichiarare “falsamente” che i dipendenti stessero fruendo della cig “a zero ore con esonero totale dall’attività lavorativa” mentre lavoravano in smart working. I manager Visibilia avrebbero “integrato” ai lavoratori la “differenza tra la somma erogata a titolo di cassa integrazione e, quella, maggiore dovuta a titolo di stipendio” con l’utilizzo di “finti rimborsi” per “note spese”. Sarebbero state annotate “spese di viaggio” nel “Libro Giornale delle società” e “omesse nel Libro Unico del Lavoro (sezione Busta Paga)” per “occultare che i dipendenti continuavano a prestare attività lavorativa nel periodo di cassa integrazione”.
In alcuni casi sarebbero stati effettuati i bonifici per i rimborsi dei lavoratori della Editore spa dai conti della Concessionaria srl “cosi da occultare i compensi e l’attività effettivamente prestata”; infine nei casi di cassa integrazione dei giornalisti, sarebbe stato fatta risultare nel Libro Unico del Lavoro la retribuzione decurtata delle giornate indicate dall’azienda. Ora la richiesta di rinvio a giudizio sarà vagliata da un gip che dovrà decidere se mandare a processo Santanchè, Dimitri Kunz, Paolo Giuseppe Concordia e le due società indagate per gli illeciti amministrativi.
Il 24 aprile scorso Concordia è stato interrogato in Procura a Milano in qualità di allora collaboratore esterno di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria con funzione di gestione del personale. Il consulente ha parlato della ‘confusione’ che hanno vissuto le imprese durante la stagione del Covid fra nuove norme introdotte a causa della pandemia, smart working e incertezze finanziarie delle aziende. Ha riconosciuto di essere lui la figura professionale, dentro la compagine editoriale-pubblicitaria fondata e guidata fino al 2022 dalla senatrice di Fratelli d’Italia, incaricata di gestire anche i pagamenti per i lavoratori. Il 56enne di Monza non ha parlato del ruolo di Santanchè nei reati ipotizzati dalla Procura di Milano e la ministra non sarebbe stata né coinvolta come parte attiva nelle contestazioni né scagionata. Sulla ministra del Turismo pende anche la chiusura delle indagini preliminari nell’inchiesta per falso in bilancio conclusa il 12 aprile, che vede indagati Santanchè, altre 16 persone e tre aziende, con l’accusa di aver manipolato i bilanci del gruppo Visibilia per coprire perdite milionarie dal 2016 in poi. I pubblici ministeri si preparano a chiedere il rinvio a giudizio entro fine maggio-primi di giugno.
“Fratelli d’Italia è quel partito che esprime una ministra con una richiesta di rinvio a giudizio per truffa all’Inps sui fondi Covid, e contemporaneamente candida un no-vax appena sotto Giorgia Meloni. Ci aspettiamo che la Presidente del Consiglio abbia un minimo di rispetto per le istituzioni e chieda le dimissioni di Daniela Santanchè”. Lo afferma la segretaria del Pd Elly Schlein.
“Le opposizioni chiedono le dimissioni” di Daniela Santanchè “ogni giorno. C’è una richiesta” di rinvio a giudizio, “quando ci sarà una decisione ne parleremo. Non crea nessun imbarazzo al governo, è una questione di sensibilità personale del ministro Santanchè. Io sono garantista, lo sono sempre stato con tutti, anche con la vicenda Decaro, non vado mai ad accanirmi contro le persone. Poi ognuno ha la sua sensibilità, ma credo che i cittadini oggi vogliano soluzioni, non liti. Il governo va avanti, basta vedere i risultati”. Lo ha detto il vicepremier, Antonio Tajani, alla Camera a margine della presentazione del libro di Paolo Del Debbio ‘In nome della libertà’.
“La domanda che dovrebbe porsi in queste ore la presidente del Consiglio Meloni è molto semplice: può una persona che va a processo accusata di aver truffato lo Stato continuare ad essere ministra della Repubblica? Ed è pure molto semplice la risposta che si dovrebbe dare e che dovrebbe dare al Paese: no, nella maniera più assoluta”. Lo scrive su X Nicola Fratoianni, deputato di Alleanza Verdi Sinistra e leader di Sinistra Italiana.