Scontro tra l'Associazione nazionale magistrati e la premier dopo il via libera al ddl in Consiglio dei ministri
Prima l’autonomia differenziata, poi il premierato, adesso la giustizia. A dieci giorni dalle elezioni europee, con il via libera in Consiglio dei ministri al ddl sulla separazione delle carriere, i partiti di maggioranza possono rivendicare ognuno la ‘propria’ riforma.
All’appello mancava solo Forza Italia che non a caso, dopo l’ok arrivato nella riunione di palazzo Chigi con tanto di applauso, sottolinea come “si corona il sogno di Silvio Berlusconi”. A parlare è il segretario azzurro, Antonio Tajani, secondo il quale ci sarà “finalmente un processo giusto, dove l’accusa e la difesa avranno gli stessi poteri”. “Nessuna scelta contro i magistrati, anzi – evidenzia il vicepremier – è una riforma che va nella direzione di evitare una politicizzazione dei magistrati”.
Meloni: “Risultato epocale”
Non la pensa così l’Associazione nazionale magistrati che va all’attacco senza escludere la via dello sciopero. Per la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è stato però “rispettato un altro impegno preso con gli italiani” visto che nel programma di centrodestra era stato scritto “che avremmo riformato la giustizia”. Il ddl costituzionale, spiega la premier in un videomessaggio social di due minuti e mezzo, contribuirà ad avere “finalmente una giustizia più equa ed efficiente” e rappresenta anche una risposta a chi “in questi mesi ha detto che non avremmo mai avuto il coraggio di presentare questa riforma, attesa da decenni: evidentemente ancora non conoscono la nostra determinazione. Quando è giusto fare qualcosa nell’interesse dell’Italia e degli italiani noi semplicemente la facciamo. Ma certo varare questa riforma, dopo 30 anni che se ne parla, è un risultato epocale”. Che fa esultare anche l’altro vicepremier Matteo Salvini: “Via la politica dai tribunali e le correnti dal Csm, separazione delle carriere fra pm e giudici, sanzioni disciplinari ai magistrati che sbagliano. Altra promessa mantenuta!”.
Cosa prevede la riforma
Nello specifico, illustrando il testo del provvedimento sempre via social, Meloni sottolinea che la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri servirà a “differenziare finalmente il percorso di chi è chiamato a giudicare i cittadini da quello di chi ha l’incarico di muovere le accuse“. La seconda novità, prosegue la premier, riguarda la modalità di selezione dei componenti del Csm perché “l’attuale meccanismo di composizione” dell’organo di autogoverno della giustizia “ha purtroppo creato un sistema dominato dalle correnti della magistratura, che ne ha minato la percezione di indipendenza e ha penalizzato quella stragrande maggioranza di magistrati che vogliono solo fare bene il loro lavoro, senza per questo doversi piegare alla logica delle dinamiche politiche o correntizie”. Ecco quindi che “per rompere il meccanismo delle correnti” è stato previsto che i componenti del Csm vengano selezionati per sorteggio, con modalità che saranno stabilite dalla legge. Il terzo e ultimo cambiamento riguarda la costituzione di un nuovo organismo indipendente: l’alta Corte disciplinare, che avrà il compito di esprimersi sugli illeciti dei magistrati, “sottraendo questa attività al Csm in modo da superare la criticità registrata finora di un sistema, anche qui, condizionato dal correntismo, e che quindi tende a non sanzionare mai neppure le violazioni più grosse”.
Meloni: “Le cose che non funzionano vanno cambiate”
Meloni conclude parlando di riforma “giusta, necessaria, storica” che si aggiunge alle altre riforme varate dal governo, come quella del fisco e la riforma istituzionale. “Continueremo così – è il messaggio -, perché in questa nazione le cose che non funzionano bene vanno cambiate. E più cercheremo di cambiarle più le forze della conservazione si muoveranno contro di noi. Ma non abbiamo paura”.
Anm: “Volontà punitiva e di controllo verso la magistratura”
Ad esprimersi senza perdere tempo, tuonando contro la riforma, è invece l’Anm. “La logica di fondo del ddl si rintraccia in una volontà punitiva nei confronti della magistratura ordinaria” si legge nella nota diffusa dalla Giunta esecutiva centrale che mette in risalto i “molteplici aspetti allarmanti” contenuti nel provvedimento. “È una riforma – prosegue la nota – che esprime la chiara intenzione di attuare un controllo sulla magistratura da parte della politica. Quella di oggi è una sconfitta per la giustizia, significa dar più potere alla maggioranza politica di turno, danneggiando innanzi tutto i cittadini”, conclude l’Anm rinviando al Comitato direttivo centrale di urgenza convocato per il 15 giugno per “assumere nuove iniziative e per avviare una mobilitazione importante, anche dai territori”.
Meloni: “Non considero la magistratura un mio nemico”
La replica arriva direttamente dalla premier Meloni: “Non capisco perché si possa considerare una riforma del genere punitiva nei confronti dei pm, e trovo bizzarro che venga definita una vendetta. Io non considero la magistratura un mio nemico e a questo punto chiedo ai magistrati se non considerino il governo un nemico”. Il Guardasigilli Carlo Nordio, che al mattino ha tenuto una riunione a palazzo Chigi con le forze politiche di maggioranza per limare il testo del ddl, si è intanto detto pronto ad accettare “contributi e suggerimenti, ma anche l’Anm deve accettare che la volontà popolare è sacra e si esprime attraverso le elezioni. Se ci viene dato mandato di separare le carriere, noi ubbidiamo alla sovranità che appartiene al popolo secondo quello che è scritto nella Costituzione”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata