Avrebbe accusato falsamente l'ex ad di Ama, Lorenzo Bagnacani. L'ex sindaca: "Sono sconcertata". Il legale: "Reato non configurabile"
L’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi, è stata rinviata a giudizio dal Gip del tribunale della Capitale con l’accusa di calunnia nell’ambito dell’inchiesta sui bilanci Ama. Sotto le lenti dei magistrati, riporta il quotidiano Domani, alcune affermazioni fatte da Raggi ai pm di Roma secondo cui l’allora amministratore delegato della società, Lorenzo Bagnacani, l’avrebbe minacciata. All’interno della stessa inchiesta sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di tentata concussione l’ex assessore al Bilancio di Roma, Gianni Lemmetti, l’ex direttore generale del Campidoglio, Franco Giampaoletti, il responsabile della Ragioneria Generale, Luigi Botteghi, e il direttore delle Partecipate, Giuseppe Labarile.
Raggi: “Sono sconcertata”
“Accusata di calunnia da vecchi vertici Ama: io prima ad aver approvato un bilancio sano. Ho ricevuto pressioni: avevo chiesto di approvare un bilancio veritiero e corretto. Mi si contesta di avere accusato alcune persone di avere tenuto nei miei confronti una condotta che esse stesse hanno esplicitamente rivendicato. All’epoca ho effettivamente subito enormi pressioni affinché si approvasse un bilancio che presentava molti aspetti poco chiari, ma non lo feci. Provo, pertanto, sconcerto e rabbia per una vicenda paradossale nella quale – voglio ricordarlo – sono stata io, prima, a denunciare pubblicamente e a segnalare in Procura la situazione economica altamente critica dell’azienda – e, poi, ad affidarla a un nuovo CdA, che ne ha risanato i conti. Il bilancio successivamente approvato, dopo aver sostituito i vertici della società, risultò ben diverso: è emerso, infatti, un buco di 250 milioni di euro, prodottisi addirittura dal 2003, dovuti a una gestione pregressa a dir poco disattenta dell’azienda. Ci tengo infine a sottolineare che, in relazione ai fatti che mi vengono oggi addebitati, il PM ha chiesto, prima, l’archiviazione e, poi, una sentenza di non luogo a procedere in mio favore”, ha commentato Raggi con una nota.
Il legale: “Reato non configurabile”
“Per noi non è configurabile la calunnia, e tantomeno quelle parole non significavano minacce in senso penalistico ma come da definizione di dizionario della lingua italiana non è una violenza privata, ma solo una rappresentazione del rischio che lei si assumeva. La contestazione che viene mossa è di avere rappresentato ai pm che l’hanno sentita il fatto che Bagnacani e Montanari la spingevano ad approvare un bilancio Ama come dicevano loro. In questo loro hanno configurato una possibile calunnia perché Raggi li avrebbe accusati ingiustamente di violenza privata nei suoi confronti”, ha dichiarato l’avvocato Pierfrancesco Bruno, legale dell’ex sindaca.
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