Nordio: "Magistratura indebolita da scandali, non da nuove norme". Il provvedimento inizierà l'iter da Montecitorio
All’indomani del via libera in Consiglio dei ministri alla riforma che separa le carriere dei pm e dei giudici, l’Anm (Associazione Nazionale Magistrati) bolla ancora una volta il testo come inutile e dannoso. E se la maggioranza nega intenti punitivi nei confronti delle toghe, il sindacato dei magistrati resta sul piede di guerra e, per bocca della vicepresidente Alessandra Maddalena, ribadisce: “È una riforma contraddittoria, ambigua, che nasconde aspetti pericolosi. Siamo preoccupati da cittadini, prima ancora che da magistrati, perché vediamo una magistratura più debole e intimorita”.
Maddalena (Anm): “Pronti a ogni forma di mobilitazione”
“Sappiamo che c’è stata una degenerazione correntizia, l’abbiamo fatta emergere noi stessi ma i rimedi sono altri“, aggiunge a LaPresse Maddalena che, a chi le chiede se prevede forme di mobilitazione, risponde: “Non escludiamo niente. Abbiamo un Comitato direttivo centrale convocato a metà giugno e la mobilitazione potrà avere qualsiasi forma. Anche di carattere culturale, cercheremo di far comprendere ai cittadini quali sono i pericoli. Lo decideremo in maniera più democratica possibile, ma è talmente seria la situazione che i magistrati tutti sono preoccupati e pronti a qualunque forma di protesta”.
Nordio: “Magistratura indebolita dagli scandali, non dalla riforma”
Dal governo, il Guardasigilli Carlo Nordio ribadisce che non sono le nuove norme a indebolire, ma piuttosto la magistratura “è indebolita soprattutto dagli scandali e dal fatto che su questi scandali non sia stata fatta luce completa”. Il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani parla di “un pregiudizio quasi automatico dell’Anm nei confronti del governo. Lo dico con rammarico perché è un pregiudizio immotivato, perché questa non è una riforma punitiva nei confronti della magistratura”, aggiunge, e pur auspicando “un confronto in Parlamento“, “sale della democrazia”, sottolinea: “È chiaro che l’impianto è questo qui, dopodiché tutto è migliorabile”. Non c’è “nessuna offesa e nessuna diminutio“, evidenzia il vicepremier Antonio Tajani, secondo il quale la riforma “non è un regalo a Forza Italia“. Resta però il fatto che poco dopo il primo via libera al testo è già pronta la card elettorale azzurra che con lo slogan “una giustizia giusta e veloce” invita a barrare il simbolo Forza Italia l’8 e 9 giugno.
Le opposizioni
Dall’opposizione, il leader M5S Giuseppe Conte parla di un disegno di legge nato “per separare le carriere in modo che i procuratori prossimamente saranno messi sotto il controllo del potere esecutivo“. Per il dem Marco Lacarra il governo “smonta un altro pezzo di Costituzione, minandone pericolosamente gli equilibri”, mentre il leader di Azione Carlo Calenda taglia corto: la riforma “andrà in coda al premierato e non si farà“.
Il testo inizierà l’iter a Montecitorio
In attesa che il testo arrivi a Montecitorio, da dove inizierà il percorso parlamentare, è già polemica su una possibile assegnazione alla commissione Affari Costituzionali: “Non è normale che alla Camera le proposte sulla separazione delle carriere siano assegnate in via esclusiva alla I commissione e non alla Commissione Giustizia, neanche congiuntamente”, dichiara il deputato di Azione Enrico Costa. “Questa riforma – spiega – non è stata ancora assegnata, ma hanno assegnato le altre, tra cui la mia, solo alla commissione Affari Costituzionali. All’epoca avevo fatto baccano e scritto al presidente della Camera. Mi è stato risposto che la riforma costituzionale va lì, anche se io avevo trovato precedenti di riforme costituzionali – come quella sul pareggio di bilancio – in congiunta a due commissioni“.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata