Dopo verifiche effettuate dalla Procura di Roma sui procedimenti nei confronti del candidato di Forza Italia
La Commissione Antimafia cancella Angelo Antonio D’Agostino di Forza Italia dalla lista dei cosiddetti ‘impresentabili’ in vista delle prossime elezioni europee, vale a dire i candidati che non risultano in regola con il codice di autoregolamentazione della Commissione in quanto hanno procedimenti penali in corso o condanne patteggiate. La decisione dopo un’interlocuzione con la Procura di Roma, al termine della quale è risultato che un reato di cui era accusato D’Agostino è in realtà andato in prescrizione, mentre un’altra iscrizione nel certificato dei carichi pendenti sarebbe stata erronea. “Il presidente della Commissione Antimafia, Chiara Colosimo, a seguito della segnalazione pervenuta agli uffici da parte del suo legale, ha predisposto delle ulteriori verifiche impegnando nuovamente del caso, così come già fatto in precedenza, la Procura di Roma e sta provvedendo alla immediata cancellazione del nominativo del sig. Angelo Antonio D’Agostino dall’elenco dei candidati che risultano non in regola con il codice di autoregolamentazione della Commissione medesima”, si legge in una nota della Commissione. “La Procura di Roma ha infatti inviato poco fa alla Commissione antimafia una nota integrativa e correttiva in cui specifica che per quel che concerne il reato di cui al capo 8 del citato decreto (artt. 110, 319, 321 c.p.), è intervenuta la sentenza emessa dal Tribunale Penale di Roma n. 2996/22 del 14.01.2022, che dichiara non doversi procedere nei confronti di Angelo Antonio D’Agostino, reato perché estinto per prescrizione. Per quanto invece riguarda il reato di cui all’art. 648 bis c.p., attribuito al D’Agostino nel certificato dei carichi pendenti, trattasi verosimilmente di una errata iscrizione al Registro SICP (da cui viene estratto il certificato dei carichi pendenti) effettuato al momento dell’iscrizione degli indagati e dei capi di imputazione (svariate decine), di cui allo stato è impossibile verificare l’origine in considerazione della ristrettezza dei tempi e della risalenza del procedimento penale all’anno 2012“, spiega la nota.
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