Il deludente risultato sotto il 10% interroga il futuro del Movimento Cinque Stelle

Malumori. Recriminazioni per “liste deboli e calate dall’alto“. Una idea di “uomo solo al comando” che sembra segnare il passo. Il giorno dopo il “deludente” risultato delle elezioni europee, come lo stesso leader Giuseppe Conte lo ha definito, nel Movimento 5 Stelle si apre la “riflessione interna” annunciata dall’ex premier, ma i malumori serpeggiano tra le chat e la sede di via di Campo Marzio. E arrivano anche gli attacchi di un ex di peso come Davide Casaleggio.

Il dato sotto al 10% va oltre le peggiori aspettative ma per il momento – a quanto filtra dal quartier generale del Movimento – non porterà a eventi traumatici: Conte resta saldo al comando e aprirà un confronto con lo stato maggiore del partito per ragionare insieme su come correggere la rotta. La condivisione delle scelte non è una novità – viene fatto notare da chi è vicino al leader – e pare ancora più necessaria in questo momento in cui bisogna dare una registrata al posizionamento politico e avviare quel dialogo “sui temi” con il Pd, che resta aperto: Conte ed Elly Schlein si sentono al telefono in serata.

Il leader pentastellato si complimenta con la segretaria dem per il risultato e viene ribadita la necessità di continuare il dialogo per lavorare insieme e costruire l’alternativa a Meloni. Nessuna faida nel campo progressista, nessuno scontro tra Pd e M5S come era stato ventilato nel corso della giornata da qualche organo di informazione. Tuttavia “dentro al Movimento sono molti gli scontenti. Le liste erano deboli. Anche Beppe Grillo non aveva condiviso alcune scelte”, racconta a LaPresse una fonte di primo piano del movimento.  Il garante non ha mai fatto mistero di appoggiare in particolare la candidatura dell’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico, che ha staccato il pass per l’Europa, ma per il resto si è tenuto lontano dalla campagna elettorale, senza alcuna sortita delle sue.

M5s, gli attacchi di Casaleggio

C’è chi Conte lo attacca frontalmente e in chiaro, come il presidente di Rousseau Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto che fondò il Movimento insieme a Beppe Grillo. A LaPresse parla di “un risultato disastroso. Quando prendemmo il 21% alle europee del 2014 Grillo si prese il Maalox. Adesso Macron con un 15% chiama le elezioni. Sicuramente servirà una decisione importante”, cioè le dimissioni.

“Parlo da un punto di vista aziendale: un amministratore delegato che gestisse un’azienda in questo modo metterebbe a disposizione il proprio ruolo”, continua Casaleggio, anche perché “si è voluto trasformare un movimento di milioni di persone in un partito unipersonale, cambiando una regola alla volta e pensando di poter fare meglio. A ogni regola che è venuta meno si sono persi voti: alle politiche 6 milioni, qui altri 2 milioni. Credo sia necessario un po’ rivedere le cose“.

Non rinuncia a manifestare disagio anche l’ex ministro Danilo Toninelli, membro del collegio dei probiviri del movimento, secondo il quale il problema è che manca Beppe Grillo: “Lui faceva sognare, entusiasmava le persone che, emozionandosi o incazzandosi, partecipavano e partecipando andavano a votare. Conte è un tecnico, bisogna avere il coraggio di dire che è una brava persona ma i tecnici non hanno capacità di emozionare”.

M5s, calo di consensi in tutta Italia. L’eccezione sarda

Domani è attesa una riunione tra il leader dei cinque stelle, parlamentari ed eletti all’eurocamera, e non si non potranno affrontare “i malumori di un partito che va avanti con un solo uomo al comando e che così non ha motivo di esistere. Anche perché Conte sembra aver esaurito la sua spinta propulsiva”, è il ragionamento che circola tra alcuni cinque stelle, per i quali a essere sotto accusa è anche “lo sbagliato posizionamento politico a sinistra del Pd, con Avs che ti ha drenato voti. Quello non è il nostro elettorato elettorato”.

Tra le notizie positive, però, viene fatto notare da altri, c’è la Sardegna dove – viene fatto notare da altre fonti pentastellate – “il M5S si conferma forza trainante, aumentando il consenso e il numero dei voti rispetto alle elezioni regionali dello scorso febbraio, con un incremento” che “fotografa l’apprezzamento evidente dei cittadini e il pieno sostegno alle scelte politiche della presidente”, grazie al quale “il M5S cresce ovunque” arrivando “anche a raddoppiare i consensi in alcune città.

Però il calo di consenso è evidente nel resto d’Italia e Conte deve farci i conti. Per ora restano solo ombre sullo sfondo quelle di Alessandro Di Battista e Virginia Raggi, da molti dati come possibili sfidanti dell’avvocato del popolo per la leadership del Movimento. Ma comunque il presidente M5S potrebbe essere messo alle strette anche dai suoi fedelissimi. Viene fatto notare che potrebbe presto dover fare delle scelte sul vincolo dei due mandati: i parlamentari al secondo giro potrebbero andare in pressing affinché si sblocchi anche questo tabù a cinque stelle, così come i big della vecchia guardia – da Roberto Fico a Paola Taverna – che potrebbero tornare in gioco. Grillo permettendo.

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