La premier alla Camera per le comunicazioni in vista della riunione del Consiglio europeo a Bruxelles
Giorgia Meloni in aula alla Camera alla vigilia del Consiglio Europeo. La presidente del Consiglio torna a chiedere un cambio di passo all’Europa e un incarico di vertice per l’Italia. Sulle nomine, che di fatto sono state già decise a Bruxelles, il capo del governo ha sottolineato a Montecitorio come non sia accettabile “trattare sugli incarichi ancora prima che i cittadini si recassero al urne“. “Non mi pare sia emersa finora la volontà di tener conto di ciò che i cittadini hanno detto nelle urne“, ha aggiunto ancora Meloni. “Come se i cittadini non avessero dato una indicazione diversa, si è sostenuto che non si debba parlare con alcune forze politiche, che in queste elezioni sono guarda un po’ quelle che hanno visto crescere il loro consenso”, le parole della premier che in aula, durante il suo discorso, ha voluto anche ricordare Satnam Singh, il bracciante indiano morto a Latina dopo essere stato abbandonato per strada gravemente ferito.
Meloni su nomine: “Contesto logica caminetti in cui alcuni vogliono decidere per tutti”
“Oggi si sceglie di aprire uno scenario completamente nuovo e la logica del consenso viene scavalcata da quella dei caminetti, nei quali alcuni pretendono di decidere per tutti. Una sorta di ‘conventio ad excludendum’ in salsa europea che a nome del governo italiano ho apertamente contestato e che non intendo condividere”. Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso delle comunicazioni alla Camera in vista della riunione del Consiglio europeo di domani e dopodomani a Bruxelles.
Meloni: “In Europa necessario un cambiamento”
“Sta per prendere il via la decima legislatura europea. Il prossimo 16 luglio si insedierà il nuovo Parlamento. Tutte le forze politiche in questi mesi hanno sostenuto la necessità di un cambiamento. Nessuno, anche tra i partiti presenti in quest’Aula, si è presentato dicendo che l’Europa andasse bene così e sarebbe stato sufficiente mantenere lo status quo. Tutti hanno concordato su un punto: l’Europa deve intraprendere una strada diversa rispetto a quella percorsa finora”, ha detto la premier, iniziando le comunicazioni ai parlamentari in vista della riunione di domani e dopodomani a Bruxelles.
Meloni: “Ora gioco squadra per assicurare a Italia incarico di vertice”
“Abbiamo chiesto e torneremo a chiedere un cambio di passo politico, prima di tutto. In linea con il messaggio dato dalle urne. E poi ovviamente intendiamo batterci per l’Italia. Noi siamo un Paese fondatore dell’Ue, l’economia italiana è la terza d’Europa, la nostra manifattura è la seconda del Continente, siamo il terzo Stato membro per popolazione, abbiamo primati in tantissimi campi e oggi possiamo contare su una ritrovata stabilità politica e una solidità economica che ci hanno consentito di scrollarci di dosso i troppi pregiudizi dei quali eravamo vittime. Forti di ciò che siamo, e di ciò che l’Italia può ambire ad essere, mi auguro che su questo si possa agire con compattezza, e fare gioco di squadra per assicurare che la nostra Nazione sia rappresentata al meglio negli incarichi di vertice dell’Unione europea. Dobbiamo cioè lavorare per vederci riconosciuto ciò che spetta all’Italia come Nazione, non al Governo, non a questo o a quel partito, ma alla Nazione. Non sempre quel peso ci è stato adeguatamente riconosciuto in passato, ma il messaggio che i cittadini ci hanno consegnato con il voto è un messaggio chiaro, e non intendo farlo cadere nel vuoto”, ha chiesto Meloni, concludendo le comunicazioni alla Camera in vista della riunione del Consiglio europeo di domani e dopodomani a Bruxelles.
Meloni: “Ruolo Italia? Spero fare meglio di come è ora”
“Spero di avere un mandato da questa Aula per il Consiglio europeo per chiedere un cambio di passo sulle priorità dell’Ue, per portare le nostre proposte. Chiaramente un mandato a lavorare perché all’Italia venga riconosciuto il ruolo che le spetta. Diceva la collega Madia che spera in un ruolo importante come quello che abbiamo ora, francamente io voglio dire che spero di riuscire a fare meglio” ha sottolineato la premier.
Meloni: “Non faccio inciuci con sinistra né in Italia né in Europa”
“Non faccio inciuci con sinistra né in Italia né in Europa. Il Patto di stabilità non si può definire un inciucio. Inciucio è essere sfiduciati e mettersi d’accordo con l’opposizione per mantenere il governo. Quello è un inciucio” ha evidenziato Giorgia Meloni.
Meloni: “Ue ha compito arduo, ripensi completamente sue priorità”
“Quello che l’Europa ha oggi di fronte è un compito molto arduo: la risposta a questo declino sta nella necessità di fare meno e farlo meglio, lasciando decidere agli Stati ciò che non ha bisogno di essere centralizzato”, ha poi spiegato la premier. “Il problema principale, a mio personale avviso, è dato – ha spiegato Meloni – da un’Unione Europea sempre troppo uguale a se stessa, e a tratti percepita perfino autoreferenziale, tanto da non essere in grado di adeguare la sua strategia a un mondo che attorno cambiava, come se i suoi primati nello scacchiere geopolitico fossero immutabili e non invece conquiste da difendere e rilanciare. In passato era più che legittimo, e giusto, che l’Unione rivolgesse la sua attenzione soprattutto al proprio interno, perché guardare al proprio interno significava di fatto guardare a una parte estremamente significativa del mondo, in termini di peso economico e in termini di peso geopolitico. Ma nel tempo lo scenario è drasticamente cambiato, eppure l’Europa ha continuato a guardare prevalentemente al suo interno, come se non si accorgesse di quello che stava accadendo fuori dai suoi confini”.
Meloni: “C’è classe dirigente che nasconde polvere sotto tappeto con vecchie logiche”
“Tra i cittadini il livello di gradimento delle istituzioni europee è molto basso, al 45%, un dato sensibilmente più basso di quello che si registrava qualche decennio fa, mentre la disaffezione si è plasticamente materializzata anche con un astensionismo in costante crescita. Lo abbiamo visto in Italia, dove è andato a votare il 48,3% degli aventi diritto, con una diminuzione di oltre 6 punti rispetto alle europee di cinque anni fa, del 2019, il dato più basso di sempre e con una partecipazione che per la prima volta scivola sotto il 50%. Ma è un fenomeno che ha attraversato molte Nazioni in tutto il Continente, e che non può lasciarci indifferenti”, ha spiegato Meloni.
“Non può lasciare indifferente questo Parlamento, e a maggior ragione non può e non deve lasciare indifferenti le classi dirigenti europee, a partire da quelle che anche in questi giorni sembrano purtroppo tentate dal nascondere la polvere sotto il tappeto, dal continuare con vecchie e deludenti logiche come se nulla fosse accaduto, rifiutandosi i di cogliere i segnali chiari che giungono da chi ha votato e dai tanti che hanno deciso di non farlo”, ha aggiunto.
Ue, Meloni: “Inaccettabile trattare incarichi ancor prima del voto”
“Nessun autentico democratico che creda nella sovranità popolare sancita dall’articolo 1 della Costituzione può in cuor suo considerare accettabile che in Europa si tentasse di trattare sugli incarichi di vertice ancora prima che i cittadini si recassero al urne. Poi ci si chiede perché i cittadini non considerano importante andare a votare…”, ha sottolineato Meloni.
Ue, Meloni: “Contesto logica caminetti in cui alcuni vogliono decidere per tutti”
“Non mi pare sia emersa finora la volontà di tener conto di ciò che i cittadini hanno detto nelle urne. Come se i cittadini non avessero dato una indicazione diversa, si è sostenuto che non si debba parlare con alcune forze politiche, che in queste elezioni sono guarda un po’ quelle che hanno visto crescere il loro consenso. Le istituzioni europee in passato non sono mai state pensate in una logica di maggioranza e opposizione, ma come soggetti neutrali per garantire tutti gli stati membri indipendentemente dal colore politico di governi di quegli stati membri. Così gli incarichi apicali sono stati normalmente affidati tenendo in considerazione i gruppi maggiori, tenendo quindi conto del responso elettorale, indipendentemente da possibili logiche di maggioranza e opposizione. Oggi si sceglie di aprire uno scenario completamente nuovo e la logica del consenso viene scavalcata da quella dei caminetti, nei quali alcuni pretendono di decidere per tutti. Una sorta di ‘conventio ad excludendum’ in salsa europea che a nome del governo italiano ho apertamente contestato e che non intendo condividere”, ha sottolineato la premier.
Ue, Meloni: “A gigante burocratico preferire gigante politico”
Serve “privilegiare al gigante burocratico che moltiplica regole insostenibili, e a volte incompatibili con la crescita della sua competitività, un gigante politico forte della sua civiltà millenaria, consapevole della sue ineguagliabili eccellenze in molti campi, e che aiuta i propri sistemi produttivi a competere a testa alta sullo scenario globale”, ha poi affermato la premier.”Cosa significa nel concreto? Significa – ha aggiunto – che un’Europa protagonista nel mondo deve porsi, ad esempio, la questione di aumentare la propria autonomia strategica, cioè la capacità di costruire catene di approvvigionamento sicure e affidabili, e diminuire così le proprie dipendenze strategiche. La doppia crisi – prima la pandemia e poi la guerra in Ucraina – ha mostrato quanto fosse sbagliata l’idea di un’Europa che giocava quasi esclusivamente il ruolo di piattaforma commerciale, intermediando tra l’America e i giganti asiatici, lasciando ad altri il controllo delle catene del valore”.
“Quando gli shock sono arrivati e quelle catene del valore, che erano troppo lunghe e poco affidabili, si sono interrotte, l’Europa si è scoperta del tutto esposta ad eventi che non poteva prevedere né controllare. Abbiamo capito allora quanto – su materie prime fondamentali come quelle critiche, l’energia, diversi settori strategici – il nostro destino fosse legato alla volontà di attori purtroppo non sempre amici. Con le conseguenze drammatiche che questo ha avuto, e continua ad avere, sui nostri sistemi economici e produttivi”, ha sottolineato Meloni.
Ue, Meloni: “Popolo ha sempre ragione, no oligarchia”
“Se c’è un dato indiscutibile emerso da questa tornata elettorale è la bocciatura delle politiche portate avanti dalle forze di governo in molte delle grandi nazioni europee, che sono anche molto spesso le forze che hanno impresso le politiche dell’Unione in questi anni. Certo, c’è anche chi sostiene che i cittadini non siano abbastanza maturi per prendere determinate decisioni e che l’oligarchia sia in fondo la sola forma accettabile di democrazia. Ma io non sono di questo avviso: ho combattuto questo principio surreale in Italia e intendo combatterlo anche in Europa. Noi cioè siamo convinti che il popolo abbia sempre ragione, e che sia dovere di chiunque ricopra un incarico di responsabilità seguire le indicazioni che arrivano dai cittadini. Personalmente non conosco alternative alla democrazia, e mi batterò sempre contro chi vorrebbe sublimare, anche a livello europeo, una visione oligarchica e tecnocratica della politica e della società”, ha poi affermato Meloni.
Meloni: “Risorse cruciali per competitività, difesa e migranti”
Il governo affronta i lavori del Consiglio europeo “a partire dal punto molto importante iscritto all’ordine del giorno che riguarda l’Agenda strategica 2024-2029, cioè il quadro delle priorità che l’Europa intende darsi per i prossimi anni. L’Italia ha chiesto e ottenuto che, nel preambolo dell’Agenda, venissero richiamati due principi cardine della costituzione europea e dei quali Parlamento europeo, Consiglio e Commissione devono a nostro avviso tenere maggiormente conto nella loro azione: il principio di sussidiarietà e il principio di proporzionalità“. Così la premier, Giorgia Meloni, nel corso delle comunicazioni alla Camera in vista della riunione del Consiglio europeo di domani e dopodomani a Bruxelles.
“Significa – ha aggiunto – che l’Unione europea dovrà concentrarsi sui grandi temi strategici, su quelle materie e su quelle sfide dove è essenziale unire le forze, ed evitare di occuparsi di quei settori dove gli Stati nazionali, anche con le loro articolazioni locali, possono ottenere risultati migliori in una logica di prossimità ai cittadini. E sempre con questa logica abbiamo chiesto e ottenuto che nel preambolo dell’Agenda strategica fosse richiamato il tema delle risorse, perché è semplicemente impensabile che un singolo Stato Membro, persino se si trova nella migliore condizione possibile dal punto di vista della capacità fiscale, possa affrontare da solo gli investimenti necessari per alcune delle grandi sfide che l’Europa ha davanti e che dichiara di voler affrontare. Penso certo al rafforzamento della competitività, ma anche alla transizione energetica e ambientale, alla politica di difesa e sicurezza, e ovviamente penso al governo dei flussi migratori. Reputiamo, cioè, che sia indispensabile per l’Unione dotarsi di risorse e strumenti comuni adeguati, per sostenere gli investimenti che siamo chiamati a fare. Come allo stesso tempo consideriamo essenziale stimolare gli investimenti privati, che oggi sono inevitabilmente rivolti verso mercati che si dimostrano più dinamici e intraprendenti”.
Ue, Meloni: “Ora investire di più sulla difesa comune”
“Il Consiglio europeo si occuperà anche di un’altra priorità strategica, ovvero di come dotarsi di una politica di sicurezza e difesa all’altezza del ruolo dell’Europa sullo scenario globale. Per molto tempo ci siamo illusi che la pace garantita all’interno dei nostri confini dal processo di integrazione europea avrebbe contagiato anche i nostri vicini. Ma la storia è andata diversamente, e la guerra di aggressione russa all’Ucraina lo ha dimostrato. Ci siamo anche crogiolati nell’idea che qualcun altro avrebbe garantito per sempre la nostra sicurezza, ma anche questo è stato un errore e dobbiamo esserne consapevoli. Ecco perché è fondamentale accelerare la strada verso una politica industriale comune nel settore della difesa, aumentando la collaborazione tra i nostri campioni nazionali in una logica di sovranità europea”. Così la premier, Giorgia Meloni, nel corso delle comunicazioni alla Camera in vista della riunione del Consiglio europeo di domani e dopodomani a Bruxelles.
“In ultimo – ha aggiunto – dobbiamo anche assumerci le nostre responsabilità: in questi anni di conflitti e di minacce alle porte dell’Europa, dobbiamo ricordarci che la libertà e la sicurezza hanno un costo e che per avere pace ai nostri confini dobbiamo essere capaci di esercitare la deterrenza necessaria a raggiungere quell’obiettivo. E questo vale ancor di più se ci poniamo l’obiettivo ambizioso, ma a mio avviso improcrastinabile, di costruire quel solido pilastro europeo della Nato, affiancato al pilastro statunitense, che possa metterci nelle condizioni di affrontare le nuove sfide alla sicurezza, incluse le minacce che investono il Mediterraneo e il Medio Oriente. Posizione che il Governo italiano ha sempre sostenuto, e di cui ci faremo interpreti anche al Vertice Nato previsto Washington tra pochi giorni”.
“Spendere in difesa – ha spiegato Meloni – significa investire nella propria autonomia, nella capacità di contare e decidere, nella possibilità di difendere al meglio i propri interessi nazionali. È questa la strada che crediamo debba seguire l’Europa nei prossimi anni, se vuole essere all’altezza della propria missione nel mondo. Ma anche qui per farlo è fondamentale affrontare il nodo delle risorse necessarie a fare il tanto decantato salto di qualità. Da questo punto di vista, abbiamo accolto positivamente i passi in avanti nelle politiche di finanziamento della Banca europea degli investimenti, e il nostro auspicio è che la Bei possa ulteriormente incrementare gli investimenti anche in materia di difesa, salvaguardando al contempo la piena capacità della Banca di finanziarsi sui mercati internazionali. Credo che sia anche necessario un dibattito per immaginare soluzioni innovative, aprendo anche alla possibilità di obbligazioni europee per questo genere di investimenti. Approfondiremo e valuteremo con attenzione le opzioni di finanziamento che la Commissione ci presenterà a questo Consiglio Europeo”.
Migranti, Meloni: “Visto cambio passo in Ue con contributo Italia”
“L’immigrazione irregolare di massa non verrà mai fermata se non si coinvolgono nella lotta ai trafficanti le Nazioni di origine e di transito – come su impulso italiano l’Europa ha già fatto attraverso i Memorandum con Egitto e Tunisia, e dovrà continuare a fare replicando questo modello in molte altre Nazioni – e se non si affrontano a monte le cause che spingono una persona ad abbandonare la propria terra. E anche qui, nell’Agenda strategica, l’Unione europea si impegna ad affrontare le cause profonde della migrazione. Si mette, cioè, nero su bianco un principio che noi sosteniamo da tempo, ovvero che il primo diritto che è nostro compito garantire è il diritto a non dover emigrare, potendo trovare nella propria terra le condizioni per la propria realizzazione”. Così la premier, Giorgia Meloni, nel corso delle comunicazioni alla Camera in vista della riunione del Consiglio europeo di domani e dopodomani a Bruxelles.
“Questo obiettivo – ha aggiunto – presuppone la necessità di costruire un modello nuovo di cooperazione con le Nazioni africane, affinché queste Nazioni possano crescere e prosperare con le risorse che possiedono. Una cooperazione da pari a pari, capace generare benefici per tutti. E siamo soddisfatti del fatto che anche questo approccio si ritrovi nell’Agenda strategica. Si tratta di un approccio sul quale l’Italia ha fatto scuola con il Piano Mattei per l’Africa, che stiamo progressivamente implementando con sinergie strutturate e attività di raccordo con le altre iniziative in campo sullo stesso obiettivo, sia a livello europeo con il Global Gateway della Unione europea, sia a livello internazionale con la Partnership for Global Infrastructure and Investment, uno dei progetti strategici lanciati in ambito G7 per lo sviluppo e la crescita economica delle Nazioni più fragili, in particolare in Africa e in Asia. L’Italia ha ad esempio deciso di contribuire, attraverso il Global Gateway della Ue, alla realizzazione del Corridoio di Lobito, l’imponente sistema infrastrutturale che ha come obiettivo quello di collegare l’Angola allo Zambia, attraverso la Repubblica Democratica del Congo, e di connettere così i mercati regionali a mercati globali”.
“Queste – ha spiegato la premier – sono le risposte che ci chiedono i leader, i governi e i popoli africani. Non ci chiedono l’elemosina, né quell’ipocrita e un po’ pelosa solidarietà che si ferma a chi riesce a superare i viaggi della speranza, fingendo di non vedere chi è così povero da non potersi permettere di pagare i trafficanti per tentare quella traversata”.
Meloni: “Pace più grande conquista, ma crescita negli anni ha rallentato”
“La prima domanda alla quale siamo chiamati a rispondere è cosa l’Unione Europea abbia fin qui sbagliato, e come sia possibile invertire questa tendenza. Dovremmo cioè avere l’onestà intellettuale di interrogarci, senza pregiudizi o posizioni preconcette, sulle criticità e sulle ragioni che hanno spinto una parte sempre più consistente dei cittadini europei a non riconoscersi adeguatamente nel processo di integrazione politica del nostro continente. La prima, storica conquista del processo di integrazione è stata la capacità di assicurare la pace all’interno dei confini europei. Dalla fine della Seconda guerra mondiale ad oggi, infatti, non ci sono stati conflitti tra le Nazioni dell’Unione. E se a noi oggi può sembrare una conquista scontata, guardando alla millenaria storia europea e ai numerosissimi conflitti che hanno attraversato il nostro Continente, ci accorgiamo che scontato non era affatto. Così come ci accorgiamo che non è scontato se guardiamo a cosa accade appena fuori dai confini europei”, ha sottolineato la premier.
“La seconda grande conquista, connessa alla prima, cioè la pace e la stabilità, è che quella pace e quella stabilità hanno, nei decenni, assicurato anche crescita e sviluppo. Ma quella crescita e quello sviluppo, negli anni, hanno rallentato sempre di più, e questo è indubbiamente uno degli elementi che hanno contribuito ad allontanare la percezione degli europei dall’Unione, perché l’Unione è sembrata sostanzialmente incapace di invertire questa tendenza”, ha aggiunto Meloni.
Ucraina, Meloni: “Confondere pace con sottomissione pericoloso precedente per tutti”
“Pace non significa mai resa. Confondere la pace con la sottomissione creerebbe un pericoloso precedente per tutti. Ogni nostro sforzo è finalizzato ad aiutare l’Ucraina”, ha affermato la premier.
Ue, Meloni: “Prevedere delega specifica a sburocratizzazione”
“Il prossimo presidente della Commissione europea dovrebbe pensare a una delega specifica sulla sburocratizzazione, per dare un segnale”, ha sottolineato inoltre la premier. “L’obiettivo – ha spiegato Meloni – è rendere l’Europa un luogo dove sia conveniente investire. Applicare anche in Europa il principio che questo governo sta applicando in Italia, ovvero “non disturbare chi vuole fare”. Significa creare le condizioni per consentire a chi vuole investire e fare impresa di farlo al meglio. Significa riuscire a essere più attrattivi degli altri. E questo comporta prima di tutto disboscare pesantemente quella selva burocratica e amministrativa che ha finito col rendere il quadro normativo europeo un percorso a ostacoli per le imprese, in particolare per le micro, piccole e medie imprese, a più riprese richiamate nelle dichiarazioni di principio che abbondano tra i documenti dell’Unione, ma poi spesso dimenticate – o addirittura penalizzate, quando dalle parole si passa ai fatti”.
“Contestualmente – ha aggiunto – è necessario elaborare una strategia che protegga le aziende europee dalla concorrenza sleale, le faccia crescere, tuteli le filiere produttive e industriali, difenda i marchi e le eccellenze, concretizzando il principio secondo il quale il mercato può essere libero solamente se è anche equo”
Meloni ricorda Satnam Singh: “Esterrefatta da sua orribile e disumana morte”
“C’è un episodio di cronaca che mi ha lasciato esterrefatta, parlo dell’orribile morte di Satnam Singh, il bracciante che veniva dall’India, una morte orribile e disumana”, ha poi affermato la premier in merito alla morte del bracciante a Latina. Meloni si è detta “esterrefatta” in particolare “per il modo atroce ma ancor di più per l’atteggiamento schifoso del suo datore di lavoro. Questa è l’Italia peggiore. La piaga del caporalato è tutt’altro che sconfitta nonostante gli impegni di tutti i governi, ma non intendiamo smettere di combatterla”.
Migranti, Meloni: “Ue non può più tollerare crimine universale come schiavitù”
“Molto dell’approccio italiano si ritrova nell’Agenda strategica quando si parla di uno dei grandi temi di cui l’Europa dovrà occuparsi nei prossimi anni. E mi riferisco al governo dei flussi migratori. L’Agenda indica come priorità della Ue la difesa dei suoi confini esterni, il contrasto all’immigrazione irregolare di massa, l’impegno per stroncare il business disumano dei trafficanti di esseri umani, che lucrano sul legittimo desiderio delle persone di cercare condizioni di vita migliori di quelle che hanno, desiderio che questi cinici, disumani schiavisti del terzo millennio trasformano spesso in tragedia, chiaramente dopo aver intascato lauti guadagni”. Così la premier, Giorgia Meloni, nel corso delle comunicazioni alla Camera in vista della riunione del Consiglio europeo di domani e dopodomani a Bruxelles.”Io credo che l’Europa, culla della civiltà occidentale, non possa più tollerare – ha aggiunto – che un crimine universale come la schiavitù, che noi europei siamo stati i primi a debellare secoli fa, sia tollerato sotto altre forme”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata