Il Movimento 5 Stelle predica cautela, mentre Alleanza Verdi Sinistra spinge per l'unità: "Ora coraggio"

Unità e partecipazione. È questo lo ‘schema’ che le opposizioni di casa nostra esaltano all’indomani del voto francese che ha sbarrato la strada al Rassemblement National di Marin Le Pen. Replicarlo in salsa nostrana, però, non sarà facile. Elly Schlein ne è consapevole. Tanto che respinge ‘ricette’ già pronte e si dice alla ricerca di una ‘via italiana’ per battere le destre. “In questi giorni si parla parecchio di modelli, il modello inglese, quello francese. Io non credo che dobbiamo essere alla ricerca di modelli ma – spiega – capire qual è la strada nostra per costruire l’alternativa che serve per battere le destre che qui sono già al governo”. “Uniti si vince, divisi si perde – insiste la segretaria dem – Ma non si può rincorrere un’unità fine a se stessa, bisogna costruirla in base ai bisogni delle persone. Non pongo veti ma non intendo subirne”, ribadisce. Nessuna risposta a “preoccupazioni contingenti”, quindi, ma la costruzione, sin da ora, di una piattaforma comune.

Costruire l’alleanza

“Dobbiamo lavorare già da oggi a costruire l’alleanza molto prima sui per che non sui contro”, è il messaggio. Al lavoro, insomma. Anche in casa M5S, però, si predica cautela. “L’ipotesi frontista, il fare della desistenza il minimo comune denominatore” di una futura alleanza per battere la destra “è un po’ poco, l’unione si fa sui programmi”, ragionano a Campo Marzio. Francesco Silvestri, capogruppo pentastellato alla Camera, sembra quasi parlare a nuora (francese) perché in Italia suocera intenda: “Auspico che la vittoria di questa strategia elettorale non lasci pensare che la destra sia già vinta. Sono le politiche del governo che verrà che determineranno la definitiva sconfitta del Rassemblement National”, dice chiaro chiedendo “risposte forti” in ambito sociale ed economico. “Queste risposte non contemplano, a mio avviso, un programma di governo moderato che inglobi dai repubblicani ai socialisti passando per il centro. Se così sarà, invece, allora la vittoria di Le Pen è solo rinviata”, avverte.

Avs: “Ora coraggio”

A spingere forte il piede sull’acceleratore dell’unità è invece l’alleanza verdi-sinistra. “L’estrema destra è stata fermata grazie ad un fronte unito. Adesso lavoriamo anche in Italia per l’unità delle opposizioni, per non commettere l’errore di andare divisi che ha consegnato il governo del paese a questa destra estrema”, insiste Angelo Bonelli. “Il Nuovo Fronte Popolare è stato l’unica novità capace di fermare l’estrema destra anche negli strati popolari perché ha proposto un programma coraggioso”, spiega invece Nicola Fratoianni che elenca i punti “cardine” del programma votato dai francesi: aumento del salario minimo, riduzione dell’età pensionabile, lotta ai cambiamenti climatici. “Leggo commentatori in Francia e in Italia pronti a considerare ininfluente la sinistra che continuano a definire con malcelato fastidio ‘radicale’. Sappiano che così facendo – è il pronostico di Fratoianni – rischiano solo di rinviare la vittoria dell’estrema destra”.

Il nodo della legge elettorale

Dà una lettura tecnica oltre che politica il senatore Pd Filippo Sensi: “L’uninominale secco inglese e il doppio turno francese salvano l’Europa dalla peggiore destra su piazza. Restiamo solo noi con questi qui”, scrive su X. Già, perché, programmi, veti e corsa alla leadership a parte, molto dell’ipotetico Fronte popolare in salsa italiana dipenderà da quale sarà la legge elettorale con la quale si voterà alle Politiche. Anche a destra qualcuno ci pensa: “In Francia è accaduto qualcosa che ci deve far riflettere e cambiare la nostra agenda” – teorizza il capogruppo di Forza Italia al Parlamento europeo, Fulvio Martusciello, intervenendo al consiglio nazionale del partito. Il tutti contro Le Pen ha prodotto una situazione di ingovernabilità. Se passasse lo stesso schema che c’è stato in Francia, sarebbe una catastrofe annunciata anche dal punto di vista territoriale. Diventa fondamentale quindi, già da oggi, avviare il dibattito per una nuova legge elettorale perché non possa accadere ciò che è accaduto in Francia: tutto il contrario di tutto soltanto per impedire al centrodestra di vincere le elezioni”. Antonio Tajani un’idea ce l’ha: “Ho ragionato anche su un sistema come quello regionale”, confida ai suoi. Ignazio La Russa dopo le amministrative aveva proposto il modello siciliano, secondo il quale chi ottiene il 40% dei consensi diventa governatore.

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